Doveva aprire il tanto pubblicizzato crossover DC dal sottotitolo Heroes vs Aliens, e invece questo episodio di Supergirl ne è piuttosto il prologo. Solo negli ultimi minuti vediamo fare effettivamente la loro comparsa Barry Allen e Cisco, venuti su Terra-2 per chiedere l’aiuto di Kara contro un ignoto nemico: il tanto celebrato crossover inizia propriamente da qui.
Il disappunto provato dalla realizzazione di dover aspettare l’episodio di The Flash per sapere qualcosa di più sul crossover viene per fortuna superato da un episodio – ancora – godibilissimo di questa seconda stagione, senza nessun asservimento alle strategie di Rete in vista dell’evento. La trama orizzontale infatti non subisce alcun arresto e anzi avanza sempre più spedita.
Come suggerisce il titolo, protagonista è ancora il famigerato progetto Cadmus: lo scorso episodio si era infatti concluso con Cyborg Superman alla Fortezza della Solitudine in cerca di informazioni riguardo proprio un progetto dal nome Medusa, che scopriamo essere un virus letale per ogni forma di vita aliena ad eccezione dei kryptoniani, essendo esso una creazione del padre di Kara a difesa del pianeta. Kara Zor-El è costretta ad ingoiare un nuovo rospo e a vedere annerito ancora il ricordo dei suoi genitori, lontani evidentemente da quell’esempio di fulgida perfezione che rappresentavano per lei.
Il rapporto con i propri genitori diventa quasi un leitmotiv in Medusa: dal rapporto tra Alex e Eliza, giunta in città per il Ringraziamento, a quello tra Lena e la perfida Lillian aka The Doctor, di natura ben più problematico.
Per Alex è arrivato il momento di fare coming out anche con la madre: nella zuccherosità di Supergirl non ci aspettavamo nulla di diverso dall’amorevole reazione di Eliza. Un discorso perfetto che chiude probabilmente il filone coming out, lanciando Alex nel prosieguo della sua nuova vita da donna consapevole dei suoi desideri. Un prosieguo che non sarà però solitario, dato che sul finale la bella Maggie deciderà di cedere alle emozioni, superando la razionalità alla base della sua ritrosia degli episodi precedenti.
Di ben altro spessore e rilievo il rapporto tra le donne della famiglia Luthor. Un non-rapporto, oseremmo dire, fatto di frecciatine, gelosie, cattiverie e un’assoluta mancanza di fiducia. Se la figura di Lillian è però ormai ben delineata e perfettamente in-character col nome di famiglia, quello di Lena è un personaggio ancora enigmatico, costantemente in bilico tra bene e male. Proprio questa sua ambiguità è l’elemento che tiene alta la tensione nelle fasi finali dell’episodio, facendoci credere fino alla fine che le schiere dei cattivi avessero acquistato effettivamente un nuovo temibile elemento tra le proprie file. L’eccessiva facilità e freddezza con cui inganna una donna perfida come Lillian però, non sono certo foriere di buoni presagi. Siamo sicuri che il suo personaggio ci riserverà temibili e brutte sorprese.
Parallelamente ai rapporti genitori-figli, l’episodio continua a premere l’acceleratore sull’alchimia tra Kara e Mon-El, proponendoci tra l’altro il loro primo bacio, anche se non è dato sapere quanto il giovane daxamita fosse nel pieno delle sue facoltà, essendo stato colpito anch’egli dal virus. Mon-El appare cotto a puntino ormai, e la sua caratterizzazione che pone l’accento sulle sue personalissime interpretazioni delle tradizioni terrestri continua a divertirci.
Medusa è un episodio godibile dal punto di vista della narrazione, scorrevole, che arriva ai succosi minuti finali tra uno sviluppo coerente della trama orizzontale, strizzatine d’occhio ai vari fandom e la curiosità di vedere quando e se gli altri personaggi dell’Arrowverse avessero fatto capolino in quel di National City. Per quanto riguarda il primo punto, avvertiamo – come nella prima stagione – nuovamente quella eccessiva tendenza ad aprire e chiudere storyline di episodio in episodio. Il misterioso progetto Medusa si esaurisce in appena una puntata, così come altrettanto velocemente sembrerebbe – condizionale d’obbligo – essere giunta al capolinea e vanificata la mutazione di J’onn J’ozz in Marziano Bianco. E non facciamo nemmeno in tempo a chiederci che fine abbia fatto Cyborg Superman che ecco giungere dallo spazio una nuova minaccia: per Mon-El e probabilmente per tutti coloro che saranno lì ad aiutarlo.
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Quando si dice il potere della sintesi…
https://twitter.com/hey__lexa/status/803662794914746368
Quando si dice fare delle entrate ad effetto…
Aprire la porta e trovarsi davanti un Mon-El…lo voglio anche io! #Supergirl #DCWeek pic.twitter.com/lMq64B8eRE
— Gingy7891 (@Gingy7891) November 29, 2016
https://twitter.com/LexieLoo__/status/803610202129960962
E infine, quando si dice nomen omen?
No ma "karamel" non si può sentire però! 😂 #Supergirl
— girl of steel (@wannahugnaya) November 29, 2016
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