The Good Fight1×06 Social Media and Its Discontents

Questa settimana The Good Fight mette in scena la sua personale battaglia contro i leoni di tastiera, in un'inquietante avvicendarsi di commenti misogini, xenofobi, omofobi. Parallelamente, Maia dovrà fare i conti con il doppio gioco del padre.

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Quando siamo ormai alla metà di questa prima – ebbene sì, ce ne sarà una seconda – stagione, The Good Fight prende di petto l’attualità occupandosi di un tema che diventa ogni giorno più critico e che ci riguarda tutti, in maniera trasversale: il cosiddetto fenomeno dei leoni da tastiera. Misoginia, xenofobia, omofobia e più in generale un carico d’odio e frustrazione aleggiano giornalmente sui nostri profili social, cui siamo sempre più impotenti. Questo stesso senso di impotenza sembra affliggere anche i colossi del web, sempre più incapaci di moderare a dovere i commenti e i post degli utenti e/o di adattare gli algoritmi a questo tipo di minacce, sempre più diversificate nei termini e nei modi.

The Good Fight 1x06 Social Media and Its Discontents recensione

Social Media and Its Discontents parte proprio dall’incapacità di Chumhum – l’alternativa a Google nell’universo narrativo costruito dai coniugi King – di moderare adeguatamente l’ondata di odio e brutalità nelle sue versioni di Reddit o Facebook. Il colosso del web si rivolge allo studio di Diane per stilare un aggiornamento dei Terms of Service dei servizi offerti agli utenti per frenare il fenomeno. Gli avvocati dello studio si ritrovano così sommersi da tonnellate di commenti da classificare e da analizzare in modo da poter tracciare un perimetro di comportamenti entro cui applicare meccanismi di censura preventiva.

Come siamo soliti ormai aspettarci dalla penna dei coniugi di King, il dibattimento e l’interpretazione legale di comportamenti moralmente deprecabili dal buon senso si trasformano in provocazione quando trasferiti nella coscienza di chi guarda, così da smuovere le certezze di ognuno di noi, anche solo per ribadire le nostre convinzioni. Stavolta però, questo meccanismo diventa più accentuato, esaltato dalla regia che decide di cadenzare la narrazione con brevi sequenze che danno vita ai commenti più meschini, che incitano violenza o nascondono minacce, espressi dalle parole dei loro autori, non più protetti dall’anonimato. I leoni da tastiera appaiono così vivi, reali, persone comuni come tutti noi che diventano tuttavia surreali quando al loro volto così normale vengono associate parole così cariche di odio.

The Good Fight 1x06 Social Media and Its Discontents recensione

Eppure, nella maggior parte dei casi, abbiamo a che fare con gente frustrata dalla vita di tutti i giorni, che trova consolazione e sollievo nel più deprecabile dei modi, un messaggio questo, abilmente veicolato dalle parole di Diane:

When you were little, someone rejected you or made fun of you, and now you get to be one of the mean guys, making fun of others. […] You’re just some kid in the corner pissing yourself, so have at it.

Tra questi leoni, uno diventa portavoce e allo stesso tempo capro espiatorio della censura operata dalle nuove regole redatte dallo studio, l’eccentrico Felix Staples – interpretato da un magistrale John Cameron Mitchell – che si diverte ad esasperare Diane aggirando i meccanismi della nuova politica di Chumhum, opportunamente leakata da qualcuno all’interno dello stesso colosso del web.

A rimarcare quanto il fenomeno sia poi disturbante per chi subisce questa violenza mediatica, l’intrecciarsi del tema con Maia, vittima lei stessa di questo tipo di attacchi sin dal primo momento. Le sue parole riguardo gli attacchi da lei subiti, il suo punto di vista come vittima, rendono tali minacce ancora più reali, alzando ancora l’asticella dell’impatto emotivo di questo episodio.

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Le vicende di Maia e dei Rindell sono poi l’altro grande filo conduttore dell’episodio, con il personaggio di Rose Leslie sempre più dilaniato tra l’amore verso il proprio padre e il non rassegnarsi ad esserne un’altra delle vittime. Le continue pressioni di quest’ultimo nel vederla per poter parlare e risolvere le irrisolte questioni tra loro, nasconderanno infatti una trappola per carpire informazioni sullo studio da consegnare direttamente a Kresteva: un pericolo abilmente evitato dalle contromosse della nostra amatissima Elsbeth Tascioni, capaci di sviare le mosse di Kresteva nonché ovviamente svelare il doppio gioco del padre di Maia.

Un doppio gioco che si rivela pericoloso anche per le dinamiche amorose di Lucca, ora che dovrà nascondere a Colin la verità sulla falsa pista di Kresteva. Il rapporto tra i due viene minato dalle insicurezze della stessa Lucca che vede le sue difese sempre più fragili, al punto di boicottare quella che ha tutte le premesse per essere una vera storia d’amore, salvo poi cedere chiaramente, regalando agli spettatori scene ad alto tasso di chimica e sensualità.

The Good Fight 1x06 Social Media and Its Discontents recensione

Infine, dobbiamo accennare anche a Marissa, per il cui personaggio sembra delinearsi un futuro da investigatore privato dello studio, scelta da noi apprezzatissima dato che stiamo diventando sempre più avidi delle irriverenti e divertenti incursioni della giovane Gold all’interno del rigore formale dello studio legale.

Social Media and its Discontent è ancora una volta un eccellente episodio per questo The Good Fight ormai pienamente autosufficiente e che faticheremmo quasi a definire spinoff non fosse per il cast a cui siamo irrimediabilmente affezionati. Accanto alle sempre ottime interpretazioni e la scrittura avvincente, dobbiamo ancora una volta sottolineare la precisa scelta stilistica in termini di regia già approfondita prima, uno di quegli esperimenti narrativi che tante volte hanno fatto capolino anche in The Good Wife.

Irriverente, pungente, sexy, coraggiosa spina nel fianco dell’America di Trump, The Good Fight ha raggiunto una sua precisa dimensione in appena sei episodi, confermandosi una delle migliori novità di questo 2017.

4.5

 

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