Dopo una prima stagione con i fiocchi, accattivante al punto giusto con quel pizzico di horror e un’aria da B-Movie (nel senso migliore del termine), improvvisamente con la seconda stagione inizia il declino qualitativo, con svolte trash e personaggi che sembrano agire a caso.
Un aereo atterra al John F. Kennedy International Airport con le luci spente e le porte sigillate. L’epidemiologo Ephraim Goodweather e la sua squadra vengono chiamati a investigare. A bordo dell’aereo trovano centinaia di morti e solo quattro sopravvissuti. La situazione peggiora quando i corpi cominciano a scomparire dagli obitori. Goodweather e un piccolo gruppo di volontari si ritrova a combattere per proteggere non solo i loro cari, ma la città intera, da un antico male che minaccia l’umanità.
Prosegue la lotta umani vs. Strigoi di The Strain, e dopo la premiere (che abbiamo analizzato qui) appare ormai chiara la direzione che questa seconda stagione sta intraprendendo. Ci piace? Non troppo, ma andiamo a vedere perchè. Nemici di (molto) vecchia data Una delle strade che The Strain sta percorrendo è quella della sempre maggiore […]
L’anno scorso The Strain, la serie creata e prodotta da Guillermo del Toro insieme al Lostiano Carlton Cuse, era iniziata decisamente in sordina. Una promozione al minimo sindacale – incentrata soprattutto sui due grossi nomi coinvolti – e una sinossi che faceva tornare alla mente il meraviglioso pilot di Fringe. La serie è poi evoluta, […]
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