Dopo un inizio di stagione a dir poco esplosivo, Agents of S.H.I.E.L.D. prosegue la sua corsa inanellando due episodi prevedibilmente più tranquilli ma di livello decisamente alto: dopo averci introdotto i nuovi temi che la serie andrà ad affrontare quest’anno, è quindi il momento di porre il focus sui personaggi.
Fitz-Simmons in Outer Space
Il secondo episodio, Purpose in the Machine, comincia subito dopo il finale della premiere, con Leo Fitz intento a sfogare la sua rabbia contro il monolite Kree. Grazie a Dio, le sue urla vengono percepite dal resto del team, e tutti hanno così modo di vedere che la roccia aliena tanto solida non è, ma che in realtà si tratta di un portale verso una zona sconosciuta dello spazio. La corsa per salvare Jemma Simmons ha così inizio, e mentre da una parte l’intera squadra di Coulson dimostra finalmente tutto il suo sostegno, dall’altra cerca allo stesso tempo di far capire a Fitz che, dopo tutti questi mesi, la ragazza potrebbe benissimo non avercela fatta. Con l’aiuto inaspettato di una vecchia conoscenza – l’asgardiano interpretato da un sempre bravissimo Peter MacNicol – la squadra trova il modo di tenere aperto il portale abbastanza a lungo per permettere a Fitz di recuperare Simmons e di riportarla in extremis a casa.
Non esalterò mai abbastanza la performance di Iain De Caestecker. Il suo lavoro nei panni di Fitz è davvero encomiabile, sia nei momenti più leggeri che in quelli più drammatici, come nel momento finale del recupero: una scena a dir poco stupenda che, giocando sui cliché di situazioni simili (le mani che si afferrano all’ultimo minuto), riesce a mantenere lo spettatore nell’ansia e nel dubbio fino all’ultimissimo istante, in cui Jemma riemerge dai detriti del monolite.
Quella che torna dallo spazio è però una Simmons profondamente scossa e traumatizzata, che se da una parte ci permette di vedere un’evoluzione positiva del rapporto con Fitz, dall’altra pare un po’ ricalcare il trauma subìto da Fitz stesso nella scorsa stagione. Sperando di non cadere nella trappola del già visto ma a parti invertite, staremo a vedere dove condurrà questa storyline, specialmente dopo il dialogo finale tra Jemma e Bobbi:
I have to go back.
Inutile che vi dica quale altro storico finale è stato citato in questa scena, vero?
Road to Civil War
Il team di Coulson ha però diverse altre gatte da pelare su diversi fronti, tra cui innanzitutto la questione Inumani.
Skye Daisy (scusate, ancora non mi sono abituato) prosegue nella sua opera di reclutamento, ma le difficoltà incontrate non sono certo poche. Il problema principale è rappresentato da Andrew, che in qualità di psicoterapeuta boccia costantemente ogni nuova recluta: ma davvero ci si può aspettare che qualcuno che ha appena scoperto di essere discendente di sperimentazioni aliene millenarie sia perfettamente equilibrato e nel pieno controllo di se stesso? Andrew parrebbe pensarla così, ma io francamente non riesco a farmi andar giù questo personaggio: se la sua funzione è quella di mettere i bastoni tra le ruote allo S.H.I.E.L.D. in un modo o nell’altro, perché Coulson ci tiene tanto ad avere la sua collaborazione? Noi spettatori ne faremmo volentieri a meno.
L’altra grande difficoltà per Daisy è rappresentata da Lincoln: dopo il disastro all’ospedale causato dall’attacco di Lash, il giovane Inumano è in fuga e braccato dalla ATCU di Rosalind Price, che ne ha divulgato le foto a tutti i notiziari e su Internet, alimentando così la paura dei cittadini verso le persone con superpoteri. Quando Lincoln si rifugia da un vecchio amico (ciao dottor Artz!), quest’ultimo lo tradisce dopo averlo visto in tv, e in un maldestro tentativo di fuga il ragazzo ne causa accidentalmente la morte.
Questa è senza dubbio una storyline ben orchestrata, che mette sul piatto diversi elementi cardine per le prossime evoluzioni della trama: torna alla ribalta il lato più strettamente spionistico della serie – le trattative di gran classe tra Coulson e la Price mi fanno impazzire – mentre la situazione sociopolitica che fa da sfondo alle vicende di Lincoln pone le basi per quella che sarà la Civil War cinematografica. E tutto ciò senza dimenticare il rapporto tra Daisy e Lincoln: i due personaggi sono ora a ruoli invertiti, e la costante perseveranza della ragazza per salvare l’Inumano in fuga tradisce un sentimento decisamente più profondo, poi esplicitato nel loro – attesissimo dai fan – primo bacio.
Hail HYDRA
Come dicevamo, lo S.H.I.E.L.D. si trova impegnato su più fronti, tra cui non ultimo quello di Ward: che l’ex-agente stia tentando di ricostruire l’HYDRA non è un segreto – con un aiuto inaspettato dato dal figlio del barone Von Strucker – e Coulson decide di affidarne la relativa missione a Hunter. Privato dell’aiuto di Bobbi, l’agente si rivolge perciò all’unica persona che ancora mancava all’appello.
Scopriamo così finalmente cos’è successo a Melinda May, che in questi mesi si è dedicata totalmente alla famiglia e in particolare al padre (se avevate avuto la sensazione di averlo già visto è perche faceva il cattivo in qualunque film in cui il villain dovesse essere asiatico). Ovviamente il richiamo dell’azione è troppo forte e così, pur non ufficialmente – May è ancora ai ferri corti con Coulson – la nuova coppia si precipita alla ricerca di informazioni, e né May né Hunter si risparmiano in fatto di botte da orbi (Hunter in particolare è protagonista di una scena particolarmente sanguinolenta per essere sulla ABC).
Se durante Purpose in the Machine abbiamo apprezzato particolarmente il ritorno di Ward e il suo reclutare Werner von Strucker – scena trash sullo yacht compresa – non mi sento di dire lo stesso della parte introspettiva su May. I dialoghi tra lei e Hunter non li ho trovati particolarmente ispirati, così come l’intera situazione: i flashback della scorsa stagione erano stati molto più funzionali nel conferire umanità al personaggio, missione che invece stavolta fallisce, dandoci la sensazione di un’eccessiva “costruzione”, di una mancanza di genuinità. Apprezziamo molto di più il ritorno “sul ring” della nostra agente preferita: come mena lei, nessuno.
Concludendo, la terza stagione di Agents of S.H.I.E.L.D. è iniziata davvero alla grande: la scelta di alternare le diverse storyline tra un episodio e l’altro è particolarmente vincente, consentendo di non creare confusione e di dedicare ad ognuna il tempo che merita. Storyline che però non sono tutte allo stesso livello: se quella di Lincoln e dell’ATCU funziona particolarmente, così come quella relativa a Fitz-Simmons, la sottotrama della caccia a Ward e all’HYDRA si presenta al momento come quella più debole, anche se la possibilità di sviluppi più interessanti di certo non manca. Entrambi gli episodi si guadagnano 3 porcamiseria e mezzo, non un voto eccelso, certo, ma doveroso: nessuno dei due raggiunge la potenza della premiere ed entrambi presentano diverse debolezze, ma il terreno che gli autori stanno preparando sotto i nostri occhi non potrebbe essere più promettente.
Note per nerd
- L’anno scorso avevo auspicato una partecipazione di Strucker in Agents of S.H.I.E.L.D., ma mi ero messo il cuore in pace dopo averlo visto morire per mano di Ultron. Il figlio Werner mi sembra un ottimo surrogato, dato che nei fumetti ha preso per diverso tempo il posto del padre: l’importante è che gli tolgano presto l’aria da ricco e menosissimo figlio di papà.
- …dai, devo davvero dirvi a cosa fa riferimento la frase di Simmons? Cosa ci fate su questo sito?!
Fitz e il tavolo prenotato per mesi #AgentsofSHIELD #telefilmaddicted pic.twitter.com/BAugN8Bv3b
— Alessia Esse (@alessiaesse) October 17, 2015
Coulson quanto sei shippabile con chiunque ti si avvicina? Quanto? #AgentsofSHIELD
— Annalyzed (@niceut) October 17, 2015
May che spacca i culi la si guarda sempre volentieri #AgentsofSHIELD
— Nadia (@N89Quenn) October 17, 2015
https://twitter.com/CHOCOLAVRRY/status/655267181547098113
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