Seven SecondsSeven Seconds: storia di delitti, bugie e scartoffie

Seven Seconds ci dà una panoramica di un'America dove la giustizia funziona solo se fai parte della parte bianca e ricca della società, ma con una lentezza che porta a chiedersi se andando qualche episodio avanti potremo finalmente veder succedere qualcosa.

7.0

In 7 secondi, il poliziotto, e quasi neo-papà, Peter Jablonski (Beau Knapp) deve prendere una decisione: chiamare i soccorsi per il ragazzino nero in bici che ha appena investito oppure no? A prendere la decisione finale sarà in realtà in gran parte il suo capo Mike DiAngelo (David Lyons) che, una volta interpellato per telefono, gli dice di andarsene – troverà lui insieme al resto della loro squadra uno scenario e un colpevole per il delitto.

Ed è così che Brenton, il giovanissimo figlio di Latrice (Regina King) e Isaiah Butler (Russel Horsnby) finisce in coma. La madre lavora in una scuola privata mentre il padre pulisce sangue in un macello. Una famiglia come tante altre: avevano appena chiesto un prestito, sono molto credenti (soprattutto la madre) e stanno aspettando che un parente rientri dall’esercito. La routine viene spezzata da questa tragedia, la normalità viene annientata da un evento disarmante e inaspettato come l’incidente di un figlio. Figlio che, abituatevici, vedrete inquadrato ben poco e solo in momenti chiave, perché il focus è sulle reazioni umane di chi gli sta intorno, su come il resto del mondo risponde a quello che non dovrebbe succedere comunemente quando un sistema giudiziario funziona correttamente. Non inquadrare spesso il volto di Brenton sembra una scelta di regia volta a generalizzare il più possibile la vittima, poiché i casi come questo sono tanti. Di lui veniamo a scoprire solo ciò che raccontano i genitori oppure le caratteristiche in base alle quali la polizia lo aveva bollato come uno dei tanti ragazzini con la pelle scura e membri di una gang: le Timberland e il modello di bicicletta. Ciò che per la famiglia è un evento così tragico, per la polizia è la morte accidentale di un giovane delinquente, solo un altro caso per cui trovare un colpevole in fretta e andare avanti.

Di questo crimine sappiamo già tutto, vittima e colpevoli, e si vuole quindi mettere il focus sulle reazioni di chi entra in contatto con questa tragedia e sul sistema. Compito di chi è rimasto in vita è combattere ogni giorno per far vincere la sua parte ed è questo il leitmotiv della serie. Vediamo l’avvocatessa K. J. Harper (Clare-Hope Ashitey) lottare contro il sistema insieme al detective Joe Rinaldi (Michael Mosley), inizialmente riluttante e scontrarsi con il fango di chi vuole insabbiare le indagini, ovvero Mike DiAngelo, il resto della sua squadra e – a momenti alterni – il colpevole stesso, Peter. La famiglia viene spezzata, alcuni personaggi subiscono delle trasformazioni e dei mutamenti interiori a causa di questo evento, gli equilibri sono difficili da ricomporre e ognuno vive il dolore a modo suo. La solitaria lotta contro la polizia combattuta dai due detective sottolinea come spesso nel sistema americano si tenda a pensare alla giustizia come a qualcosa che ci si fa da soli: gli ufficiali cercano la verità comoda per loro, e chi vuole scavare e scoprire la realtà dei fatti deve remare contro il sistema, che al contrario dovrebbe incoraggiare e promuovere giustizia e verità. Molto potente è l’inquadratura finale del primo episodio, con il detective Harper che dal punto in cui è avvenuto il fatto osserva la Statua della Libertà, che da le sue fredde spalle al New Jersey, insieme al commento del detective Rinaldi sul “benvenuto” dato a chi arriva in America dal monumento.

Molto interessante è anche notare come fin dai primi episodi ci siano due personaggi femminili molto forti che spesso si impongono come motore dell’azione. La prima è, ovviamente, l’avvocatessa Harper, la cui performance ci è piaciuta e che, una volta fissatasi sul caso, lo persegue fino alla fine, tirandoci dentro a forza anche Rinaldi. La seconda è sicuramente Latrice, che cerca di reggere il colpo e di sostenere anche gli altri membri della famiglia, nonostante a un certo punto anche lei perda la speranza. Queste due donne spesso portano avanti la trama, e le due attrici meritano sicuramente un plauso per l’espressività che hanno dato ai rispettivi ruoli. Complimenti anche a Beau Knapp per la sua interpretazione di Peter Jablonski. L’attore è riuscito a interpretare il graduale peggioramento del poliziotto durante tutta la serie, i suoi repentini scatti d’ira, persino con sua moglie incinta. Un ruolo quasi bipolare, che, quando pensava al suo delitto, si affacciava sull’ira e sulla paura, ma che doveva anche mostrare l’amore di un padre verso suo figlio.

La fotografia è molto scura, tetra, soprattutto quando le scene sono girate in ufficio, dove si mantiene sempre una sfumatura quasi grigia. Il problema è la sceneggiatura che, come in tante serie Netflix, è lenta e, appunto, la trama si “trascina” verso la conclusione soltanto grazie alle due donne. Potrebbe essere un espediente per sottolineare ancora di più la lentezza e le lungaggini del sistema giudiziario, ma a volte la tentazione di cercare il tasto “avanti veloce” diventa quasi un’urgenza disperata. Non contribuisce in tal senso il tema della serie, non particolarmente originale: altri, come la miniserie “Time: The Kalief Browder Story“, hanno trattato lo stesso soggetto, anche se bisogna ammettere che “Seven Seconds” rimane impresso sicuramente per l’espressività di alcuni personaggi e il (troppo) tempo perso a chiedersi “ma se salto 3 o 4 episodi succede qualcosa? La storia andrà avanti?“.

Porcamiseria
  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
7/10

In breve

Come possiamo raccontare il lento e spesso non imparziale sistema giudiziario americano? Con una serie tv altrettanto lenta, ma che presenta alcuni personaggi che potrebbero catturare l’attenzione anche del serial freak più scettico.

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Porcamiseria

7

Come possiamo raccontare il lento e spesso non imparziale sistema giudiziario americano? Con una serie tv altrettanto lenta, ma che presenta alcuni personaggi che potrebbero catturare l'attenzione anche del serial freak più scettico.

Storia 6 Tecnica 7 Emozione 8
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