The Good Fight1×01 Inauguration – 1×02 The First Week

Series Premiere Ad un anno dagli eventi del finale di serie di The Good Wife, Diane Lockhart viene colpita da uno scandalo finanziario che la costringerà a ripartire da zero. Sulla sua strada, la figlioccia Maia e una vecchia conoscenza, Lucca Quinn.

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Quando mesi fa abbiamo appreso del progetto The Good Fight, alla più che naturale esplosione di gioia si è poi accompagnato il timore di non poter vedere replicata la perfezione televisiva di The Good Wife. Una reazione alquanto comune in tema di spin-off, tanto che si contano sulle dita di una mano quelli che hanno saputo fare meglio della serie originale. Difficile dire se The Good Fight potrà essere annoverata tra questi, d’altronde parte già con due pesanti elementi di svantaggio: l’assenza di Julianna Margulies e soprattutto la mancanza di un soggetto analogamente forte, che ha portato la serie a sette stagioni caratterizzate da una forte commistione tra politica, legal drama e le vicende di una donna costretta a far fronte a mille avversità. Per fortuna però non ci sono solo note negative a far da premessa a questa nuova serie: Robert King e Michelle King ancora al timone, la maggiore libertà offerta dall’andare in onda sulla piattaforma streaming della CBS, la presenza di personaggi amati come Lucca Quinn e Marissa Gold, la new entry Rose Leslie, molte delle iconiche guest star di The Good Wife e poi lei, l’eccelsa Christine Baranski, che torna a vestire i panni della mai dimenticata Diane Lockhart.

Fatta questa doverosa – e forse superflua – premessa, tocca addentrarci nel vivo di questa tanto attesa première.

Inauguration

Già dalla prima sequenza capiamo che quella di The Good Fight sarà una partenza col botto: un’attonita Diane Lockhart che assiste al giuramento di Donald Trump per poi allontanarsi dalla TV con aria disgustata. Non abbiamo bisogno di spiegazioni, conosciamo a menadito le opinioni di Diane, e nemmeno ci stupisce questo inserto politico avulso dal contesto: questo in fondo è lo stile di The Good Wife, questo è un ritorno a casa per noi.

Quasi fossimo tornati da una vacanza, ci ritroviamo nei corridoi della Lockhart & Lee – più gli altri sei nomi sulla porta – durante una delle tante riunioni dei partner, ritroviamo il perfido David Lee, e persino il sempre più strambo Howard Lyman. A presenziare la riunione, una raggiante Diane che annuncia a sorpresa il suo ritiro dalla professione, pronta finalmente a godere dei frutti del lavoro di una vita, pregustando la sua futura vita in una villa nella soleggiata Provenza. E per una punta di diamante dell’avvocatura che si ritira, un nuovo astro nascente vede la luce. Nel fine parallelismo cui ci hanno abituato i signori King, ci viene presentata la giovane Maia Rindell – interpretata da Rose Leslie, l’Ygritte di Games Of Thrones -, figlioccia di Diane. Bastano poche pennellate per delinearne una personalità precisa e sottolineare le insicurezze della sua giovane età: il superamento dell’esame di abilitazione, il suo rapporto consolidato con la sua ragazza, i primi giorni alla Lockhart & Lee, i suoi timidi tentativi di non essere ostracizzata dai propri pari, a causa di qualche occhio di riguardo per la sua relazione con Diane e per la sua appartenenza ad un’importante famiglia di consulenti finanziari.

The Good Fight 1x01 Inauguration - 1x02 The First Week recensione

L’introduzione di Maia è però ambivalente, perché funge da ponte agli inevitabili – e auspicati – rimandi a The Good Wife: giovani associati stipati nei piani inferiori dello studio, che ci riportano ai primi giorni di Cary e Alicia, quello stesso atteggiamento nepotista, come quello di Will nei confronti di Alicia, quella sensazione di netto discernimento tra bianco e nero sempre più sfumatasi negli anni:

Maia: Are we on the right side on this one?

Diane: We are on a necessary side. People I thought with all my heart were guilty turned out to be innocent. And people I thought were saints, they weren’t.

Il parallelismo con la serie madre non si esaurisce però certo con Maia. Anche per The Good Fight, il motore degli eventi sarà uno scandalo, non politico stavolta, ma finanziario. La famiglia di Maia si troverà infatti al centro di uno scandalo finanziario, un classico Schema Ponzi da svariati milioni, e questo travolgerà non solo la ragazza, ma anche Diane, il cui canto del cigno si trasforma piuttosto nel volo di un rapace in caduta libera.

La seconda parte di questo pilot metterà dunque in scena la disperazione di queste due donne, colpite in modo totalmente differente da tale scandalo.

Maia viene quasi sopraffatta dagli eventi: l’apparente tradimento morale dei genitori, la necessità di trovare la forza di difendersi anche da loro, l’astio di perfetti sconosciuti che hanno visto i risparmi di una vita andare in fumo, l’odio che si consuma attraverso i social, un posto di lavoro appena conquistato e subito perso. In suo aiuto, inaspettatamente, le parole di Lucca Quinn, fino a quel momento sua nemica in aula per un presunto abuso di matrice razziale, e adesso donna fiera, pronta a darle dei preziosi consigli su come reagire ed affrontare le avversità della vita. Ed è qui che si consuma il primo richiamo esplicito ad Alicia Florrick:

Lucca: I had a friend. Went through the same thing. Said it was hell for a few months.

Molto diverso invece il repentino declino di Diane, iniziato da quel “Fuck!” esclamato a gran voce alla notizia di aver perso tutto nel giro di poche ore. Dal sogno alla tragica realtà: la pugnalata alle spalle di David Lee, l’abbandono dello studio che lei stessa aveva fondato insieme a Will, il voltafaccia di tutti i suoi distinti colleghi che fino a poche ore prima l’avevano idolatrata. Pur celata dall’eleganza e compostezza distinguono Diane, la disperazione è magistralmente dipinta nell’espressività di Christine Baranski in ogni attimo lontano da occhi indiscreti, fino allo sfogo disperato con Kurt, ormai distante dalla sua vita a seguito degli eventi di End, che hanno inevitabilmente incrinato il loro rapporto. La potenza di questo pilot è pressocché rappresentata dalla bravura della Baranski, ma vogliamo segnalare, come punto più alto della sua performance, quel sorriso appena accennato di affetto e nostalgia quando con la coda degli occhi scorge una diapositiva di lei e Will. Una manciata di secondi che ha un impatto devastante sullo spettatore più nostalgico.

The Good Fight 1x01 Inauguration - 1x02 The First Week recensione

Inauguration è un pilot caratterizzato da una forte ciclicità: ascesa, declino e nuovamente ascesa, con l’epilogo – forse un po’ troppo frettoloso a voler cercare il pelo nell’uovo – che vedrà Diane e Maia arruolate tra le fila dello studio di Lucca, grazie alla generosa offerta di Adrian Boseman. Per Diane, la possibilità di reiniziare dal basso una nuova stagione della sua vita e della sua carriera, proprio come fu per Alicia in quel meraviglioso pilot di The Good Wife. Ma i parallelismi terminano necessariamente qui, per The Good Fight è tempo di trovare delle nuove basi per reggersi sulle proprie gambe. Già da questo pilot però, è possibile individuare una forte differenza col suo predecessore: diversamente da Alicia Florrick, gli eventi che coinvolgono Diane, Maia e Lucca non ruotano intorno ad una figura maschile, saranno loro le artefici del proprio destino, e questo impavido femminismo ci sembra già una caratteristica distintiva molto forte rispetto a The Good Wife.

5

 

The Good Fight 1x01 Inauguration - 1x02 The First Week recensione

The First Week

Ciò che traspare da questo secondo episodio è la voglia di rinunciare ai facili sentimentalismi attraverso importanti parallelismi con The Good Wife. Il cambio di ambientazione e di dinamiche appare subito netto: non ci sono più gli affollati corridoi della Lockhart & Lee a far da contorno alle vicende di Diane. Siamo negli uffici della Reddick, Boseman, & Kolstad e Diane è quasi la diversity quote in uno studio in cui la quasi totalità degli impiegati è di colore. L’aria che si respira è sicuramente diversa dalla blasonata Lockhart & Lee, anche se i giochi di potere certo non mancano, preannunciando già scontri al vertice tra Diane – seppur assunta come junior partner – e Barbara Koldart – che non vede di buon occhio questo nuovo arrivo – che vedranno quasi sicuramente Adrian a far da paciere tra le due.

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Per Christine Baranski un ruolo dimesso in questo episodio, focalizzato quasi interamente sulla costruzione di una class action, contesto utile a mettere in rilievo le sue co-protagoniste.

Lucca è sicuramente maturata dai tempi di The Good Wife, si muove in aula con notevole sicurezza e perizia, prende decisioni anche importanti sulle cause da portare in tribunale, tanto da fiutare addirittura la possibilità di una class action contro alcune delle più importati società di retail. Il profilo che ne risulta è sicuramente completo a livello professionale, mentre rimane ancora in secondo piano per quel che riguarda l’approfondimento delle tematiche personali. Risulta invece interessante il proseguo di quel sentimento di protezione nei confronti di Maia, quasi a volerne essere mentore, fuori e dentro l’aula.

Rose Leslie continua nell’ottima resa in un personaggio così giovane e fragile, oggetto di minacce telefoniche di morte e di stupro, ma che riesce a trovare la forza di impegnarsi nella sua prima grande causa. Davvero superba poi la sequenza del suo primo contro-interrogatorio in aula: la Rose riesce ad esprimere in pochi fotogrammi insicurezze e gioie di un avvocato che compie i suoi primissimi passi nel mondo dell’avvocatura. Altrettanto pregevole poi il confronto con la madre Lenore – intrepretata dalla grande Bernadette Peters – incentrato sull’ambiguità di quest’ultima, fino a questo momento imperscrutabile nel farci capire in che misura fosse effettivamente invischiata nello scandalo.

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C’è chiaramente spazio anche per vecchie conoscenze – già annunciate d’altronde: ci riferiamo al sempre mitico giudice Abernathy e a Marissa Gold. Sarah Steele torna a vestire i panni del suo brillante personaggio, tanto amato dal pubblico di The Good Wife, ritrovandosi stavolta a diventare l’assistente di Diane. Per la figlia di Eli Gold, sarcasmo e ironia immutati, con quel pizzico di intraprendenza in più che le garantirà il posto. Per quanto possiamo amare Marissa, sicuramente poteva essere fatto di più per far sì che il suo destino si incrociasse nuovamente con quello di Diane: le dinamiche viste risultano quantomeno tacciabili di faciloneria.

Data la funzione introduttiva ai nuovi personaggi, ma soprattutto allo status quo della serie, The First Week è un episodio sicuramente godibile ma per così dire ordinario, seppur possiamo ritrovare la stessa perizia di The Good Wife nella costruzione dei casi, basti pensare all’illustrazione del metodo Friedman per la coercizione di false confessioni.

 

3.5

 

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