Star Wars RebelsStar Wars Rebels: la Forza scorre intensa nella Ribellione

Series Recap Avventura, emozione, personaggi che crescono, Jedi, la Forza, l'Impero. Star Wars Rebels è questo e molto altro.

8.2

Quando Star Wars non apparteneva ancora a Disney ed esistevano solo tre sei film, la sete degli appassionati di nuove storie ad essi collegate era appagata da romanzi e fumetti ambientati in quello che era stato definito Universo Espanso. Le dimensioni di tali aggiunte erano tali da aver generato una vera e propria cosmogonia legata a personaggi mai comparsi nei film originali, come Mara Jade, i gemelli figli di Han e Leia o l’ammiraglio Thrawn. Una regola dell’Universo Espanso era che le vicende in esso raccontate sarebbero rimaste valide finché George Lucas non avesse deciso di narrare qualcosa che le avrebbe contraddette: in tal caso sarebbero state rinnegate o adattate a forza alle nuove vicende.

Il passaggio alla nuova gestione Disney ha segnato da subito la fine definitiva dell’Universo Espanso, le cui storie sono state stralciate dalla continuity ufficiale (e rietichettate come Star Wars Legends), per lasciare spazio a una nuova narrazione con altrettanto nuovi personaggi, autori e punti di vista sotto forma di romanzi, fumetti (pubblicati dall’altra acquisizione Disney, Marvel Comics) e serie animate.

Nata nel 2014 e terminata nella primavera del 2018, Star Wars Rebels rappresenta la prima produzione animata Disney/Star Wars nata nel nuovo corso e la prima ad avere come protagonisti personaggi quasi del tutto nuovi, una scelta coraggiosa che, possiamo già dirlo, ha pagato su tutti i fronti.

Ambientata cinque anni prima di A New Hope, Rebels si assume l’incarico di narrare i primi passi di quella che diventerà l’Alleanza Ribelle che tanto abbiamo amato, non focalizzandosi però su personaggi ben conosciuti, bensì partendo da cinque individui (e un droide) mai visti prima e da un pianeta remoto, Lothal, che sembra essere solo uno dei tanti soggiogati al sempre più opprimente impero. Non, quindi, un’armata già pronta a dar battaglia, bensì una piccola cella, una famiglia di amici, il cui scopo è inizialmente solo contrastare l’invasore facendo il possibile per alleviare le sofferenze degli oppressi e che col tempo finirà per unirsi a qualcosa di più grande e più a noi familiare.

La collocazione temporale della serie è sicuramente uno dei suoi punti di forza: i prequel avevano mostrato un periodo molto precedente alla trilogia classica e la serie precedente, The Clone Wars, si era focalizzata sull’intervallo situato tra Episodio II e III, tutto troppo remoto per risuonare nei fan di lunga data. In Rebels, al contrario, siamo quasi a ridosso delle vicende raccontate negli anni ’70 e lo sguardo che ci viene mostrato ci permette di scoprire quanto più complesso fosse già quell’Universo.

Uno degli aspetti più affascinanti è il quadro che si viene a formare relativamente all’Impero: con la visione dei film ci si poteva essere fatta l’idea che il passaggio dalla Vecchia Repubblica al regime dittatoriale imperiale si fosse compiuto in tempi relativamente brevi dopo la fine di La vendetta dei Sith, ma Rebels ci mostra che le cose sono – realisticamente – andate in modo diverso, con una trasformazione del clima sui pianeti della ex-Repubblica avvenuta gradualmente, silenziosamente, sfruttando la distanza, la paura e, soprattutto, la propaganda. Una dinamica che spiega meglio, tra l’altro, il motivo per cui il Senato viene sciolto solo agli inizi di Una Nuova Speranza. Quando ci vengono introdotti i personaggi, Lothal è un pianeta in cui l’oppressione è presente ma non ancora al suo culmine, dove non si sa nulla di ciò che l’Impero ha fatto su altri pianeti e in cui gli unici messaggi che arrivano dalle zone centrali sono soggetti alla pulizia imperiale. Prima della crudeltà c’era la manipolazione, sottolinea la serie.

Non a caso le quattro stagioni ci mostrano un progressivo inasprimento degli attacchi imperiali e degli scontri, una volta che i piani di Palpatine si fanno sempre più cupi e le voci contrarie ogni giorno più percettibili e numerose.

E cinque anni prima di Una Nuova Speranza scopriamo che nell’Universo ci sono ancora diversi Jedi e vari altri individui (e creature) più o meno legati alla Forza: anche qui Rebels fa un ottimo lavoro di inserimento narrativo, non solo spiegandoci che Obi-Wan Yoda non sono gli unici sopravvissuti allo sterminio degli Jedi ma ricordandoci che gli stessi Cavalieri e le loro controparti Sith non hanno mai rappresentato gli unici aspetti della Forza, le cui enormi potenzialità vengono ampiamente mostrate. Gli Jedi hanno comunque un ruolo molto importante nelle dinamiche dell’intera serie e il loro utilizzo completa senza mai contraddire ciò che si è visto in precedenza e in seguito.

Un Jedi sopravvissuto all’Ordine 66, un giovane ladro che ne diventerà Padawan e amico, una Twi’Lek pilota d’alto livello, una Mandaloriana appassionata d’arte ed esplosioni, un Lasat forte e sbruffone e un Droide il cui carattere fa sembrare R2-D2 gentile e accomodante

Si parlava di sei personaggi principali che vengono introdotti fin dal primo episodio. Se, infatti, il protagonista dovrebbe essere Ezra Bridger, un umano di quindici anni, rimasto orfano da alcuni anni e abituatosi a vivere rubando, il resto dell’equipaggio della nave Spectre non è in alcun modo considerabile come comprimario, trattandosi a pieno titolo di coprotagonisti.

D’altronde Kanan Jarrus è uno dei pochi Jedi sopravvissuto all’Ordine 66 quando ancora era poco più di un Padawan e suo sarà il compito di addestrare Ezra nelle vie della Forza. Questa dinamica, che nominalmente potrebbe ricordare quella tra Obi-Wan e Luke, finisce per svilupparsi in modo molto differente e, se vogliamo, più completo e approfondito: Kanan, d’altronde, non è un Maestro Jedi e commette numerosi errori durante il percorso, che finiscono per unirlo umanamente al suo Padawan più che separarlo. Accanto a loro abbiamo una Twi’Lek pilota d’eccezione e, per molti versi, madre adottiva dell’equipaggio, Hera Syndulla; Sabine Wren, una giovane Mandaloriana (ovvero dello stesso pianeta di Boba Fett, che avrà un ruolo fondamentale nella prima serie live action di Star Wars) appassionata di arte ed esplosioni; un Lasat (Zeb Orellios) forte e spesso un po’ grezzo; e infine un droide, Chopper, il cui carattere fa sembrare R2-D2 gentile e accomodante.

Descrivere i personaggi con aspetti caratteriali è, però, riduttivo: nel corso di quattro stagioni tutti i protagonisti e molti comprimari evolvono con l’avanzare delle storie, crescono, soffrono, fanno errori e imparano da essi o, quanto meno, ci provano. Di certo ognuno di loro giungerà alla fine ben diverso da com’era stato introdotto.

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Perché una serie del genere funzioni è fondamentale che gli antagonisti siano all’altezza. Nel corso delle quattro stagioni si alternano nel ruolo vari personaggi di complessità crescente e non mancano le occasioni di incrociare gli stessi Palpatine e Darth Vader, la cui assenza avrebbe lasciato un’impressione di occasione persa ma che, contemporaneamente, era necessario non venissero sovrautilizzati per evitare il rischio di creare una fotocopia di storie già viste sul grande schermo.

Dave Filoni si dimostra abile nel gioco di incastri e citazioni, e utilizza loro e altri personaggi conosciuti solo nella misura in cui questi siano funzionali alla storia, non contraddicano le vicende raccontate altrove e, soprattutto, vengano a loro volta arricchiti e resi più completi. Avremo modo, quindi, di incrociare Lando Calrissian ma anche una giovane (e perfetta nella resa) LeiaDarth Maul e Yoda, Mon MothmaSaw Gerrera (visto in Rogue One col volto di Forest Whitaker) e altri ancora. Apparizioni che potrebbero sembrare puro fanservice e che invece rappresentano il modo per rafforzare il legame tra la serie e l’universo in cui si muove. Nessuno è fuori posto. Nessuno è snaturato. L’incastro è tale che in uno degli ultimi episodi si possono cogliere riferimenti al passato, al presente e al futuro dell’universo narrativo con una soluzione che è riuscita a dare più di un brivido al vecchio fan che scrive.

Nonostante il primo impatto visivo, proseguendo nella visione ci si abitua velocemente e si finisce per apprezzare la semplicità grafica a fronte di una storia appassionante e complessa.

Soffermandoci sull’aspetto prettamente tecnico, l’animazione è forse ciò che può far storcere maggiormente il naso: realizzata completamente in computer graphic, il design dei personaggi è molto semplice e ricorda i videogiochi della stessa LucasArts non di ultima generazione, mentre le astronavi e gli scenari risentono molto meno del difetto e sembrano talvolta addirittura iperrealistici. Nonostante quindi possa non piacere il primo impatto visivo (e la resa dei Wookie nel primo episodio urla oggettivamente vendetta), proseguendo nella visione ci si abitua velocemente e si finisce per apprezzare la semplicità grafica a fronte di una storia appassionante e complessa.

Da segnalare poi, a dimostrazione dell’importanza della serie e della volontà Disney di darle un ruolo adeguato nell’universo di Star Wars, come molti doppiatori siano non solo attori di rilievo, ma spesso gli stessi che hanno dato il volto ai rispettivi personaggi in carne e ossa, a partire da James Earl Jones per Darth Vader, Ian McDiarmid per Palpatine, Billy Dee Williams per Lando e il già citato Forest Whitaker per Saw Gerrera, mentre la voce di Kanan Jarrus è di Freddie Prinze Jr.

Rebels è, senza dubbio alcuno, uno dei mattoni meglio riusciti del nuovo universo, capace di fungere da collante e da arricchimento per tutte le epoche della saga: il passato visto nella trilogia prequel e in Solo, il futuro prossimo visto in Rogue One e nella trilogia classica, e il futuro decisamente più remoto della nuova saga cinematografica iniziata da Il Risveglio della Forza. Ci si appassiona alle vicende del gruppo Spectre, ci si emoziona e arrabbia con loro, si ride delle battute e ci si chiede come usciranno dalla nuova, sempre più grande, minaccia. E, quando arriva la fine, se ne sente la mancanza. Anche perché, a conti fatti, si sono trascorse con loro oltre 24 ore di avventure, ben più delle sei vissute in origine con Luke, Leia e Han e che ce li hanno fatti amare per decenni.

Kanan, Ezra, Hera, Sabine, Zeb e Chopper si sono guadagnati, in silenzio e partendo forse svantaggiati, uno spazio tutto loro nel gotha dei personaggi della saga.

Note

  • Come già accennato, Marvel Comics pubblica mensilmente diverse testate dedicate a Star Wars e ambientate in vari momenti della saga. A conferma dell’importanza dei personaggi di Rebels, tempo fa è uscita una miniserie in dodici numeri dedicati al passato di Kanan e altri personaggi, tra cui Hera, compaiono o vengono menzionati in altre testate.
  • Rogue One, uscito a ridosso della seconda e terza stagione di Rebels, mostra gli ultimi giorni di Saw Gerrera, che compare più volte nella serie. Inoltre in una scena viene esplicitamente citata Hera Syndulla.
  • Si citava all’inizio il personaggio di Thrawn. Si tratta forse dell’unico caso di character del vecchio Universo Espanso (fu creato da Timothy Zahn per una bella trilogia di romanzi) reintrodotto con un nuovo ruolo e nuove vicende nella continuity ufficiale proprio in Rebels.
  • 8.5/10
    Storia - 8.5/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 9/10
    Emozione - 9/10
8.2/10

Summary

In quattro stagioni, Star Wars Rebels riesce a regalare allo spettatore una storia avvincente, emozionante e perfettamente integrata nell’universo narrativo cinematografico, con personaggi tridimensionali che evolvono con l’avanzare della storia. L’aspetto visivo, almeno per quanto riguarda il character design, è il tallone d’Achille, ma si perdona facilmente.

Porcamiseria

8.2

In quattro stagioni, Star Wars Rebels riesce a regalare allo spettatore una storia avvincente, emozionante e perfettamente integrata nell'universo narrativo cinematografico, con personaggi tridimensionali che evolvono con l'avanzare della storia. L'aspetto visivo, almeno per quanto riguarda il character design, è il tallone d'Achille, ma si perdona facilmente.

Storia 8.5 Tecnica 7 Emozione 9
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