Sense82×06 Isolated Above, Connected Below – 2×07 I Have No Room in My Heart For Hate

La caccia a Whispers e la ricerca di informazioni sulla BPO continua nei due episodi centrali di questa seconda stagione, in cui viene lasciato ampio margine allo sviluppo della trama orizzontale e alla scoperta del passato di Angelica, senza perdere però l'occasione di approfondire le paure e i conflitti interiori dei protagonisti.

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Dopo aver gettato le basi per il suo snodo principale, la seconda stagione di Sense8 arriva al giro di boa, abbassando per l’occasione i toni psichedelici ed espressionistici che hanno prevalso finora, e abbandonandosi invece all’istanza più spiccatamente sci-fi, che costituisce a tutti gli effetti l’efficace arma schierata dalla serie nei nuovi episodi, con l’esplicito obiettivo di offrire alcune risposte soltanto per aumentare la quantità e l’urgenza delle domande.

Un Arcipelago di sensazioni

Già dai primi minuti di Isolated Above, Connected Below la trama beneficia delle potenzialità offerte dal rave party nello scorso episodio, trasformandosi in un sovraffollamento e, successivamente, in una vera e propria celebrazione dell’homo sensorium. Premessa di questa storyline è, ancora una volta, la ricerca di Will e Riley – con l’importante aiuto di Nomi – di maggiori informazioni sulla BPO e di membri di altri cluster, che li porta ad interagire, tra gli altri, con un particolare ometto dal marcato accento scozzese, che si presenta sotto pseudonimo come il Vecchio di Hoy. Dopo l’incontro nei minuti finali della settima puntata tra Riley e una misteriosa sensate, le visite di Hoy alla DJ islandese – e viceversa – sono tra i momenti più propedeutici alla trama orizzontale che troviamo in questi episodi: quello che apparentemente ci era sembrato un personaggio macchiettistico e fin troppo svitato, si rivela essere un aiuto essenziale per il cluster, che riesce così ad entrare in contatto con l’Arcipelago, la straordinaria rete globale formata da migliaia di sensate.

La cruciale chiacchierata con Hoy diventa, dunque, il perno attorno cui ruotano entrambi gli episodi, che trovano proprio nella comparsa dell’Arcipelago e delle sue informazioni, nonché nel racconto del vecchio circa la nascita della BPO ad opera della visionaria dottoressa El-Sadaawi, un importante punto di svolta. Proprio questo discorso, difatti, porterà Riley a mettersi in viaggio alla volta di Chicago, per capire meglio cosa sia accaduto ad Angelica e cosa l’abbia portata al gesto estremo visto nel pilot. Uno sviluppo sicuramente essenziale, questo, che ci permette di vedere, attraverso le visioni sensoriali di Nomi, il rogo degli studi sullo psycellum o di ritrovarci inaspettatamente nella chiesa dove i nostri protagonisti sono stati rimessi al mondo come sensate: eppure, un montaggio forse non troppo felice e la riduzione di alcune scene a momenti offscreen semplicemente citati al termine del primo episodio non aiutano la comprensione di questa trama orizzontale, la quale, sebbene ancora piuttosto credibile ed efficace, genera un momentaneo senso di spaesamento e confusione nel pubblico.

Sapiens invented Google in the 1990s. We’ve had it since the Neolithic.

Incidentali a questo leitmotiv più evidente, riguardante la continua ricerca di risposte da parte del cluster, sono le comparse di diversi personaggi che, per quanto gradite e contestualizzate, lasciano intravedere una certa dose di saturazione in entrambe le puntate. Tuttavia la presenza di Diego, l’amico poliziotto di Will, durante la permanenza di Riley a Chicago è sintomatica di una trama che non dimentica i propri personaggi, mentre l’aggiunta di alcuni siparietti tra i protagonisti e altri sensate, tra i quali spicca ancora una volta la nostra compaesana Lila Facchini, ormai perfettamente integrata nel panorama di Sense8, continua a dare l’idea di una seconda stagione di più ampio respiro, che vuole espandere l’analisi dell’homo sensorium e delle sue dinamiche anche al di fuori del cluster principale.

Il trucco è non essere soli

Parallelamente al focus sulla trama orizzontale, Sense8 non smette di deliziare il suo pubblico con scene di condivisione potenti e cariche d’emozioni, che permettono come al solito un’introspezione dei personaggi basata sui rapporti degli uni con gli altri e sulla loro connessione empatica. Le loro capacità, difatti, non solo consentono un’esplorazione plurima delle situazioni che ciascuno si trova ad affrontare, ma sono anche rappresentazioni emblematiche della valenza sociale della serie. 

La trama si trasforma in un sovraffollamento e, successivamente, in una vera e propria celebrazione dell’homo sensorium.

Tale spinta è sancita anche dal dialogo finale nella chiesa di Chicago, in cui Riley entra in contatto con una ambasciatrice dell’Arcipelago, le cui informazioni condurranno i protagonisti al presunto nascondiglio di Whispers: la donna afferma che il peso di cambiare il mondo, evitando che episodi tragici come quello del mass-shooting – comunissimo in America e citato anche in queste puntate – possano avere luogo, grava proprio sulle spalle della sua specie, che potrebbe farsi carico del progresso proprio in virtù della loro maggiore “umanità”, se decidiamo di prendere per buona l’iconica definizione del termine data da Jonas nella scorsa stagione.

Gli esempi più immediati di questa travolgente umanità dei sensate e della loro capacità di cambiare i rigidi stilemi sociali sono, alla luce di questi due episodi, Lito Capheus, i sensate che forse più di tutti hanno dimostrato di saper donare in toto il proprio cuore agli altri. La travagliata storia di accettazione del primo, dopo una stagione e mezza, arriva finalmente a proprio compimento, dopo essere passata in vicoli strettissimi nelle scorse puntate: il liberatorio e definitivo coming out durante la Pride Parade di San Paolo, la dichiarazione d’amore per Hernando, i festeggiamenti insieme al suo cluster in un gioioso momento di condivisione, che, ancora una volta, è caratterizzato dalla musica e dalla mediazione che ne fa Riley, costituiscono un punto e a capo che abbiamo lungamente aspettato nella storyline dell’attore messicano.

A proposito di nuovi inizi, anche Capheus si trova in questi episodi a fare i conti con le inaspettate virate che la sua vita sta prendendo. Una vita che ha finalmente deciso di concedere dei doni al giovane keniota, che si vede improvvisamente al fianco di una ragazza di grande maturità ed entusiasmo – proprio come lui – e a prendere in considerazione l’idea di entrare in politica per migliorare la situazione del proprio Paese, come suggerito dalla stessa Zakia e, dopo alcuni screzi iniziali, anche dall’importante figura della madre. Seppur appena accennata, la piega politica che Sense8 potrebbe intraprendere attraverso questa storyline non è affatto da sottovalutare, soprattutto se si tiene conto di quanto anche altri personaggi, Kala per prima, si siano fatti portavoce, anche in questi episodi, di una denuncia sociale più o meno urlata.

Mentre Wolfgang è diviso tra i forti sentimenti che prova per Kala e le ritrosie di quest’ultima, a continuare la propria epopea, totalmente incentrata sul combattimento alle mistificanti verità dello Stato e alla dilagante corruzione nelle forze dell’ordine, è Sun, che ci offre, in I Have No Room In My Heart For Hate, una delle sequenze di condivisione più emotive e tecnicamente ben fatte della serie. Spaesata e confusa, indecisa su come comportarsi e sempre più braccata dalla polizia, la donna lascia sfogo a tutta la propria rabbia e alla propria fragilità davanti alla tomba dei suoi genitori, facendo sì che ciascun membro del cluster arrivi a darle consigli o semplici incoraggiamenti, ricordandole che in ogni caso non sarà mai da sola, ma avrà sempre il loro aiuto su cui poter contare. Forte di questo supporto, la coreana rifiuta ancora una volta la mano tesale dal detective Mun, che vorrebbe farla testimoniare contro il fratello: lo scontro che ne segue rafforza ulteriormente l’eccellenza di questo segmento, attraverso un’artistica – anche se un po’ eccessiva – scena di combattimento, in cui calci, pugni e kung fu si susseguono in una poesia di corpi in movimento.

Sono davvero minimi, dunque, i passi falsi di questi due episodi centrali della seconda stagione di Sense8, che dimostrano per gran parte della visione di saper intrattenere lo spettatore anche limitando le metafisiche scene di condivisione e lasciando, invece, più spazio alla trama orizzontale e all’elemento sci-fi che, finora, ci era stato lasciato soltanto intuire. Non riesce ad aggravare la godibilità delle puntate nemmeno la poca chiarezza circa gli spostamenti di Riley e le informazioni enigmatiche dell’Arcipelago, che trovano il proprio contrappeso positivo nelle interpretazioni sempre al massimo da parte del cast e nei dialoghi scritti con coerenza e creatività da una sempre originalissima Lana Wachowski.

4.5

 

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