The 1004×12 The Chosen

Prima del gran finale, una puntata piuttosto "statica" ma piena di emozioni. Tra scelte difficili nel bunker e nuove idee per sopravvivere, The 100 imbastisce la scena per il temuto Praimfaya. Siete pronti all'apocalisse?

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Prima dell’ondata finale – il tanto temuto PraimfayaThe 100 questa settimana ci regala un episodio piuttosto claustrofobico, in cui quanto accennato nella precedente puntata, ovvero il viscerale istinto di ogni essere umano a sopravvivere, viene duramente messo alla prova.

Il gioco mortale della lotteria cui vengono sottoposti gli Skaikru per decidere chi vive o chi muore ha il sapore malinconico di un dejà vu, quando nella prima stagione sull’Arca alcuni coraggiosi volontari si sacrificarono per concedere tempo e ossigeno ai sopravvissuti. Tre stagioni fa, a decidere chi vive o chi muore era la coscienza del singolo – un padre, un marito, un fratello; adesso, la lotta per la sopravvivenza si fa più spietata, perché quando si è avuto un assaggio della sicurezza e di un eventuale futuro, rinunciarci perché qualcuno – in questo caso Kane – non ha estratto il tuo nome è una crudeltà troppo grande.

The 100, in questa puntata, ci regala quaranta minuti di oscurità e inquietudine, in cui non è mai chiaro chi davvero riuscirà a restare all’interno del tanto ambito bunker; ovviamente, i protagonisti sono già tutti indispensabili, ma l’amara constatazione che altre trecentosessantaquattro persone moriranno, anche se semplici “comparse”, conferma che la serie ha salutato da un pezzo i toni teen per tingersi di una sfumatura dark e post-apocalittica di tutto rispetto.
A nulla valgono i tentativi di ribellione degli Skaikru, inizialmente sobillati da Jaha prima che Kane stesso lo faccia rinsavire: la selezione dei cento che dovranno restare nel bunker e risorgere dalle ceneri viene fatta senza bigliettini ma seguendo la lista che la stessa Clarke ha compilato, quando ancora un bunker non c’era.

Una delle scene finali, in cui Kane dopo averli addormentati tutti per sedare una rivolta imminente – ed evitare così che i Grounders li trucidassero sotto ordine di Octaviapassa lista alla mano tra i dormienti come l’Angelo della Morte, ha una potenza emotiva davvero degna di questo nome. Assistere impotenti a padri separati da figli, mogli da mariti, amici da altri amici è davvero straziante, considerando che la razza umana non si estinguerà, ma degli Skaikru resteranno solamente cento persone.

Dobbiamo tuttavia puntualizzare una nota stonata, in tutto questo: Thelonius Jaha prima istiga il suo popolo – disarmato, impreparato, senza alcuna speranza – a insorgere per combattere contro i Grounders e qualche istante dopo, sotto consiglio di Kane, rinsavisce e contribuisce alla selezione. Non è un mistero che il suo personaggio non sia esattamente sano, se vogliamo usare un eufemismo, ma il cambiamento di prospettiva è fin troppo veloce e pecca di faciloneria. Ma del resto, la storia altrimenti non sarebbe proseguita – e the 100, ultimamente, ne sta usando un po’ troppi di questi trucchetti narrativi.

Altrove, troviamo Clarke, Bellamy, Murphy ed Emori sulla strada per recuperare Raven. Ma secondo voi, poteva andare tutto liscio prima della catastrofe? Ovviamente no. Durante il viaggio vengono assaltati dai disperati rimasti nelle foreste, il cui unico scopo è rubare le tute antiradiazioni che si portano addosso. L’intervento di Echo, che le prova davvero tutte pur di salvarsi in qualche modo dopo essere stata bandita, salva la vita a tutti quanti ma senza molte prospettive per il futuro: hanno sprecato troppo tempo e, adesso, hanno un viaggio di sola andata verso l’isola o indietro per il bunker.

La scelta tra andare a salvare la povera Raven o tornare indietro spacca il gruppo: se da una parte troviamo Murphy ed Emori, consapevoli di non avere la minima possibilità di essere scelti tra i sopravvissuti nel bunker e quindi desiderosi di utilizzare il bunker dell’isola – a cui si aggiunge Echo, in una toccante richiesta di aiuto – dall’altra troviamo il molto più pragmatico Bellamy, che invece insiste per tornare indietro, per quanto rattristato dalla prospettiva di lasciare Raven da sola. Fortuna vuole che Clarke, forse per cercare di “redimersi” dalle azioni passate, ha un’idea: oltre a donare il suo casco a Emori, che nella precedente colluttazione ha finito per danneggiarne la tenuta stagna della tuta, decide di andare da Raven. Perché questa scelta, dunque?

Il succitato gruppo, raggiunti da Monty e Harper, si presenta in pompa magna alla meccanica per annunciare che la soluzione ai loro problemi temporali – il non riuscire più a tornare indietro ma il non poter usare il bunker dell’isola – è andare su, nello spazio, senza la necessità di tornare. In un vero e proprio ritorno alle origini, l’idea è sfruttare l’Arca rimasta in orbita per salvarsi dal Praimfaya e restare lì per i successivi cinque anni in cui la Terra non sarà abitabile. Follia? Genio?

A margine di tutto, è interessante menzionare il cambiamento di John Murphy. Dal viscido ragazzino della prima stagione, è sbocciato un arbusto contorto, solito ai tradimenti e ai cinici voltafaccia pur di salvarsi, che tuttavia ha trovato qualcuno a cui davvero non volterà mai le spalle: Emori. L’amore per la Grounder l’ha letteralmente trasformato, rendendolo un personaggio a tutto tondo rispetto al cliché dell’opportunista; la sua disperazione nel voler a tutti i costi salvare Emori dopo che il casco si è danneggiato, arrivando persino a voler strappare la tuta indosso a Echo, è indicativa per notare a cosa si è rivolta la sua spregiudicatezza.

4

 

Quattro porcamiseria per questo episodio, in cui The 100 conferma alla perfezione la sua media; ritmo serrato, un pizzico di strazianti sentimenti là dove serve e aspettativa alle stelle per il finale. I pronostici suggeriscono un salto temporale di cinque anni, nella quinta stagione, ma ovviamente non può andare tutto liscio: riusciranno a far partire il razzo? E soprattutto, l’Arca sarà ancora abitabile? Andrà davvero tutto liscio? Considerate le dichiarazioni di Isaiah Washington, qualche dubbio ce lo facciamo venire. Ma come si suol dire, lo scopriremo solo vedendo.

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