Noi della redazione di SerialFreaks non siamo mai stati troppo entusiasti dell’Arrowverse, fatta eccezione per la serie da cui trae il nome. E di certo non abbiamo mai speso parole buone per Supergirl. Tocca però ammettere che il trasferimento alla CW ha senz’altro fatto bene allo show, che ha tratto giovamento da un audace rimaneggiamento degli equilibri all’interno dei personaggi e superato brillantemente la pesante assenza di Calista Flockhart. Uno show che ha fatto del “non prendersi sul serio” la sua arma vincente e che punta ormai palesemente sui pilastri della serialità CW: intrecci sentimentali, pittate di ironia e perché no, un cast ammiccante. Caratteristiche, queste, riprese alla grande in questa midseason premiere.
Supergirl Lives è una premiere tutta di pancia che non si preoccupa di tirare le fila della storyline relativa al big boss di stagione e che preferisce accontentare il suo pubblico dando sempre più screentime a Mon-El e al suo rapporto con Kara. Un rapporto che cresce lentamente, senza affrettare i tempi, ma che ad ogni sorriso di Chris Wood miete nuovi sostenitori. Pur non perdendo il suo tratto baldanzoso che lo rende così amato, i sentimenti verso Kara lo portano ad accettare il suo destino di eroe e lottare così contro le forze del male, sulle orme di Supergirl. E quando sul finale sentiamo parlare anche di un costume, ecco che il ricordo di Tyler Hoechlin e del suo Superman si fa sempre più fioco. Un episodio che si conclude quindi con una sorta di promessa al pubblico, ovvero di riservargli molto più spazio in questa seconda parte di stagione, tanto più ora che il suo segreto è stato svelato, almeno a noi spettatori.
Questa sua consapevolezza è senz’altro messa in moto dalla tenacia e dall’ottimismo di Supergirl, che persegue la sua missione indipendentemente dall’essere in possesso dei suoi poteri. Kara è cresciuta, è diventata – a dispetto di quanto visto nella scorsa stagione – fonte di ispirazione per tutti, ha raccolto il testimone da Cat Grant in qualità di grillo parlante della serie. Potremmo quasi dire che la strada verso l’irritante perfezione kryptoniana è segnata. Per quanto stucchevoli possano sembrare le parole di Kara, tutto è in linea col mito: d’altronde, conoscete per caso un supereroe così sgradevolmente perfetto come Superman? Probabilmente qualcuno avrà spiegato a quelli di Supergirl il concetto di character development. Non ho altre spiegazioni.
L’altra grande carta vincente giocata nell’episodio è l’aver dato ancora spazio ad Alex e la sua relazione con Maggie. Nei quaranta minuti e rotti di Supergirl Lives ci vengono raccontate la radiosità di Alex, col cuore colmo di felicità per questo inaspettato amore, ma anche tutta la sua insicurezza nel non saper gestire una relazione, specialmente nei momenti di crisi, anche in virtù del fardello di responsabilità che ha sempre dovuto portare sin dall’arrivo di Kara. Quasi come se l’infelicità fosse la sua comfort zone. Alex si dimostra ancora uno dei personaggi costruiti meglio, carico di luci ed ombre, che la rendono molto più interessante della stessa protagonista, doverosamente ingabbiata nell’aurea di perfezione di cui si parlava prima.
Maggie: Because Supergirl’s your sister. […] The only person you get that torn up over is Kara. Plus, the glasses don’t help.
Alex: I always said that too. It’s kind of ridiculous.
Siamo dunque di fronte ad un episodio perfetto? No di certo: tutta la parte squisitamente action non riesce a sbarazzarsi dei suoi difetti congeniti, siano essi di natura tecnica o di natura narrativa. Quelli di natura tecnica, in una serie che parla di alieni, richiederebbero probabilmente un budget maggiore, però certo è che quelli narrativi sono di gran lunga più risolvibili.
Senza considerare lo sviluppo dei personaggi, potremmo dire di essere davanti ad un filler che nulla aggiunge allo sviluppo della storia relativa a Cadmus, e questo potrebbe anche andar bene fintanto che possiamo di nuovo godere della perfidia e del fascino esotico di Roulette (interpretata da Dichen Lachman, indimenticata Sierra di Dollhouse).
Ciò che ci lascia più perplessi è l’aver spostato il teatro degli eventi su un altro pianeta, solo per mettere in risalto la tenacia di Supergirl e contrapporla all’iniziale disfattismo di Mon-El, oltreché per svelarne il segreto allo spettatore. Tutto facile, tutto comodo, ma quanta sospensione dell’incredulità ci viene richiesta? Quanto è credibile che l’umana Roulette fosse dietro la tratta degli schiavi umana in un altro pianeta, quanto è credibile una missione di salvataggio per Supergirl e gli altri, quanto possono essere sconfinate le conoscenze tecniche di un ex IT guy come Winn nel comprendere la tecnologia dietro lo stargate e per di più partecipare attivamente ad una missione nello spazio senza un addestramento? Sorvoliamo poi sulla granata a raggi solari che ridà i poteri a Supergirl. Ma d’altronde, stiamo parlando di una serie basata su degli alieni, forse dovremmo essere più clementi.
A dispetto di quanto possa però apparire, la godibilità di Supergirl continua ad essere altissima, superando definitivamente tutti i pregiudizi che ci portavamo dalla prima stagione. La curiosità è adesso tutta su Mon-El in veste di supereroe. Si accettano teorie nei commenti!
Note da nerd
- Il titolo dell’episodio è un chiaro omaggio al regista Kevin Smith, autore della sceneggiatura del film Superman Lives – inizialmente The Death Of Superman – che però non vide mai la luce.
Però una ragazza, in t-shirt che prepara il caffè nella mia cucina io un po' me la merito. #Supergirl
— Waves🌊 (@DomHaught_) January 24, 2017
No ma fate pure le vostre cose eh, scusate se vi stiamo guardando #Supergirl #karamel pic.twitter.com/Vu9kgTpYty
— ~M. (@PantaRei193) January 24, 2017
L'unica che ha capito che Kara è Supergirl😂😂 #Supergirl pic.twitter.com/qa0kjmTmDb
— captain amell.➴ (@amelljvbett) January 24, 2017
https://twitter.com/bloody_peace/status/823942002463178753