The 1004×07 Gimme Shelter

L'arrivo della pioggia nera ci illustra tre diverse situazioni, ciascuna delle quali incentrata su un personaggio e la sua moralità. Sia Bellamy che Octavia dovranno fare i conti col proprio dolore, mentre Abby dovrà decidere se sfidare se stessa per il bene dell'umanità.

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Fino a dove saremmo disposti ad arrivare pur di salvare il mondo? Saremmo pronti a diventare tutto ciò per cui abbiamo combattuto? La precaria situazione in cui si ritrova Abby è il manifesto di questi dubbi, ma il dubbio è un lusso che non ci si può più permettere. Il laboratorio di Becca è praticamente una Mount Weather 2.0, una sorta di cerchio che si chiude, ma che lascia spazio a infinite traiettorie da esplorare, e non è da escludere che i protagonisti della serie tornino nuovamente ad abitare una nuova Arca nello spazio.

Gimme Shelter è il primo episodio di questa stagione ad entrare nel clima dello scenario apocalittico che la serie ci vuole raccontare probabilmente fin dall’inizio. Lasciate da parte le fazioni e i rancori del passato, l’arrivo della pioggia nera è solamente un’anteprima della distruzione imminente. L’episodio, ruotando attorno a quattro diversi personaggi, ci mostra come The 100 sia pronta ad oltrepassare ogni limite, giocando con la moralità dei suoi protagonisti e dandoci un assaggio della brutalità del destino che li attende. Allo stesso tempo, però, la ripetizione di alcuni segmenti della trama e qualche altro aspetto tecnico minano alla qualità della serie nel suo insieme.

La grande forza nella serie sta nel farci vedere come i personaggi non rinuncino mai alla propria umanità, nonostante la lotta per la sopravvivenza.

La pioggia nera è il peggior nemico di sempre: arriva dall’alto quando meno te l’aspetti e ha delle terribili ripercussioni sulla pelle al solo contatto. Arkadia entra nel caos più totale, chiunque corre ai ripari, ma per molti non c’è più speranza. Bellamy viene contattato da un certo Mark, intrappolato con suo figlio Peter non molto lontano dagli altri. Scopriamo che Peter era uno dei 100, elemento che esercita un certo tipo di pressione su Bellamy che, suo malgrado, sente di dover fare qualcosa per salvarlo. L’evidente sofferenza del ragazzo è una diretta conseguenza delle parole di Octavia e non bastano gli avvertimenti di Kane a farlo ragionare. La grande forza della serie sta proprio nel farci vedere come i personaggi, seppur immersi in una vera e propria lotta per la sopravvivenza e costretti a prendere delle scomode decisioni, non rinunciano alla propria umanità. La reazione di Bellamy nel capire che non c’è più nulla da fare per Mark e Peter non ha eguali, in pochi istanti viene fuori tutto il dolore che la posizione di leader porta con sé. Verrebbe da chiedersi perché solo adesso il dilemma vita-morte stia tramutando ogni situazione drammatica a cui ciascuno dei protagonisti è esposto in una crisi esistenziale. La posta in gioco aumenta di stagione in stagione e, sebbene colpisca il lato emotivo dello spettatore, potrebbe alla lunga stancare e minacciare la credibilità delle varie storyline.

Oltre alla già menzionata Abby, alle prese con un dubbio morale che cambierà le regole del gioco, le altre due grandi protagoniste di Gimme Shelter sono Octavia ed Emori. La prima chiude in un certo senso un grande cerchio affrontando realmente il proprio dolore: le parole di Ilian le fanno capire quanto la morte di Lincoln abbia stravolto la sua persona, tramutandola in tutto quello contro cui ha sempre combattuto. Il momento è catartico, soprattutto perché ci illustra che l’evoluzione del personaggio non è semplicemente dettata dalla sua ferocia sul campo di battaglia, ma da una profonda trasformazione interiore. Il tutto viene rovinato da un banale bacio fra i due, strascico delle atmosfere da teen drama che la serie cerca di scrollarsi di dosso da un po’, ma probabilmente necessario per attrarre un pubblico più giovane verso di essa e dare una certa continuità al personaggio di Ilian, ormai una new entry a tutti gli effetti.

Dall’altra parte, la storyline dedicata ad Emori non chiarisce molto quale sia il percorso del personaggio, soprattutto perché la complessità del suo passato continua ad essere offuscata dalla sua caratterizzazione. Emori rimane un’incognita su cui ancora sappiamo ben poco e ci viene difficile immaginarla all’interno della storia senza Murphy al suo fianco. La sua rivelazione finale avrà in qualche modo delle ripercussioni sul seguito della stagione, ma non basta a farci apprezzare il suo potenziale inespresso che, per forza di cose, la classifica come personaggio di serie B.

Un problema di The 100 è quello di avvolgere ogni fase delle stagioni in un’atmosfera particolarmente critica. “La nostra unica possibilità” di cui parla Clarke all’inizio dell’episodio è una sorta di tormentone che ci portiamo avanti da ormai troppo tempo, un tormentone che perde valore ogniqualvolta una nuova ipotesi di salvezza emerge dall’oscurità. L’impatto emotivo dello spettatore rischia di essere compromesso e una serie come The 100, in onda sulla CW, non se lo può proprio permettere. Nel complesso c’è comunque un ottimo lavoro nello stabilire quasi immediatamente il tono dell’episodio, ma la vera abilità degli sceneggiatori giace nel mantenerlo stabile per la sua intera durata.

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