SherlockSpecial: The Abominable Bride

Dopo una lunga assenza e per spezzare l’ancora più lunga attesa per la quarta stagione, torna sugli schermi lo Sherlock di Gatiss e Moffat con un’avventura sui generis ambientata in epoca vittoriana, che restituisce ai protagonisti il fascino doyliano, gettando contemporaneamente le basi per la stagione a venire. Sweet Dreams (Are Made Of This) Dopo l’essenziale “previously on…” […]

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Dopo una lunga assenza e per spezzare l’ancora più lunga attesa per la quarta stagione, torna sugli schermi lo Sherlock di Gatiss Moffat con un’avventura sui generis ambientata in epoca vittoriana, che restituisce ai protagonisti il fascino doyliano, gettando contemporaneamente le basi per la stagione a venire.

Sherlock Special The abominable Wife recensione

Sweet Dreams (Are Made Of This)

Dopo l’essenziale “previously on…” veniamo catapultati nella gloriosa Londra del XIX secolo. Qui assistiamo a un succedersi di eventi del tutto simile a quelli presentati nelle precedenti tre stagioni: John Watson viene ferito in guerra, decide di stabilirsi nella capitale dell’impero britannico e fa la conoscenza del detective Sherlock Holmes, con cui va a convivere nello stra-noto bilocale al numero 221B di Baker Street. Solleticato da un sempre incapace Lestrade, l’investigatore accetta di risolvere il caso di Emelia Ricoletti, una sposa suicida che tanto morta non è, se ne va in giro ad ammazzare prima il marito suo e poi quello di altre. La soluzione del caso arriva puntuale come sempre grazie alle doti di Holmes: Emelia, con la complicità di una congrega di donne, ha dapprima finto di morire, ha generato il mito della sposa abominevole e solo in seguito si è suicidata davvero, affinché la sua leggenda continuasse a vivere e spaventare tutti i mariti non proprio perfetti. Il caso è in verità solo un pretesto, l’intera realtà vittoriana è una simulazione nel palazzo mentale dello Sherlock del 2014, che ritroviamo sullo stesso aereo in cui l’avevamo lasciato nel finale della scorsa stagione, di ritorno a Londra per affrontare un apparente redivivo Moriarty. Holmes ha assunto droga per arrivare a capo del caso irrisolto del secolo prima solo per perché l’evento presenta analogie con il ritorno della sua nemesi: risolvere il mistero della Ricoletti gli permette semplicemente di capire come è possibile che Moriarty sia ancora vivo.

Sherlock: Sometimes to solve a case, one must first solve another.

Back In Time

Quando apparve sugli schermi nell’ormai lontano 2010, una delle peculiarità di questo nuovo adattamento dello Sherlock Holmes di Sir Arthur Conan Doyle era l’abbandono delle fumose atmosfere londinesi di fine Ottocento in favore di una caotica città completamente immersa nei drammi e nella tecnologia contemporanea. Holmes, pur conservando parte della psiche del personaggio doyliano, si colorava di sfumature al limite della sindrome di Asperger e si trovava a proprio agio tra smartphone e taxi. The Abominable Bride rompe questa seppur breve tradizione, per riportare tutto dove era cominciato: in una Baker Street trafficata di carrozze. Come sempre Moffat e Gatiss si divertono a smontare, citare e decontestualizzare gli elementi del canon di Sir Doyle (ad esempio citando I cinque semi d’arancio), presentando una storia che però non va al di là del divertissement e del gusto per l’autoreferenzialità tipica dei fan più accaniti.

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La meta-narrazione è sopraffina: spinta diverse volte al limite e a rigirarsi su se stessa (ci sono almeno quattro livelli testuali e diverse citazioni condivise tra passato e presente), essa sfiora delicatamente la rottura della quarta parete per poi ritrarsi. L’accenno e pulce nell’orecchio di fine episodio, col dubbio su quale Sherlock abbia sognato/vissuto l’altro, impreziosisce una sceneggiatura che nella forma ha il suo punto più forte. Tuttavia il caso di Emilia Ricoletti non ha una forte presa sullo spettatore, già consapevole dell’impossibilità del suo ritorno in vita e quindi con parte del mistero già inficiata. Il tentativo poi di attribuirgli una valenza sociale, con l’associazione alla pressante necessità di emancipazione delle donne, rende ancora più evidente che la tematica femminista avrebbe fatto una figura ancora migliore qualora fosse stata opportunamente presentata dallo sfondo, anziché spiattellata in piena faccia, come in questo caso. Gli attori, protagonisti e non, ancora una volta in stato di grazia, dipingono alla perfezione i personaggi rendendoli a-temporali, favorendo la confusione tra i piani cronologici.

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I matrimoni la fanno da protagonisti in questo episodio dal titolo quanto mai esplicativo: John ha il suo rapporto complicato con Mary, un personaggio in cerca di una dimensione dopo gli episodi della terza stagione; Mycroft continua la sua relazione di malcelato amore fraterno con Sherlock, pretendendo che la propria razionalità ponga un freno a quei sentimenti che lo renderebbero “stupido” quanto il fratello; infine abbiamo Sherlock e John, il cui legame è ormai innestato nel profondo dello stesso Holmes, dove lui stesso ha fatto fatica ad arrivare. A questo proposito è esplicito il dialogo di inizio episodio:

Sherlock: I shall have to go deep.
John: Deep? Into what?
Sherlock: Myself.

Nel profondo dell’inconscio holmesiano, nelle fondamenta del suo palazzo mentale, sul bordo delle cascate Reichenbach ad aspettarlo c’è sì la sua più profonda paura, ma ad affrontarla non è più da solo.

4

 

Indizi e Curiosità

  • Il titolo dell’episodio fa riferimento alla citazione di un caso fatta da Sherlock Holmes nella storia The Adventure of the Musgrave Ritual, quando, ricordando i casi risolti parla di “Ricoletti of the club foot and his abominable wife“, senza aggiungere nient’altro.
  • La scena in cui lo Sherlock vittoriano è immerso nella meditazione a gambe incrociate, con i titoli dei giornali che gli volano attorno potrebbe essere un easter egg legato al futuro ruolo Marvel di Benedict Cumberbatch, quello di Doctor Strange. Il personaggio è infatti solito assumere quella posizione specifica e la situazione stessa sembra suggerire un’atmosfera… magica.
  • Un interessante e acceso dibattito sta generando il diario di Daniel Faraday taccuino di Mycroft, di cui proponiamo uno screenshot: Sherlock Special The Abominable Wife recensioneNumerose teorie sono state proposte per l’esegesi di questo testo: da quello che sappiamo dalle precedenti stagioni Redbeard era il cane di Sherlock, ma potrebbe anche trattarsi di un particolare codice tra fratelli per indicare un evento particolarmente drammatico (in questo episodio lo sentiamo pronunciare ben due volte). La supposizione più accreditata ipotizza infatti una morte prossima per Mycroft, sia per quanto visto nell’inconscio di Sherlock (con l’Holmes maggiore in versione Jabba The Hutt), sia per i numeri riportati sul taccuino. Infatti 611174, associato a Redbeard, corrisponderebbe a una malattia canina e il pittore Vernet nel canone doyliano è un avo degli Holmes: tanto basta per ipotizzare una fine imminente per il buon Mycroft o quantomeno il ricordo di un evento traumatico nell’infanzia di entrambi i fratelli. Molti si sono schierati in favore della teoria dei gemelli (in riferimento anche all’ “It’s never twins!” pronunciato da Sherlock), che vedrebbe un terzo taciuto fratello fare la sua comparsa (Moriarty?). La matrice 4×4 rappresentata nel taccuino richiama la teoria dello spaziotempo formulata da Hermann Minkowski (se il cognome vi dice qualcosa o siete fisici/matematici o avete guardato troppo Lost!), che ipotizza “quando la gravità è estremamente debole, lo spazio-tempo diviene piatto così da apparire totalmente, non solo localmente, come spazio di Minkowski (cioè a 4 dimensioni, nda). Per questo motivo, lo spazio di Minkowski viene spesso definito come uno spazio-tempo piatto”. Quale che sia il vero significato di tale formula non è ancora dato saperlo, certo è significativo che tali numeri appaiano proprio in un puntata in cui si è giocato così beffardamente con i piani temporali. Voi che ne pensate? Quale pazzia assecondate?
  • Qualche piacevole sorpresa per i fan delle avventure canoniche e di quelle attuali è stata nascosta qui e lì all’interno dell’episodio: la corrispondenza non ancora letta è “pugnalata” da un coltello a serramanico e il tabacco è conservato all’interno di una ciabatta persiana (come in The Adventure of the Musgrave Ritual); la vetrata della porta del 221B di Baker Street riproduce la silhouette del mastino dei Baskerville di una delle prime copertine dell’omonimo romanzo; all’interno dell’appartamento troviamo un ritratto di Henry Ward Beecher, pastore americano e riformatore sociale di cui l’Holmes narrativo è grande estimatore; pur trattandosi di un’illusione ottica, anche in questo appartamento ritroviamo il quadro rappresentante un teschio; anche nella versione vittoriana Sherlock quando si annoia spara ai muri di casa, formando le iniziali di personaggi importanti, in questo caso le lettere VR sulla parete potrebbero essere un riferimento a Victoria Regina; la testa di cervo esposta in casa, anziché indossare un paio di cuffie come nell’appartamento presente, porta un corno acustico decisamente più idoneo ai tempi.

Idee per un nuovo tatuaggio:

Da domani dieta:

E del mio non sono neanche così sicuro:

 

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