The Deuce1×01 Pilot

Series Premiere Siete pronti a sfoderare i vostri baffi alla John Holmes? The Deuce è la nuova serie evento di HBO con protagonisti James Franco e Maggie Gyllenhaal, ambientata negli anni 70 a New York. In anteprima assoluta la nostra recensione no spoiler del pilot, che mette dell'ottima carne sul fuoco, esagerando però coi tempi e la quantità.

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In anteprima assoluta SerialFreaks è riuscita a mettere le mani sulla nuova serie evento The Deuce, in arrivo il 10 settembre su HBO e a seguire poco dopo in Italia grazie a Sky Atlantic HD. La grande emittente televisiva americana ha deciso di puntare su diversi pezzi da novanta per questo nuovo progetto seriale, ambientato in una torbida New York degli anni ’70. Ma cos’è esattamente The Deuce?

Iniziamo col dire che è una serie scritta e creata da David Simon George Pelacanos, coppia già acclamata per lo strepitoso The Wire, costantemente in classifica tra le migliori serie TV di tutti i tempi. Nell’arco dei suoi otto episodi, questo nuovo show della HBO tenta di dare un ritratto della Grande Mela negli anni della legalizzazione del porno come industria, seguendo le vicende di tre personaggi completamente investiti dal cambiamento epocale che ne muta per sempre le vite. Sono anni in cui l’HIV comincia a prendere sempre più piede, e lo spaccio di cocaina dà vita a un contesto criminale e violento. A interpretare due dei tre protagonisti è James Franco, il primo asso nella manica calato da HBO per alzare l’asticella qualitativa dello show (qui anche nelle vesti di produttore esecutivo).

Franco ricopre il ruolo di due fratelli gemelli, Vincent Frankie Martino, legati entrambi al mondo della mafia italo-americana e fortemente inseriti nel sottobosco di miseria e sopravvivenza che avvinghia i quartieri centrali di New York. Nella stessa zona opera Candy, alias la prostituta Eileen Merell, che ha il volto di Maggie Gyllenhaal, impressionante già dal pilot per la sua interpretazione di una donna segnata dalla vita, il cui cinismo fa il paio con l’amore per la famiglia e la necessità di mantenerla economicamente. Attorno a loro un microcosmo fumoso di violenza e crimine che satura le vie e soffoca i protagonisti, pronto a scoppiare da un momento all’altro, non appena la miccia avrà terminato il suo percorso.

Il pilot, oltre alla presenza delle due grandi star e dei suddetti autori, vede alla regia Michelle MacLaren (che è anche produttrice esecutiva dello show). La MacLaren ha all’attivo una consolidata carriera registica di successi in casa HBO (Westworld, The LeftoversGame of Thrones) ma è maggiormente conosciuta per gli undici episodi diretti di Breaking Bad, che le sono valsi anche un Emmy. La première di The Deuce, presentando i caratteristici segni distintivi della narrazione HBO (nessuna censura per la violenza e la nudità), riesce bene nel suo intento di ri-costruire da una parte le atmosfere opprimenti e al contempo eccessivamente pittoresche di NYC, dall’altra invece costruisce per bene, e con i propri tempi, le fondamenta delle personalità dei protagonisti.

Il primo episodio è infatti una presentazione completa, forse troppo, di quell’angolo di New York che si stringe attorno all’ombra di Times Square, là dove non arrivano a illuminare le accecanti insegne dei teatri di Broadway. L’impressione che se ne ricava, alla fine dei non proprio leggerissimi 84 minuti della première è che alla prima mano del gioco ci siano già troppe carte sul tavolo, e non tutte avevano necessità di esser tirate fuori così presto. La certosina minuzia psicologica che anima gli autori nel delineare i caratteri dei protagonisti prende troppo la mano quando si applica a personaggi secondari il cui ruolo non solo non è, fisiologicamente, ancora chiaro, ma neanche richiesto.

L’altrettanto minuziosa scissione delle varie storyline per fortuna lascia spazio a una convergenza sul finale, in cui i protagonisti, fino ad allora isolati nelle loro vite, entrano finalmente a contatto con altri personaggi, in alcuni casi solo sfiorandoli. Dal punto di vista tecnico possiamo parlare dell’ennesima conferma delle scelte della HBO, che già dal tema della serie ci trascina nei colori, nelle forme e nei suoni degli anni ’70, proponendo la rassicurante (Don’t Worry) If There’s a Hell Below We’re All Going to Go di Curtis Mayfield. I costumi fanno il paio con l’accuratezza psicologica, ricercati nei dettagli e in netto contrasto, quando necessario, con la fotografia grigia della notte newyorchese, che poco minutaggio lascia ai momenti diurni (non a caso, i momenti con le famiglie). Le interpretazioni dei comprimari non sfigurano di fronte a quelle di Franco e Gyllenhaal, tutti decisamente in gran spolvero per la première.

 Il sacrificio di una parte più movimentata nei confronti di un eccessivo approfondimento psicologico non paga

Dal punto di vista narrativo, sebbene non si possa dire di avere per le mani un prodotto insoddisfacente, neanche si può dare addito a facili entusiasmi sospinti dalla buona fattura dello show: la lentezza del pilot non necessariamente rappresenta un difetto in una serie, essendo spesso connaturata a precise scelte narrative che gli autori prendono. Purtroppo in questo caso il sacrificio di una parte più movimentata nei confronti di un eccessivo approfondimento psicologico non paga, e appesantisce di molto la visione, limitandone il piacere, e di conseguenza, la valutazione.

Si tratta comunque di un buon inizio, per una serie sicuramente non facile ma dalle potenzialità interessanti, di cui vi daremo conto nel recap dell’intera stagione che seguirà a breve, anche in questo caso, in anteprima assoluta.

3.5

 

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