Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D.3×08 Many Heads, One Tale

L’ottava puntata di Agents of S.H.I.E.L.D. contribuisce a tenere alto il livello di questa stagione, rivelando il segreto alla base dell’HYDRA e rinsaldando gli intrecci in maniera inaspettata: la questione Inumani, il conflitto con Ward e il mistero del pianeta su cui ha vissuto Jemma Simmons convergono finalmente su un unico terreno di scontro. Ave […]

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L’ottava puntata di Agents of S.H.I.E.L.D. contribuisce a tenere alto il livello di questa stagione, rivelando il segreto alla base dell’HYDRA e rinsaldando gli intrecci in maniera inaspettata: la questione Inumani, il conflitto con Ward e il mistero del pianeta su cui ha vissuto Jemma Simmons convergono finalmente su un unico terreno di scontro.

agents of S.H.I.E.L.D. 3x08 Many heads, one tale recensione

Ave Hydra!

In questo episodio Ward è alla ricerca di uno dei tanti caveau segreti del Barone von Strucker, quello in cui sarebbe nascosta una leggendaria arma dell’HYDRA. Malick, vecchia guida dell’organizzazione criminale, si rifiuta di fornirgli aiuto e tenta (invano) di farlo ammazzare, riuscendo piuttosto nell’esito contrario, grazie a uno dei suoi uomini che, minacciato, fornisce l’ubicazione del covo. Una volta lì, Ward vi trova Malick che, ravvedutosi sul conto dell’ex agente S.H.I.E.L.D., gli racconta delle origini dell’HYDRA per dargli un quadro più ampio rispetto alla scaramuccia personale con Coulson.

L’associazione criminale non è nata durante la Seconda Guerra Mondiale, il Teschio Rosso è solo l’artefice della sua forma attuale; scopo dell’originale HYDRA, mai abbandonato, è da millenni riportare sulla Terra un potentissimo Inumano, esiliato attraverso il monolite-portale sul pianeta in cui si trovava Simmons. L’arma all’interno del caveau è infatti un pezzo del blocco di pietra che era nelle mani dello S.H.I.E.L.D. e ora che, per la prima volta, Coulson & Co. sono riusciti a riportare indietro qualcuno da quel pianeta, è il momento di agire per recuperare il bellicoso alieno.

Alla conclusione che l’HYDRA sia molto più antica arrivano anche Fitz e Simmons: il simbolo della missione NASA a cui partecipò Will è infatti corrispondente a uno di quelli adottati dall’HYDRA prima della WW2, quando ancora era un ordine segreto che spediva vittime sacrificali al di là del portale (da qui la spiegazione del flashback del castello nella seconda puntata). Will sarebbe quindi un’altra delle vittime sacrificali (consapevole o no?) che l’HYDRA ha inviato all’alieno attraverso la NASA, e paradossalmente ciò viene scoperto solo a seguito di un attesissimo bacio tra Fitz, finalmente irrazionale, e Jemma, divisa tra i due uomini.

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Nel frattempo lo S.H.I.E.L.D. non se ne sta con le mani in mano, e, se nel finale della scorsa puntata potevamo aver pensato che Coulson si fosse fatto fregare dal bel visino di Rosalind, eravamo completamente su una strada sbagliata. Il (degno) successore di Fury ha infatti intuito che qualcosa non quadra e con la scusa di mostrare la propria collezione di mani nella base S.H.I.E.L.D. alla leader ATCU, la imprigiona per farle confessare il suo doppio gioco, inviando al contempo una squadra d’attacco nel luogo di stoccaggio degli Inumani, per scoprire qualcosa e nel tentativo di recuperare Andrew.

Frattanto Melinda cerca di andare avanti nella sua elaborazione dei mostruosi eventi e per farlo necessita del perdono di Lincoln, quasi-vittima del suo ex marito, reo comunque di aver ucciso parte dei suoi amici.

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In un turbinio di eventi scopriamo che Rosalind ne sa quanto noi: Malick, suo vecchio amico, ha fatto il doppio gioco con lei. Più che una cura infatti, Malick, in quanto responsabile dell’area scientifica dell’ATCU, ha avviato un progetto il cui scopo è creare un esercito di Inumani da mettere a disposizione al ritorno di quello esiliato sul pianeta di Simmons (che per comodità da adesso chiameremo Pianeta della corna) diffondendo qua e là nebbie terrigene. Gli Inumani creati quindi, non si trovano nella base ATCU, ma sono invece in mano all’HYDRA: tra questi anche lo stesso Andrew, che viene manipolato da Ward affinché uccida Melinda May.

Tre teste, un intreccio

A conferma di un’ottima stagione arriva questo ottavo episodio denso di eventi e azione. I tre intrecci principali, fino a poche puntate fa tenuti accuratamente separati, adesso convergono su un unico piano di scontro che vede contrapposti nuovamente S.H.I.E.L.D. e HYDRA. Persino la storyline meno esposta (al di là dell’episodio simmonscentrico) ottiene nuova linfa dalla rivelazione dell’implicazione dell’HYDRA. E se, giusto qualche puntata fa, la minaccia dell’organizzazione criminale sembrava essere fiacca, spenta e priva di spunti, adesso che ha reso evidenti i suoi tentacolari piani non può che suscitare rinnovato interesse e preoccupazione per i protagonisti.

In questa celebrazione Ward resta comunque un personaggio che, fino ad ora, subisce tutto questo, mai pienamente identificato come testa dell’HYDRA, messo in ombra dal neo arrivato Malick che conosce piani, caveau e storia dell’associazione (e in un contesto spionistico l’informazione è potere); forse ora che è stato riconosciuto come altro leader potrebbe avere una crescita come antagonista.

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Al contempo riacquista autorità e autorevolezza la figura di Coulson, che sembra avere imparato dagli errori precedenti, nonostante questo gli sia costato (come evidenzia benissimo Rosalind) parte della sua umanità. Un appunto va fatto, come spesso accade nelle serie sci-fi, sulla sospensione dell’incredulità, quello strano meccanismo mentale che in una narrazione ti permette di accettare che esistano gli alieni ma non che un personaggio non debba andare in bagno. Ecco, riguardo Agents of S.H.I.E.L.D. normalmente la cosa è ben calibrata, solo eviterei di forzare ulteriormente la mano, perché già la storia dell’HYDRA e del superalieno sembrerebbero essere al limite – si riaggancia, è vero, più o meno a quanto detto nei fumetti, ma in questo caso è essenziale cogliere la differenza tra i media – così come, parlare ancora di un’arma segreta nascosta da tirare fuori solo ora, dopo essere stati decimati nelle passate due stagioni e in diversi film, sembra quantomeno inverosimile, alla luce del fatto che è bastato un solo Fitz, per quanto geniale, ad aprire il portale. Non parliamo poi di Ward che con un braccio (teoricamente) ancora dolorante fa fuori da solo la squadra di Malick, o di Hunter che passa per esperto d’informatica battendo alla tastiera con due dita…

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3.5

 

Note per Nerd

  • Fa una certa impressione vedere come Fitz cominci ad abbandonare la razionalità, iniziando a pensare che la storia tra lui e Jemma sia maledetta.
  • Il titolo adotta un gioco di parole già caro a Lewis Caroll in Alice in Wonderland, per cui alla parola inglese tail (coda) si sostituisce l’omofona tale (racconto), in riferimento probabilmente alla storia che Malick racconta a Ward.

Le basi, Fitz, le basi!

Vuoi vedere che anche le scie chimiche…

Era più semplice attraversare l’universo col monolite:

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