Scandal6×01 Survival of the Fittest

Finalmente veniamo a conoscenza del vincitore delle elezioni presidenziali: Frankie Vargas. Ma nel giro di pochi minuti, tutto lo scenario politico cambia e il futuro della Casa Bianca appare più che compromesso. Per Olivia Pope è giunto il momento di indossare il cappello bianco, ritornare alla base e provare la verità, insieme ai suoi gladiatori. Sembra quasi un ritorno alle origini? Bene, non chiedevamo altro.

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La notte delle elezioni è lo scenario in cui l’azione di ogni personaggio prende forma e in cui si intravede, già da ora, il tema portante di tutta la sesta stagione di Scandal. Una premiere esaustiva e completa di ogni dettaglio ci presenta, sin dal primo minuto, una struttura circolare in cui l’inizio verrà compreso solo alla fine. In questo primo episodio, ogni personaggio è ritornato al proprio profilo, in modo coerente e consequenziale con il proprio background, come non vedevamo da tempo.

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Partiamo da Mellie Grant, la grande sconfitta delle elezioni presidenziali. Tra la sindrome di negazione iniziale e l’ubriacarsi nella vasca, ci vengono presentate tutte le sfumature della complessità dell’ex First Lady. Da un lato la donna statuaria, autorevole, che non cede alle lacrime, dall’altra la Mellie Smellie che rompe ogni schema e infrange ogni protocollo, con comportamenti estremi. I due lati della sua personalità emergono, in modo contraddittorio e allo stesso tempo parallelo, quando la porta dello Studio Ovale sembra potersi riaprire per lei. Con la morte improvvisa del Presidente neoeletto Frankie Vargas, due sono le possibili opzioni: il VP Cyrus Beene o Mellie Grant. Se all’inizio Mellie rifiuta di varcare la soglia di quella Casa Bianca, maledetta, in cui ha perso un figlio e un marito, dopo la sua ambizione, la brama della corona e di quella che lei chiama “aria unica” la inducono a combattere e a esprimere, durante un significativo discorso con Fitz, il suo desiderio di diventare Presidente.

Il discorso tra Mellie e Fitz si basa sulla stessa retorica differenziale che avevamo visto nel loro ultimo confronto. Mellie, attraverso un unlike you pressante, sottolineava la differenza tra la sua condizione, oserei dire da homo novus, rispetto a quella dell’ex marito, privilegiato sin dalla nascita. Ebbene, ora, la tesi di Mellie viene ribaltata da un Fitz che per la prima volta da tanto tempo appare carismatico e non solo vittima degli eventi. Fitz non brama la corona, l’aria unica, il potere, perché lui è nato Fitzgerald Grant III, il potere era l’unica cosa che non gli è mai mancata. Ma una domanda sorge spontanea: il migliore statista non è proprio colui che non è dilaniato da un’ancestrale sete di potere, come invece appaiono Mellie e in misura diabolica Cyrus? Fitz farà la sua scelta, che sarà diametralmente opposta al volere dell’ex moglie e al bene degli Stati Uniti d’America.
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Mellie non è l’unica sconfitta delle elezioni, lo è anche Olivia Pope. La grande Olivia Pope non cede ai sentimentalismi, è lei ad aiutare Mellie a metabolizzare la sconfitta, concedendosi soltanto un minuto di fragilità con Fitz. Nel momento in cui lo scenario politico cambia con la morte di Vargas, il suo intuito la porta subito ad una dietrologia acuta. In primis, pensa a papà Pope, che, invece, la indirizzerà sul vero colpevole: Cyrus. Un perfetto piano alla Cyrus, il suo istinto glielo conferma: le cause circostanziali ci sono tutte, ma le prove evidenti no e quando lei vedrà la magistrale interpretazione di Cyrus in ospedale, dubiterà del suo stesso proverbiale istinto. In questa premiere, Liv appare come la conoscevamo nelle prime stagioni: determinata, concentrata, intuitiva e soprattutto con un grande cappello bianco in testa pronta a scoprire la verità. Ed è inutile dire quanto ci faccia piacere rivederla così.
La conferma della colpevolezza di Cyrus arriva solo alla fine dell’episodio, in modo fortuito e nel bel mezzo di una stravagante proposta di matrimonio di Charlie a Quinn. Mentre Charlie si lamenta di aver ascoltato 832 telefonate e di non aver avuto il tempo di dichiararsi, tra la sorpresa di Quinn e l’emozione di Charlie si inserisce l’intuizione di Huck: 833 erano le telefonate registrate. Dopo imprese tecnologiche ed informatiche tipiche del B613, si rintraccia la telefonata incriminante e colei che l’aveva fatta viene immediatamente eliminata. A questo punto Liv lancia la sua dichiarazione di guerra a Cyrus tracciando il filo narrativo delle prossime puntate.

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Questa premiere ha ovviato, in soli quaranta minuti, ad una grande pecca della precedente stagione: i gladiatori non avevano una propria storyline e restavano degli aiutanti al margine del plot orizzontale, senza un profilo preciso. Invece in Survival of the Fittest, ci è piaciuto molto il siparietto comico, ma allo stesso tempo profondo tra Charlie e Quinn, il ruolo di Huck e la sua commozione per la fine di un sogno, dovuta  alla morte del primo presidente ispanico. Abby, più di tutti, appare all’apice dell’evoluzione del suo personaggio. Lasciando quel lato oscuro che non le apparteneva, appare determinata ed intraprendente quanto la Liv delle prime stagioni, con quella retorica così straordinaria da diventare cifra identificativa di Scandal. Non potevamo aspettarci di meglio.

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