Supernatural12×22 Who We Are – 12×23 All Along The Watchtower

Diviso in due parti, il finale di stagione chiude finalmente il cerchio aperto dall'arrivo di Mick sul suolo americano. La battaglia coi britannici è senza esclusione di colpi, ma la ritrovata libertà di Lucifero è la vera grande minaccia. All'interno di uno scenario che avrebbe potuto chiudere la serie, c'è spazio ancora per grandi interrogativi e inaspettate uscite di scena.

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Il doppio episodio che chiude il dodicesimo anno di vita di Supernatural ha un arduo compito: essere in grado di incastrare tutte le storyline della stagione. Sebbene più di una volta nel corso delle nostre recensioni sia stato espresso il timore di un season finale caotico e deludente, non ci resta che fare i complimenti, ancora una volta, a tutti coloro che prendono parte alla produzione della serie. Anno dopo anno, con i limiti e le incognite che il genere riserva, il team di sceneggiatori di Supernatural riesce a mettere in scena delle trame ben strutturate, frutto di un disegno ben chiaro fin dai primi istanti. Le scelte autoriali non sono sempre confezionate su misura per un fandom accanito, l’evoluzione della storia e la psicologia dei personaggi sono studiate nei minimi dettagli e rispondono a delle esigenze ben precise, ma proprio per questo la forza della serie è evidente più che mai, anche dodici anni dopo la sua prima messa in onda.

La divisione in due parti ben distinte fa sì che la serie possa archiviare i due filoni narrativi principali con tempistiche diverse, prima occupandosi dei Men Of Letters britannici e solo successivamente di Lucifero ed il suo erede. La penetrazione degli inglesi sul territorio americano è proseguita a rilento, diluendosi in diversi momenti della stagione. L’arrivo di Mick e Mr. Ketch era solo l’inizio di un piano ben più grande che, come abbiamo potuto vedere nel corso degli ultimi episodi, prevedeva lo sterminio dei cacciatori americani. Le diverse metodologie e le visioni contrapposte circa la struttura del mondo demoniaco e le sue relazioni con quello umano hanno fatto sì che semplici divergenze d’opinioni si trasformassero in un conflitto senza esclusioni di colpi. Who We Are riprende dalla prigionia di Sam e Dean, lasciati a morire all’interno del bunker dalla loro stessa madre, vittima di un sistematico lavaggio del cervello. La claustrofobia dei primi momenti dell’episodio lascia spazio al sanguinoso conflitto finale. Entrano infatti in scena Jody Mills e molti altri cacciatori statunitensi (da rivedere un po’ è la credibilità delle tempistiche con cui chiunque si sposta da uno Stato all’altro), la battaglia ha inizio e il numero delle vittime su entrambi i fronti si moltiplica.

La grande rivelazione di Who We Are è l’inaspettato ruolo di Sam: il leader. In un incredibile ribaltamento di prospettive Sam assume infatti il controllo della situazione e, senza esitazione, guida il suo nuovo “esercito” a combattere per la propria sopravvivenza. Al contrario, Dean decide di farsi da parte e aiutare la madre a liberarsi dalla prigionia della sua mente. Il toccante confronto con Mary simboleggia ancora una volta la controversa relazione che lega i due, immagine che ci aveva già introdotto in questa dodicesima stagione. Il rancore ed il perdono tornano insistentemente come chiave di lettura dell’intera serie, dove fragilità e forza continuano ad alternarsi senza fine, rappresentando il punto di partenza e di arrivo dello spettatore. La storia di Sam e Dean va quindi ben oltre la semplice caccia ai demoni, il loro bisogno di uno scopo ultimo da perseguire descrive il vuoto interiore che non ha mai smesso di tormentarli. Il ritorno di Mary è stato in qualche modo un traguardo, l’amore di cui i due necessitano nella sua forma primordiale. Proprio per questo, riuscire a penetrare la psicologia di un personaggio altrettanto complesso e che si pone per forza di cose dall’altra parte della barricata regala al finale di stagione un momento così forte e drammatico, ricordandoci ancora una volta l’essenza della serie.

All Along The Watchtower si concentra maggiormente sull’azione, dando un “epilogo” alla storyline di Lucifero. L’epilogo in questione è in realtà un altro grande inizio sotto molteplici punti di vista. L’episodio procede ad un ritmo piuttosto intenso, mostrandoci Kelly e la sua rottura delle acque, la nuova ascesa di Lucifero e il prevedibile ritorno di Crowley. L’arrivo dell’erede demoniaco inizia a disturbare l’ordine cosmico, provocando strani fenomeni su tutto il territorio a lui circostante. Fra questi, la creazione di una sorta di portale che collega la Terra ad una dimensione parallela, dove lo scontro fra angeli e demoni ha decimato l’intera umanità. Nella dimensione in questione, Sam, Dean e Castiel incontrano Bobby, ma quest’ultimo non li riconosce, poiché la storia ha avuto un corso incredibilmente diverso all’interno di quella precisa realtà.

La grande pecca della fase finale di All Along The Watchtower è la grande velocità con cui tutti gli avvenimenti più importanti prendono luogo, stratagemma probabilmente utilizzato per scioccare lo spettatore. Per allontanare Lucifero dal bambino, i Winchester, Castiel e Crowley lo trasportano all’interno della realtà alternativa in cui Bobby sembra combattere indistintamente contro tutti, iniziando uno scontro piuttosto violento che vede tutti in estrema difficoltà. In una manciata di secondi, Crowley decide si sacrificare la propria vita per assicurare la vittoria ai Winchester, ma qualcosa va storto e Lucifero riesce comunque a evadere dall’oscura dimensione in cui stava per essere confinato. La forza del principe degli inferi è la causa dell’apparente morte di Castiel, inerme davanti a quello che sembra essere il suo crudele destino. Nel frattempo, l’energia sprigionata dalla nascita del bambino conferisce a Mary una forza senza precedenti. La donna riesce ad avere la meglio su Lucifero, ma inaspettatamente rimangono entrambi prigionieri del mondo di cui si è discusso in precedenza.

La nuova prigionia di Mary è l’unico elemento del season finale che sembra essere particolarmente forzato, probabilmente evitabile dato il doloroso percorso che il personaggio ha già affrontato in questa stagione. Le morti di Crowley e Castiel ci prendono tutti un po’ alla sprovvista, soprattutto perché avvengono a così poca distanza l’una dall’altra. Sebbene non sia chiaro se il viaggio di Castiel sia davvero giunto ad una conclusione, ci sentiamo di dire che la morte di Crowley acquista un senso e rende soprattutto onore ad un personaggio così controverso.

L’erede di Lucifero è nato. Lo scambio di sguardi fra quest’ultimo e Sam nei secondi finali dell’episodio chiudono una stagione molto forte, nonostante alcuni incidenti di percorso, ma soprattutto molto intensa. Le visioni di Castiel circa il paradiso che il bambino prometteva saranno state una mera illusione dell’angelo o il nuovo arrivato possiede davvero un animo così nobile? Non ci resta che attendere il prossimo ottobre per scoprirne di più!

 

4.5

 

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