The CrownSeason 1 Recap: Heavy is the head that wears the Crown

Quando una persona sale al trono di una delle monarchie più antiche del mondo la vita sua e dei suoi familiari viene stravolta: The Crown analizza le dinamiche della famiglia reale inglese, e delle figure più o meno importanti a essa associate, partendo dalla gioventù di Sua Altezza Reale la Principessa Elisabetta, destinata a diventare la Regina Elisabetta II.

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Dimenticate il classico drama à la Downton Abbey o le atmosfere eccessivamente edulcorate di VictoriaThe Crown si immette nei binari del period drama, per poi intraprendere un percorso autonomo dal quale fuoriesce la storia di un’intera nazione; non solo il racconto di una donna e della propria famiglia, ma le trame che hanno modellato gran parte della storia europea del secolo scorso.

Ecco perché The Crown, nel breve arco di soli dieci episodi, si configura secondo quello che è un modello narrativo corale: innumerevoli sono i personaggi che si susseguono sullo sfondo di sfarzosi palazzi, all’ombra di Buckingham Palace, e tutti concorrono in diversa misura a costruire l’intera storia, secondo un preciso ordine gerarchico di importanza e attinenza contingente a ciò che di volta in volta gli autori decidono di esplorare. Va da sé, però, che ogni storia che si rispetti debba avere i propri protagonisti, ognuno con un profilo, una personalità e un fine ben definiti; il coro è uno, ma al suo interno le voci dei solisti si elevano al di sopra delle altre. E quali solisti migliori se non la Regina Elisabetta II e Winston Churchill? Gli inquilini di Buckingham Palace e del 10 di Downing Street diventano il punto focale in cui si concentrano i vari intrecci che si succedono sullo sfondo della storia di un’intera nazione.

The Crown season 1 recap

Da un lato c’è una giovanissima donna, chiamata a ricoprire il ruolo del padre e a prendersi le responsabilità che ad esso conseguono, costretta in questo modo persino a rinunciare alla propria identità personale. Una volta diventata sovrana, Elisabetta di Windsor cessa di esistere: la ragazza, cresciuta nella mollezza di una corte lontana dal mondo dei comuni mortali, a cui avrebbe preferito condurre una vita noiosa e banale nella campagna scozzese, si trova suo malgrado a dover governare un regno di cui ha a malapena consapevolezza, e a relazionarsi con politici e diplomatici che, lasciatisi alle spalle gli obblighi di cortesia, la reputano inadatta al ruolo in quanto non solo giovane e donna ma anche inesperta – perché il maschilismo, da che mondo è mondo, non risparmia nemmeno le teste coronate. Non per questo Elisabeth Alexandra Mary si lascia sopraffare, anzi è risoluta nell’adempiere alle funzioni che le spettano, tenendo sempre ben presente il monito ricevuto dalla madre di suo padre, la Regina Madre Mary di Teck:

La Corona deve sempre vincere.

Queste parole diventano presto per la nuova Regina motivo di discordia e tensioni capaci di minare l’instabile equilibrio dei propri rapporti familiari. La figura istituzionale deve sempre essere in primo piano, relegando di fatto Elisabetta di Windsor ai “dietro le quinte” dei momenti di corte, ovvero a quei brevi sprazzi di vita familiare lontano dalla lente di ingrandimento del mondo. La dicotomia tra il suo io e il suo ruolo mettono la donna più e più volte in difficoltà: ne escono provati il rapporto con Filippo, insofferente all’idea di dover ubbidire alla propria moglie-regina e di vivere costantemente alla sua ombra, e quello con la sorella Margaret, “colpevole” di voler vivere una vita al di fuori dei protocolli e dei polverosi dettami di palazzo. Da come affronta queste due particolari situazioni si evince che Elisabetta sarà una sovrana che, nonostante il desiderio di trovarsi altrove e di essere chiunque altro al di fuori di sé, terrà fede al proprio giuramento con tenacia e deferenza al dovere fino al costo di rinnegare se stessa.

The Crown ci introduce anche a un altro personaggio ligio al dovere, perfettamente calato nel canone della tradizione: uomo politico di lunga data, il Padre della Nazione Winston Churchill porta con sé gli strascichi dell’età vittoriana, il leit motiv socioculturale della storia britannica nel diciannovesimo secolo. Churchill sembra scolpito nella pietra: così come la giovane Elisabetta – che tanto imparerà e tanto si allontanerà da quest’uomo – il Primo Ministro vive della rigidità dei protocolli, dell’inflesibilità dei cerimoniali, al sicuro nella sicurezza datagli dal “si è fatto sempre così”. Eppure, l’età a un certo punto sembra avere la meglio, specialmente quando un uomo così anziano è costretto a confrontarsi periodicamente con la propria giovanissima sovrana: scevro dalle dovute cortesie e dai superflui convenevoli del caso, il rapporto tra Churchill e la Regina, lontano dall’essere in questo modo banalizzato, sembra essere quello tra un nonno e la sua nipote che si prepara ad affrontare la vita. Del  resto, le incombenze che Elisabetta II deve assolvere sono spesso fulmini a ciel sereno da cui, seppur con modalità brusche e un atteggiamento burbero, Churchill si offre di proteggerla con i propri consigli, memore dell’ottimo rapporto di stima e fiducia con il padre di lei. La presenza del Primo Ministro è carburante per la sovrana all’inizio del suo regno, a riprova del fatto che, rimosse le differenze di rango, i due sono imprenscindibili l’uno dall’altra, ed è difficile analizzare l’uno senza gettare uno sguardo all’influenza dell’altra.

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Non è solo per i suoi personaggi che The Crown ci ha entusiasmati: la produzione di questo kolossal moderno non ha badato spese. Netflix ha investito milioni sulle scenografie, i costumi, le acconciature e persino gli oggetti di scena affinché fossero il più fedeli possibile alla prima metà degli anni cinquanta. Messi insieme essi danno vita a un mix incantevole di atmosfere sognanti e quasi fiabesche, che alimentano il fascino che gravita attorno alla famiglia reale inglese. Questo è ovviamente stato reso possibile da una regia sapiente e attenta ai dettagli: formidabili nella loro profondità le scene che vedono la regina sola e ripresa da spalle oppure sempre davanti a gruppi di persone, a dimostrare chiaramente quale è il suo ruolo e quindi la sua dovuta posizione. La Londra e il mondo degli anni cinquanta ritornano in vita sui nostri schermi, grazie anche ad un’attenzione fotografica ai dettagli, con inquadrature esperte e mai casuali per focalizzare al massimo l’attenzione dello spettatore.

The Crown season 1 recap

Più che un vero e proprio period drama, The Crown è quasi un documentario, sì romanzato per ovvie ragioni ma molto fedele alla storia. Rimarranno (a torto) delusi quelli che si aspettano la copia di Downton Abbey, perché l’obbiettivo di questa serie non è quello di portare in scena una storia fine a se stessa e le situazioni più o meno drammatiche che da essa possono scaturire, bensì quello di inscenare i momenti salienti di una vita di una donna e della propria famiglia che hanno plasmato, e che ancora plasmano, la vita e la storia europee. E l’obiettivo è centrato alla perfezione.

God save the Queen! Long live the Queen!

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