Scandal7×05 Adventures in Babysitting

Mentre Olivia continua, in modo perentorio, ad affermare il suo potere con Cyrus, Fitz e Papà Pope, Mellie si scoprirà indulgente e clemente, quando verrà a conoscenza dell'esistenza del B613. Nonostante la dietrologia politica effettuata da Olivia e Mellie, la situazione in Bashran diventa critica e la prospettiva di salvezza per il Presidente Rashad è vanificata sotto gli occhi increduli di Quinn e Charlie, aprendo in tal modo una vasta gamma di possibilità per le azioni future.

6.7

Si evidenzia, in Adventure in Babysitting, come anche nei precedenti episodi della settima stagione di Scandal, un vizio di forma nella rappresentazione delle donne al potere che pregiudica il successo del plot proposto. Non è ben chiaro il messaggio che vuole inviare Shonda Rhimes attraverso una Presidente degli Stati Uniti che è pronta ad accettare la dietrologia politica del B613, soltanto se utile per i propri interessi sentimentali e attraverso un’Olivia Pope che, raggiunto il potere, puntualmente si spersonalizza, perde il proprio cappello bianco e agisce secondo l’unica logica del cinismo e del pragmatismo. Il messaggio da inviare non sarebbe l’esatto contrario? Ovvero che una donna al potere è in grado di coniugare la sfera privata, la sua dimensione sentimentale con il ruolo che ricopre, che è in grado di scindere amore e lavoro e prendere decisioni, basandosi unicamente su dati oggettivi? Tutto questo, dispiace e sorprende dirlo, è assolutamente assente, in modo evidente, nell’ultimo episodio di Scandal.

Mellie Grant approva la formazione del B613, di cui in prima istanza risultava indignata, perché le è necessario per salvare il Presidente Rashad, di cui è infatuata. E qui ci sarebbe da aprire un’altra parentesi: era proprio necessario far innamorare Mellie del primo rappresentante politico con cui lavorava? In tal modo, il suo primo atto ufficiale da Presidente è totalmente subordinato a questa love story, fatta di reticenze e sottintesi. È questa l’immagine della prima Presidente donna che Shonda voleva offrirci? Di una donna che, in balia dei propri sentimenti, promuove interventi militari in territori ostili e sorvola, con molta facilità e convenienza, sul tradimento di Olivia e l’omicidio di Luna Vargas?

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Passiamo a Liv. Finalmente, Olivia entra alla Casa Bianca come Capo di Gabinetto e non come fidanzata del Presidente, raggiunge il massimo del potere. In quanto donna di colore, ha realizzato un miracolo sociale, ha infranto il soffitto di cristallo, ponendosi al di sopra di tutti gli uomini bianchi di mezz’età che, da sempre, erano protagonisti della scena politica. Ma l’aver raggiunto il potere equivale, qui, a diminuire lo statuto morale del personaggio, rappresentando l’incapacità di Olivia di rivestire cariche importanti. È questa l’immagine di Olivia che ci viene proposta: cinica, infantile e patetica sia nel confronto con il padre che con Fitz. Ancor più degradante è l’idea che se Fitz fosse rientrato nella sua vita, lei avrebbe ritrovato la sua umanità e la sua originaria etica.

Assolutamente comprensibile la reazione altera di Liv quando scopre dell’interferenza del padre e dell’ex-fidanzato – su questo non c’è dubbio – ma ciò che ci chiediamo è: era davvero necessario? Perché Liv deve essere salvata? Perché deve essere rappresentata così pateticamente dittatoriale, come nel dialogo sull’utilità della guerra con Cyrus? Liv poteva essere Comando, conservando, allo stesso tempo, il proprio cappello bianco. Questa sarebbe stata una scelta narrativa rivoluzionaria e in linea con quella politica femminista di cui Shonda si è fatta sempre portavoce. Arrivare alla Casa Bianca avrebbe dovuto significare cambiare lo status quo, non regredire e diventare un personaggio quasi macchiettistico, dalla minaccia facile, pronta ad urlare ed ad imporsi appena il suo interlocutore espone un parere contrario al suo. Ci aspettavamo uno scenario più innovativo e non il solito schema che se una donna è al potere deve rinunciare all’amore e perdere le qualità che definiscono il suo modus essendi.

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Ci interroghiamo, così a lungo, sulla rappresentazione delle donne al potere, perché Shonda Rhimes l’ha reso uno dei pilastri del plot building di Scandal, come anche di Grey’s Anatomy. Proprio per questo, urge precisare che non basta mettere in scena una Presidente donna e citare Gloria Steinem, per offrire un’immagine innovativa e moderna delle donne al potere, ma occorre liberarsi totalmente di tutti gli stereotipi con cui la società, da sempre, ha valutato le donne che ricoprivano ruoli sociali e professionali di elevata importanza. Se non si effettua tale operazione, ciò che consegue è una mera rappresentazione pedante, sterile e apertamente didascalica di un femminismo da slogan, che reca solo danni e che influisce sul giudizio complessivo del plot.

Per quanto riguarda le altre storyline, la liason tra Cyrus e Flenton appare interessante, in quanto combina, in modo inaspettato, profili caratteriali opposti e conferisce a Cyrus quella leggerezza necessaria ad allontanarlo dagli stessi schemi narrativi, nei quali eravamo abituati a vederlo. L’effetto sorpresa finale, con l’esplosione dell’aereo su cui si trovavano il Presidente Rashad e la nipote Yasmeen, risulta un ottimo ed efficace espediente narrativo sia per la successione degli eventi politici che investirà la presidenza di Mellie, sia per i risvolti personali che avrà sui personaggi, inclusi Quinn e Charlie. Con la speranza che Olivia possa ritrovare la bussola morale ed ergersi a monumento, come nella sua profezia a Mellie, ci auguriamo che Scandal spezzi presto il cerchio narrativo cinismo-consapevolezza-redenzione e possa rappresentare al meglio le potenzialità narrative che, indubbiamente, ha.

Porcamiseria
  • 8/10
    Storia - 8/10
  • 6/10
    Tecnica - 6/10
  • 6/10
    Emozione - 6/10
6.7/10

In Breve

La trama orizzontale di Adventures in Babysitting è interessante e ben sviluppata. Ciò che non convince è il profilo dei personaggi principali, la cui incoerenza caratteriale rischia di danneggiare e invalidare la solidità dell’intero scenario narrativo.

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Porcamiseria

6.7

La trama orizzontale di Adventures in Babysitting è interessante e ben sviluppata. Ciò che non convince è il profilo dei personaggi principali, la cui incoerenza caratteriale rischia di danneggiare e invalidare la solidità dell'intero scenario narrativo.

Storia 8 Tecnica 6 Emozione 6
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