Smallville | SpecialiSmallville: from Zero to Hero

Voi vi ricordate quando tutto è iniziato? Vi ricordate quando avete smesso di seguire i telefilm su Italia Uno e avete iniziato a scaricare le serie tv da Internet in lingua originale? Eh sì, perchè anche se sembra lontana anni luce, c’è stata un’epoca in cui tutto ciò – serie in contemporanea mondiale, sottotitoli pronti […]

Voi vi ricordate quando tutto è iniziato? Vi ricordate quando avete smesso di seguire i telefilm su Italia Uno e avete iniziato a scaricare le serie tv da Internet in lingua originale? Eh sì, perchè anche se sembra lontana anni luce, c’è stata un’epoca in cui tutto ciò – serie in contemporanea mondiale, sottotitoli pronti nel giro di poche ore, puntate in HD, siti zeppi di recensioni – semplicemente non esisteva. Si aspettavano con ansia le nuove puntate, consci che invece i nostri cuggggini ammerigani già sapevano com’erano proseguite le vicende dei nostri personaggi preferiti. Poi, ad un certo punto, ognuno di noi si è stufato, decidendo che non avrebbe più aspettato, che la curiosità era troppa per aspettare doppiaggi e messe in onda nostrane, segnando così il punto di svolta e l’inizio di un’epoca tutta nuova.

Tutto sto pippone, per dirvi che il mio punto di svolta è stato Smallville. Proprio così, le avventure del giovane Clark Kent alle prese con la scoperta delle proprie origini e dei propri poteri sono state la spinta che mi avrebbe portato, in seguito, a guardare un miliardo di serie tv in contemporanea e a dare il via a un progetto come il sito che avete davanti.

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Ma Smallville era davvero una serie così coinvolgente da spingere qualcuno come il sottoscritto a trovare un modo per sapere prima di tutti gli altri come sarebbe proseguita la storia?

Le premesse c’erano tutte. Una serie tv su Superman, il più grande supereroe di sempre, prima che diventasse Superman – fu una delle prime serie ad abbracciare il concetto di prequel tanto caro alle produzioni seriali e cinematografiche del giorno d’oggi – alle prese con i nemici di ogni adolescente: le prime cotte, i primi scontri con i genitori, i primi problemi da adulti. Solo che, mentre gli adolescenti normali iniziano la scoperta del proprio corpo, della propria fisicità e delle proprie pulsioni, gli adolescenti kryptoniani immigrati illegalmente sono alle prese con la scoperta di poteri eccezionali come super udito, vista calorifica, super velocità e quant’altro. Insomma, un Dawson’s Creek coi superpoteri.

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Le prime stagioni – Smallville ha retto la bellezza di dieci anni – hanno mantenuto quest’idea di fondo.

Da una parte, avevamo le prime azioni eroiche del giovane Clark Kent, principalmente indirizzate a sconfiggere il Freak of the Week di turno (generalmente qualche altro abitante di Smallville che, esposto alla kryptonite, aveva guadagnato qualche superpotere e iniziato a usarlo per i propri scopi).

Dall’altra, la parte del leone la facevano le relazioni sentimentali tra i diversi personaggi: in primis, la relazione tormentata tra Clark e Lana Lang, la bella vicina di casa (un tira e molla che ha tenuto banco per ben 7 stagioni su 10), ma anche le avventure con gli amici di sempre Pete e Chloe, fino al turbolento rapporto con Lex Luthor, qui nelle vesti (almeno inizialmente) di amico misterioso del protagonista ma destinato a diventare la nemesi del futuro supereroe.

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Col proseguire delle stagioni, anche su pressione dei fan, la struttura del Freak of the Week ha lasciato spazio a una trama orizzontale sempre più strutturata, con Clark impegnato da una parte a esplorare le proprie origini aliene e il rapporto col padre biologico Jor-El, e dall’altra a mettere un freno ai complotti e alle macchinazioni del diabolico padre di Lex, Lionel Luthor.

Ma è stato con la quinta stagione che la serie ha preso il decollo, virando con forza verso una trama orizzontale decisamente più sviluppata e molto più legata agli albi supereroistici.

L’arrivo di Lois Lane – la futura moglie di Superman – e il trasferimento dell’azione a Metropolis e al suo Daily Planet hanno decisamente scombussolato le carte sul piano personale e sentimentale del protagonista. Ma è stata la parte action a prendere sempre più il sopravvento, con l’arrivo di nemici classici dell’universo di Superman (Brainiac, il Generale Zod, fino a Metallo, Bizarro, Doomsday e Darkseid nelle stagioni successive), ma anche l’avvento di Supergirl e di membri della Justice League come Green Arrow (prima che avesse una serie tutta sua), Aquaman, Black Canary, Flash (come sopra) e Cyborg, tutti uniti per affrontare un Lex sempre più deciso nel suo cammino verso il male.

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Ma, ovviamente, non sono tutte rose e fiori.

La prima stagione, seppur ben fatta dal punto di vista stilistico e tecnico, aveva il grande svantaggio del presentare episodi autoconclusivi, rendendo in questo modo difficile per il pubblico affezionarsi alle vicende della piccola cittadina del Kansas. Difficile ma non impossibile, visti i record di ascolti fatti registrare dalla serie nei primi anni.

Se, poi, fino alla quarta stagione la qualità complessiva è stata altalenante – con un picco di idiozia nella storyline delle streghe per l’appunto nella quarta stagione – la quinta e la sesta serie hanno raggiunto vette di qualità notevoli. Trama orizzontale ben sviluppata – con i Luthor, che sono sempre stati i personaggi meglio scritti, al centro – cliffhanger mozzafiato (quelli che mi hanno spinto a iniziare il download selvaggio) e personaggi che evolvevano in maniera coerente.

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Certo, il trash era sempre dietro l’angolo, un po’ a causa della cagnaggine recitativa di mr. Tom Welling e un po’ a causa di scelte registiche non proprio stellari, come il far vestire sempre a Clark una maglietta blu con una giacca rossa, a simboleggiare il futuro costume di Superman – e quando dico sempre, intendo proprio sempre – o il rendere Lana una femme fatale che complotta contro i Luthor. Ma, un po’ come il Revenge dei primi anni, era quel trash che divertiva e si faceva apprezzare.

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Purtroppo, dopo la settima stagione – al termine della quale sia i creatori della serie sia Michael Rosenbaum (l’amatissimo interprete di Lex Luthor) hanno lasciato Smallville – il calo della qualità è stato drastico. Trame prevedibili laddove non ridicole, nuovi personaggi mal scritti e nemmeno paragonabili ai predecessori, effetti speciali e fotografia decisamente cheap, sviluppo dei personaggi forzato e deus ex machina come se piovessero. Nonostante il calo di ascolti notevole, la serie è comunque stata rinnovata fino alla decima stagione finché, nel series finale, abbiamo finalmente visto Clark indossare costume e mantello e volare a salvare Metropolis e il mondo, nonchè il ritorno di Lex finalmente nel ruolo del supercattivo.

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Insomma, Smallville, ci eravamo tanto amati. Una serie che ci ha regalato tantissime emozioni da una parte ma anche tante delusioni e risate involontarie dall’altra; una serie che, nei suoi momenti topici, ha spinto tanti di noi a scaricare le puntate e a sorbirsele in una lingua diversa pur di sapere come andava a finire; una serie che, nonostante i picchi di trash allucinanti e gli sguardi da triglia di Tom Welling, per un motivo o per l’altro resterà sempre nella storia della serialità televisiva, ma soprattutto nella mia (e nella nostra, ci scommetto) storia personale.