Stranger ThingsI Mille Mondi Fantastici Di Stranger Things

Season Recap Stranger Things parla della scomparsa di un bambino ad Hawkins, cittadina dell’Indiana, nell’autunno del 1983. La sua bici abbandonata viene ritrovata senza alcuna traccia del legittimo proprietario. La ricerca dello scomparso ci viene raccontata negli 8 episodi di Stranger Things, tra innumerevoli citazioni nerd degli anni 80/90.

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Avviso ai naviganti: se siete nati dopo il 1979, la serie in questione (che si chiama Stranger Things, disponibile su Netflix dal 15 luglio per un bingewatching sfrenato) potrà conquistarvi, e molto. Ma non ve la godrete fino in fondo. Perché, se siete stati bambini o adolescenti all’inizio degli Anni Ottanta, ci troverete molto di più. Riconoscerete, nel lavoro dei Duffer Brothers, dei mondi che vi suoneranno familiari, e che vi faranno tornare indietro di una trentina d’anni.

Abbiamo fatto la recensione no-spoiler dell’episodio pilota qui, ma una premessa è comunque doverosa: Stranger Things parla della scomparsa di un bambino ad Hawkins, cittadina dell’Indiana, nell’autunno del 1983. La sua bici abbandonata viene ritrovata senza il legittimo proprietario dopo una notte di nebbia e temporale, senza che di lui sia rimasta alcuna traccia. I suoi tre amici del cuore, dodicenni, si mettono in testa di ritrovarlo. E anche sua madre, con il sostegno del capo della polizia locale, non si rassegna alla sua perdita. Continueranno nella ricerca dello scomparso sebbene diversi indizi e parecchie persone si sforzino di convincerli del contrario. Nell’impresa saranno supportati da una bambina misteriosa, piovuta in paese in concomitanza con la scomparsa del coetaneo.

Stranger Things recensione

Fin qui, niente di nuovo.

Anzi, sapete una cosa? Anche oltre, non c’è niente di nuovo. Eppure non è un problema. Perché Stranger Things riesce in un piccolo prodigio. Crea un mondo inedito, nel panorama delle serie, un universo alternativo e avvincente, ma lo fa riciclando pezzi di immaginario conosciuti e ricollocandoli in una veste accessibile.

Si rifà all’universo delle produzioni di Spielberg (E.T., i Goonies, i Gremlins), a cui attinge a piene mani, dando dignità a un genere di grande successo presso i coevi, ma poco frequentato dalle rivisitazioni successive. C’è il marziano con superpoteri piovuto da chissà dove, con le luci che si illuminano al suo arrivo, che viene accolto e nascosto in cantina dagli amichetti, che lo portano a spasso in bicicletta e lo difendono dal potere ufficiale. Ci sono i cattivi, che il marziano vorrebbero studiarlo per oscuri progetti militari. Ci sono le biciclette, delle bellissime bici da cross di inizio anni ottanta, perfette per sfuggire alla polizia (come E.T. ci aveva insegnato) e per lunghe scorribande attraverso i boschi. Ci sono le serate passate a giocare a Dungeons & Dragons, le console Atari agognate come regalo di Natale, la passione per i Walkie Talkie antesignani di internet e tutti i semi da cui è germinata la cultura nerd che all’epoca era solo agli albori. Ci sono ragazzini goffi bullizzati dagli spacconi della scuola, ma c’è anche, per il tramite dei fratelli maggiori, un immaginario adolescenziale fatto di balli della scuola, ragazzine al primo bacio e giovanotti tormentati che ascoltano i Clash e passano ore nella camera oscura a sviluppare fotografie (un immaginario che riconosce nel Ribelle, film dell’epoca che lanciò Tom Cruise, la sua pellicola di riferimento).

Stranger Things recensione

Ma c’è anche dell’altro, riferimenti che vanno oltre l’epoca d’oro dei primi Anni Ottanta.

C’è un’epica horror, riconoscibile nelle scene di tensione da manuale. Ci sono tute da astronauta per la caccia ai mostri in stile Ghostbusters, ci sono case di provincia e auto familiari, abbinate a una cupezza che ricorda da vicino Prisoners e un po’ anche Twin Peaks, dighe e laghi artificiali che restituiscono morti viventi come avevamo visto fare in Revenants. Ci sono poliziotti di provincia disturbati, che inseguono antiche ossessioni in stile True Detective prima stagione, e che si accompagnano a un mondo fantastico e misterioso da cui tenersi alla larga (la Gargosa di Matthew McConaughey qui si chiama Sottosopra).

Come in Matrix, si aprono porte verso universi paralleli, dove il confine tra il sogno e la realtà si fa spesso molto labile. E del resto, il brand coniato dai Duffer Brothers suona molto simile all’etichetta dei Fratelli Wachowski. Sul crinale che corre tra i due mondi, si inseguono speculazioni filosofico-esoteriche che rimandano alle elucubrazioni che ci aveva proposto Christopher Nolan in Interstellar.

Il confine tra essere umani e mostri si assottiglia sul finale, quando si vede uno dei primi sputare pezzi di muco verde, in una scena sovrapponibile a un’indimenticabile sequenza dei Visitors (altra serie di culto di metà Anni Ottanta).

Nel cast brillano Wynona Rider e Matthew Modine, autocitazioni viventi del cinema anni Ottanta/Novanta.

C’è infine quella sigla, meravigliosa, asciutta e iconografica, che arriva direttamente dal passato, ma che nella citazione spinta contiene anche echi tarantiniani.

https://www.youtube.com/watch?v=VPDZkbq0Zp8

Già, Tarantino. Impossibile farne a meno. Del resto, poteva mancare lui, che l’arte di citare cultura pop e B-movie l’ha inventata, in questa strana, godibilissima creatura chiamata Stranger Things e che sulla citazione multistrato si regge meravigliosamente per otto episodi?

A noi sembra proprio di no.

I porcamiseria sono 5 se siete figli degli Anni Settanta, 4 se siete più giovani, per i motivi menzionati qui sopra. Un numero comunque sufficiente, per provare ad appassionarsi a una serie fuori dai canoni.

5

 

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