The Good Fight1×05 Stoppable: Requiem for an Airdate

Il quinto episodio di The Good Fight segna il ritorno di Elsbeth Tascioni ma ci offre anche tanti colpi di scena e un ennesimo caso di stringente attualità.

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Attendevamo con ansia il suo approdo a The Good Fight: Carrie Preston torna a vestire i panni della nostra idolatrata Elsbeth Tascioni per quella che promette di essere qualcosa in più di una semplice comparsata.

Per arginare le manovre dell’infido Mike Kresteva, lo studio decide di ricorrere a delle contromisure e assumere così un avvocato. Dopo improbabili tentativi, Lucca propone Elsbeth che, nonostante i suoi modi alquanto bizzarri, si rivela essere una carta vincente, al primo round di questo scontro che promette fuochi d’artificio. Ritroviamo dunque una Elsbeth in piena forma e solo in questo episodio i momenti di ilarità sono innumerevoli, ma il suo ruolo sarà al tempo stesso anche determinante: la Tascioni si rivelerà infatti anche cazzuta, non solo per quel confronto finale con Kresteva sul quale abbiamo letteralmente esultato, ma anche per ciò che emerge dalle sue indagini al limite dell’improbabile e forse anche del lecito.

The Good Fight 7x05 Stoppable: Requiem for an Airdate recensione

Origliando di nascosto una telefonata di Kresteva, Elsbeth permette a The Good Fight di compiere un deciso passo avanti nello sviluppo della trama orizzontale. Quelli che fino adesso sembravano infatti filoni narrativi distinti, appaiono adesso decisamente interconnessi tra loro, e svelano i primi pezzi del puzzle. Il caso Rindell non solo è il motore degli eventi del pilot, ma si rivela – prevedibilmente certo – anche l’asse portante dell’intera stagione espandendo la sua onda d’urto non più solo su Maia ma sull’intero studio, un’arma che Kresteva non esita certo ad utilizzare.

Le vicende di Maia dunque non sono più fini a se stesse ma si intrecciano col destino di tutti gli altri protagonisti: tutelare la giovane Rindell significherà tutelare lo studio, e anche le sue leggerezze d’ora in poi si riveleranno un’arma a doppio taglio, prima fra tutti la Schtup List. Una leggerezza questa che può essere usata da Kresteva per colpire l’intero studio proprio in virtù dell’appartenenza di Maia allo stesso.

L’uso della lista da parte del padre di Maia come merce di scambio per l’ottenimento della libertà su cauzione mette inoltre in risalto la fine scrittura di questa storyline, giocata interamente sul filo dell’ambiguità: se fino a questo episodio avevamo quasi creduto alla sua innocenza e puntato il dito su Lenore, tutto viene letteralmente ribaltato. L’unica certezza rimane la vittima di questo vile gioco di interessi: Maia. Rose Leslie è davvero impeccabile nella rappresentazione di questa giovane donna che si ritrova suo malgrado in un incubo, ingiustamente additata come il male assoluto prima, e adesso addirittura venduta e sacrificata da quello stesso padre che aveva finora difeso strenuamente e per il quale aveva illegalmente sottratto quella lista che si è rivelata essere una spada di Damocle pronta a piombare sulla testa.

The Good Fight 7x05 Stoppable: Requiem for an Airdate recensione

Sfruttando ottimamente lo screentime a sua disposizione, Stoppable: Requiem for an Airdate riesce però ad offrirci tantissima altra carne al fuoco, lasciandoci letteralmente sazi al termine della sua visione. Al focus sulla storyline Rindell, si aggiungeranno infatti due affondi importanti sulle figure di Lucca e Diane.

Che la tensione sessuale tra Lucca e Colin fosse già altissima era palpabile sin dal loro primo scontro in tribunale: era inevitabile dunque che i due capitolassero, ma al di là del semplice risvolto sentimentale, l’avvicinamento tra i due diviene il pretesto per soffermarsi sulla figura di Lucca. Dai pochi dialoghi a lei concessi, emerge il ritratto di una donna che ha eretto fin troppe barriere e che probabilmente ha un passato che ancora la tormenta, una donna forte che si scopre vulnerabile innanzi ad un sentimento, una passione che forse non aveva del tutto previsto o compreso. Un personaggio insomma ancora tutto da scoprire che però si prospetta alquanto interessante. E forse, la scelta di svelarlo pian piano potrebbe risultare davvero vincente.

Per Diane è invece tempo di affrontare la sua situazione di petto: da un lato c’è il perenne problema di liquidità che potrebbe addirittura farle perdere la carica di partner dello studio, dall’altro il ritorno all’orizzonte di Kurt. I due sono ancora legati e mentre lui ha le idee alquanto chiare, tanto da proporle la convivenza, Diane mostrerà ancora titubanza. Anche qui i King si divertono a giocare di ambiguità, l’interpretazione è lasciata interamente allo spettatore: il rifiuto di Diane sarà legato ad una volontà di proteggere l’uomo che ama dai suoi problemi finanziari e possibilmente giudiziari o sarà piuttosto legato ad un’insicurezza di fondo circa i suoi sentimenti? Ormai è persino superfluo citare la bravura della Baranski, perfetta esecutrice di questa insondabile Diane.

Sul finale poi, ritroviamo anche quella sua fierezza che tanto avevamo amato in The Good Wife, quando con un coup de théâtre riesce non solo a risolvere il suo problema di liquidità ma addirittura a rivendicare un titolo da name partner per essersi accaparrata Neil Gross, il fondatore di Chumhum, già al centro di diversi giochi di potere nella serie madre, dato il suo esorbitante valore economico nel portafoglio clienti. Un game changer inaspettato quando ormai non ci si aspettava davvero più nulla da un episodio che aveva già spinto – e non di poco – sull’acceleratore.

The Good Fight 7x05 Stoppable: Requiem for an Airdate recensione

A sommarsi a tutti i numerosi eventi di questo episodio, il classico caso della settimana: un caso di censura preventiva di un episodio di una serie TV per evitare possibili ritorsioni da parte di Trump. E proprio un tweet di Trump sarà determinante per la vittoria di Adrian e Lucca. L’aderenza ai temi d’attualità di The Good Fight è sempre presente e pungente come mai prima d’ora. Non più soggetti alle dinamiche da TV generalista, i King hanno proprio deciso di volerci andare pesante, appare evidente. Chapeau.

Ad un passo dal giro di boa della stagione, i King ci regalano un episodio stracolmo di spunti e colpi di scena, che ci lascia inebriati. Un ebbrezza accentuata poi dai due riferimenti ad Alicia Florrick e da quella precisa volontà di non rivelare nulla sulle sue vicissitudini dopo il termine di The Good Wife. Difficile dire se questo diverrà un leitmotiv nel corso della stagione, però la curiosità a queso punto è un motivo in più per continuare a vedere The Good Fight, non trovate?

E poi insomma, diciamolo, ci hanno ridato Elsbeth Tascioni, i cinque porcamiseria non si possono proprio negare stavolta.

 

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