SpecialiEmmy Awards 2018: Estrazioni del Lotto

La settantesima edizione degli Emmy Awards ci ha lasciati di sasso. SerialFreaks ripercorre la serata, tra i pochi vincitori meritevoli e i tanti, troppi immeritevoli.

Il titolo di questo articolo dedicato ai 70mi Emmy Awards è volutamente polemico e provocatorio. È tuttavia la rassegnazione a vincere, poiché di fronte ad alcune delle vittorie nelle categorie più importanti non resta che alzare le mani e pensare che all’Academy si siano scordati di posare il fiasco prima di decidere i vincitori.

Prima di entrare nel vivo della questione, è tuttavia giusto apprezzare un’edizione degli Emmy Awards in cui il tema della diversità viene ripreso in più battute – il premio ad una persona non bianca viene dato dopo circa un’ora e un quarto dall’inizio della diretta, e l’assegnazione dei premi è ancora poco “diversa”, ma vediamo poca malizia in questo; in uno skit viene persino dato un Emmy rappresentativo “di riparazione” a quelle serie a maggioranza nera che ai tempi della loro messa in onda non hanno ricevuto la giusta attenzione: Family Matters (Otto Sotto un Tetto), I Robinson, A Different World (Tutti al College) tra i protagonisti dell’intermezzo.

Passando ai premi veri e propri della serata, partiamo da ciò con cui siamo sostanzialmente d’accordo: Regina King per Seven Seconds, Matthew Rhys per The Americans, Claire Foy per The Crown (in una categoria combattutissima), i premi per ruoli comprimari dati a Thandie NewtonPeter Dinklage. Tutto il resto, almeno nell’universo dei drama e delle miniserie, è serenamente paragonabile in casualità ad una lotteria.

In primis il premio per Outstanding Drama vinto da Game of Thrones proprio nella sua peggiore annata: è pur vero che Westworld e The Handmaid’s Tale hanno sofferto di un visibile calo qualitativo, ma il rivale The Americans alla sua ultima stagione meritava più di un award all’attore protagonista e uno alla sceneggiatura.

Successivamente, nelle limited series, American Crime Story: The Assassination of Gianni Versace ha fatto incetta indebita di premi – per i quali presumiamo abbia comunque vinto l’ottimo messaggio veicolato da Ryan Murphy: la terza stagione di Twin Peaks meritava sicuramente più di un singolo premio tecnico, considerando come Lynch alla regia si possa definire tranquillamente magistrale, specialmente in confronto a Ryan Murphy.

Il premio a Darren Criss è la ciliegina sulla torta in tal senso, considerando la performance straordinaria di Benedict Cumberbatch in Patrick Melrose, ma per quest’ultima serie globalmente c’erano forse poche speranze di vittoria, vista la schiacciante popolarità dell’opera di Murphy – popolarità che ovviamente non è sinonimo di eccellenza. A pensarci bene, l’unica performance davvero eccezionale di American Crime Story è quella di Judith Light nel ruolo di Marilyn Miglin, nonché l’unica della serie meritevole di riconoscimento.

Da segnalare in chiusura il sorpasso operato da Netflix a livello quantitativo per le serie in lizza per questi Emmy Awards. In termini relativi la partita è comunque vinta da HBO, che punta su pochi prodotti di qualità mentre, soprattutto nell’ultimo periodo, la sensazione che Netflix sia una fabbrica di tante serie mediocri e pochissimi lavori di qualità è sempre più palpabile.