The Affair2×10 Episode #2.10

The Affair ricomincia ad un anno di distanza dalla tempesta di eventi del nono episodio, culminata dalla nascita della piccola Joanie. Ritornando alla classica struttura a punti di vista – temporaneamente abbandonata nell’episodio precedente – si dà dunque spazio alle ripercussioni dei fatti di quella notte, focalizzandosi in particolare su Noah ed Alison. Noah Da un punto di vista […]

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The Affair ricomincia ad un anno di distanza dalla tempesta di eventi del nono episodio, culminata dalla nascita della piccola Joanie. Ritornando alla classica struttura a punti di vista – temporaneamente abbandonata nell’episodio precedente – si dà dunque spazio alle ripercussioni dei fatti di quella notte, focalizzandosi in particolare su Noah ed Alison.

Noah

Da un punto di vista meramente stilistico, sono evidenti in questa stagione gli sforzi adottati nel tentativo di ridurre al minimo i momenti di eccessivo torpore: l’introduzione di punti di vista di Helen e Cole in primis, nonché variazioni narrative come l’alternarsi di parallelismo e sequenzialità tra le metà che compongono i vari episodi, fino appunto all’episodio scorso, che presentava una struttura narrativa canonica, priva cioè di punti di vista espliciti. Sforzi sicuramente ripagati considerato anche il rinnovo – sì ormai è ufficiale – della serie per una terza stagione.

Anche in questo decimo episodio ci troviamo di fronte ad un piccolo esperimento narrativo, una sorta di frammento monografico su Noah attraverso l’espediente della seduta psicanalitica condotta da Cynthia Nixon, indimenticata protagonista di Sex & The City. Attraverso le domande della psicanalista entriamo nel mondo interiore dello scrittore, partendo dal suo rapporto con Alison – e con le altre donne della sua vita – fino ad una visione più generale dell’uomo Noah Solloway.

The Affair 2×10 Episode #2.10 Recensione

La crisi con Alison – evidentemente accentuatasi nell’ultimo anno – sembra essere più che rientrata e i due potrebbero essere già pronti al grande passo, ora che anche il divorzio da Helen è definitivo. Divorzio che però al momento Noah ha scelto di tenere nascosto ad Alison: troppi sono ancora i dubbi che lo attanagliano. Primo fra tutti, non è sicuro della fiducia accordatagli dalla compagna: l’attento sguardo di Alison nei momenti in cui Noah è solo con la piccola Joanie lo mette a disagio e lo rende insicuro riguardo i sentimenti della compagna. Nell’uomo non alberga il benché minimo sospetto che lo porti a considerare l’attenzione di Alison come invece volta a ravvedere delle somiglianze tra lui e Joanie. Agli occhi di Noah, è piuttosto uno sguardo di disapprovazione che in un certo senso la accomuna alle altre donne della sua vita: Helen e il suo disappunto, nonché lo sguardo furibondo e disgustato di Whitney dopo lo spiacevole incidente di quella notte alla festa.

Da qui Noah si abbandona a tutta una serie di riflessioni e considerazioni, ad una dicotomia interiore tra il suo voler essere un uomo buono, ottemperando ai doveri di padre e marito, e il voler essere un grande uomo, padrone della sua vita, che persegue i suoi successi.

Psicologa: And by good, you mean?

Noah: Well, the way Helen reads the obituaries, you know, for long-lasting marriages, for virtue, basically, monogamy, partnership, love.

Se la definizione di “buono” sembra essere abbastanza precisa, è il concetto di “grandezza di un uomo” quello su cui verte la parte principale delle elucubrazioni di Noah, riconducendolo, molto semplicisticamente, all’immagine di uomo fiero del suo lavoro e del suo operato, libero di perseguire obiettivi, ma soprattutto di scoparsi chiunque voglia.

Noah: What if I… What if I have it in me to be great? What if the only thing that separates me from Ernest Hemingway is that he never had to choose? He… He… He just gave himself permission to do whatever the f*ck he wanted in the name of his work and he didn’t care who he made suffer.

Ebbene signori, la verità è la più semplice possibile. Noah Solloway è banalmente un uomo nel pieno della più classica crisi di mezz’età stanco di essere intrappolato in doveri familiari. Per sua stessa ammissione Noah è un “terrible, terrible, f*cking sick, bad guy”. E non bastano ahimè le attenuanti dell’infanzia difficile con un pessimo padre e una madre gravemente malata a risollevare il giudizio morale sull’uomo.

The Affair 2×10 Episode #2.10 Recensione

Alison

La metà dedicata ad Alison è più ordinaria in termini narrativi, e la vede nella sua nuova veste di studentessa di un corso accelerato preparatorio alla facoltà di Medicina. Purtroppo l’evoluzione del contesto non corrisponde ad un’evoluzione del personaggio che, per l’ennesima volta, si dimostra di indole debole e rinunciataria.

Chiaramente una piccola evoluzione e trasformazione in Alison è data dalla maternità, a cui probabilmente aveva rinunciato con la morte del piccolo Gabriel, e che deve vivere ora anche in modo allargato, considerando anche i figli di Noah – Helen è infatti via per un safari con Vik Ullah; la loro è diventata una relazione in piena regola.

The Affair 2×10 Episode #2.10 Recensione

E proprio questa maternità – o meglio, l’effettiva paternità della piccola Joanie – diventerà il motore degli eventi successivi. L’incontro con uno strafatto Scotty – in cerca di un socio per il night club – alza il livello di allarme per Alison, dato che all’ex-cognato è sufficiente guardare la bambina per mangiare la foglia: escamotage pretestuoso, banale, inverosimile, considerando per di più lo stato non proprio lucido di Scotty. Più interessante sicuramente il successivo incontro con Cole, a cui Alison parrebbe decisa a confessare i suoi dubbi circa la paternità, proposito non portato a compimento per via dell’incontro con Luisa, ormai prossima alle nozze con un mai così sereno e felice Cole Lockhart.

Il personaggio interpretato da Ruth Wilson e la sua storyline si confermano l’anello debole di questa secondo ciclo di The Affair e la metà dedicata ad Alison funge da mero parallelo con la timeline del presente in cui una sorprendente scoperta paternità di Joanie sembrerebbe proprio allontanare i sospetti Noah.

The Affair 2×10 Episode #2.10 Recensione

Il giudizio sull’episodio deve per forza di cose nascere dalla media dei due punti di vista, molto diversi tra loro, sia nella forma che nella sostanza.

Il punto di vista di Noah racconta se volete una verità banale ma confezionata a regola d’arte, con dialoghi ottimamente costruiti, in taluni casi anche forti, e un contesto culturale ben delineato. L’esercizio cui siamo chiamati questa settimana contiene in sé un’insidia, data dalla facilità con cui è facile mischiare il giudizio sull’episodio da quello sulla persona Noah Solloway: non cadendo nel tranello dunque il segmento è di ottima fattura, ma offre nettamente il fianco a qualcosa che sospettavamo da un po’, ovvero l’appiattimento dei due protagonisti. Il delineamento della figura di Noah – così come quello di Alison – sembra non andare oltre certi confini e certe profondità, e si ricorre ancora una volta al sesso – in questo caso anche nel linguaggio – per alleviare quel senso di banalità una volta decifrati.

Il punto di vista di Alison come detto, è piuttosto banalotto e funzionale ad altro. A traghettarlo appena alla sufficienza la prestazione di Joshua Jackson, sempre più che convincente in questa seconda stagione.

The Affair 2×10 Episode #2.10 Recensione

Ad ogni modo, a due episodi rimasti, la curiosità di conoscere la verità ma soprattutto le sue conseguenze nella vita dei quattro protagonisti di The Affair rimane tuttavia altissima, nonostante qualche battuta d’arresto qua e là.

3.5

 


Ecco alcuni dei tweet su questo episodio di The Affair appositamente segnalati per voi:

https://twitter.com/taurimachia/status/674375264772734976

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