Scandal5×20 Trump Card – 5×21 That’s My Girl

Gli ultimi due episodi della quinta stagione di Scandal si basano, quasi esclusivamente, sulla scena politica, caratterizzata, però, da dinamiche personali, inaspettate e pericolose.

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Il penultimo episodio di Scandal, Trump Card, si snoda, in toto, su quel teatro politico divenuto ormai focus di questa quinta stagione. Abby e Olivia, consapevoli del successo di Hollis Doyle, decidono di unire le forze per eliminarlo dalla corsa alla presidenza. Questo avatar di Donald Trump – ideato ad hoc da Shonda Rhimes – trasforma però ogni attacco in un suo punto di forza, in quel ginepraio populista che è il sostrato ideologico della sua campagna. Sarà Olivia Pope, scaltra e astuta come sempre, a calare il sipario su quel fenomeno da baraccone che è Donald Trump Hollis Doyle. In tal modo viene suggerita al pubblico una strategia politica efficiente, dato che è lo stesso partito repubblicano ad annientare Doyle, e viene dimostrato, in filigrana concettuale, che è compito della forza politica d’appartenenza recidere personalità non adatte e antitetiche ad ogni forma di democrazia.

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In questo episodio si verificherà, sia sul versante repubblicano che democratico, una reductio ad unum.  Quanti fattori, quante dinamiche, quanti segreti e quanta dietrologia si celerà dietro alla minimizzazione dei candidati? Davvero molteplici.

Partiamo dal fronte democratico. Edison Davis, illuminato dalle parole di Olivia, decide di tagliare i fili al suo burattinaio e procedere alla sua autoesclusione dalla corsa per la Casa Bianca. Infatti, in diretta nazionale, darà libero sfogo alle sue opinioni su Hollis Doyle, annientando l’imparzialità richiesta ad un candidato presidenziale. Con una retorica sapiente, un ritmo serrato ed enfatico che rendono questa scena molto suggestiva, Edison dissacra la figura di Doyle, denuncia la gravità di privilegi razziali ancora vigenti, parla della storia dell’America, della Legge Brandon, troppo importante per essere solo una finzione. Un alto momento didascalico a cui Shonda ci ha abituato, in questi anni. In tal modo, i piani di Commando sono sovvertiti e Jake intravede una via d’uscita da quel tunnel di demagogia oscura e becera, mentre Frankie Vargas, quindi, si propone come unico candidato democratico alla Casa Bianca.

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Sul fronte repubblicano, Abby e Olivia si impegnano a trovare scandali talmente negativi da provocare l’esclusione del candidato avverso. Mentre Huck e Quinn scoprono l’accordo segreto tra Rosen e la governatrice della Florida, Abby viene a conoscenza dell’aborto di Liv, tabù nello show fino a questo episodio. Ora lo scontro tra Susan e Mellie si configura come un conflitto tra l’Amicizia e il Potere. Il dado è tratto. La notizia dell’aborto del figlio del Presidente con la responsabile della sua campagna avrebbe annientato ogni futuro politico di Mellie. Ma la situazione sarebbe stata semplice, priva di implicature etiche, se il capo di Gabinetto fosse stato Cyrus Beene e non Abby Whelan. Ma Abby non è Cyrus, non è un mostro, non esporrà la sua amica, non strumentalizzerà una maternità mancata per lo Studio Ovale. Alcuni definirebbero ciò una debolezza, ma in realtà si tratta soltanto di lealtà, integrità e onestà intellettuale. La società necessita di governanti con una gerarchia di valori solidi. La società deve essere scandita da un sistema politico platonico e non machiavellico. Se ci fossero più Abby Whelan che Cyrus Beene al potere probabilmente, nella Realtà, cornice pragmatica sempre presente in Scandal, non saremmo governati da un manipolo di omuncoli incompetenti e preda dell’inettitudine più dissacrante. Infine, la macchina del fango distrugge il giovane, eppure già troppo compromesso, amore tra Susan Ross e David Rosen, mostrando, di nuovo, quanto la dietrologia più corrotta possa nuocere a chi ha scelto di stare al sole.

L’episodio merita 4 porcamiseria, per aver delineato, in modo cristallino, attraverso la logica degli eventi, ogni profilo caratteriale, evidenziando, ancora di più, la dicotomia tra giusto e sbagliato.

4

 

That’s My Girl

L’ultimo episodio della quinta stagione appare controverso e perciò particolarmente affascinante. Frankie Vargas e Mellie Grant sono impegnati nella scelta del loro Vicepresidente, una scelta che coinvolgerà molti personaggi e modificherà, in modo estremo, le relazioni interpersonali. A causa dell’improvvisa uscita di scena di Edison, Commando suggerisce come VP Jake Ballard a Vargas che, ignaro della mente sadica di Eli Pope, accetta di diventarne il prossimo burattino. In modo abile e intraprendente però, la nostra Olivia Pope escogita un piano per salvare Jake da quel turbinio di sangue e potere.

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Protagonista di un’epifania rivelatrice, Liv decide di affrontare Commando, sfidare e minare la sua auctoritas, con coraggio e determinazione. Con uno sguardo fermo e austero, Liv oscura il padre con la propria autorevolezza e sagacia e salva Jake. Ma è davvero così? No, nel modo più assoluto e triste. Liv non salva Jake, ma salva se stessa, salva il suo progetto politico, alimenta la sua ambizione, si aggiudica un posto alla Casa Bianca.

Una triste verità che sarà compresa presto da Ballard, che si ritroverà intrappolato in un altro ruolo imposto dalle convenzioni sociali e dalla logica del potere. In questo, Olivia Pope si rivela essere il miglior progetto creato da Commando. Il tutto viene esplicato, attivando associazioni in absentia, attraverso un puzzle analettico che mostra la catena anaforica inaugurata, da sempre, da Papà Pope: Liv ha sempre rivestito il ruolo che Rowan aveva scelto per lei. Una scena sapientemente costruita, eletta a topic dell’episodio, che appare suggestiva e cruciale per comprendere, in modo circolare, il percorso fatto e le direzioni nuove, che si prospettano all’orizzonte.

Un altro momento basilare e introspettivo è il dialogo tra Fitz e Mellie.  Mellie Grant rivendica in un modo del tutto nuovo ciò che, unlike you, a differenza dell’ex marito, ha guadagnato con impegno e talento. Con un’eloquenza spettacolare, resa magistrale dall’interpretazione di Bellamy Young, Mellie afferma il proprio valore e la propria autonomia: lei non aveva un’eredità politica paterna, non aveva fondi economici illimitati, non era un aitante uomo bianco, esente da ogni tipo di discriminazioni, lei non ha avuto Defiance. Quel palco l’ha conquistato con la forza della sua intelligenza, senza lamentarsi, senza ricorrere ad escamotage. Quel palco è di Mellie Grant. Unlike you. L’evoluzione del personaggio di Mellie, da moglie frigida e altera, a donna appassionata, talentuosa ed interessante è stata una delle note positive di questa stagione, giunta a termine.

Se Jake Ballard sarà il VP di Mellie Grant, Cyrus sarà quello di Vargas. Con un colpo di scena, Cyrus si pone, per la prima volta, come protagonista diretto della scena politica, abbandonando, solo in apparenza, quella dietrologia oscura che lo connota nel profondo.

La quinta stagione termina così: la prospettiva è tutta assorbita dalle presidenziali di Novembre, Olivia connota nuovamente la normalità come mediocrità scegliendo il Potere, Jake indossa una maschera nuova ma allo stesso tempo consumata dalla stessa vecchia logica del particulare, Mellie ha un love affair con Marcus, ancora in potenza, Huck e Quinn lasciano la scena solo in veste di gladiatori. E Fitz?

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Fitz pensa alla sua nuova vita, che sia in quel di Santa Barbara o in Vermont, in modo individualistico. Poi, venuto a conoscenza dell’aborto di Liv, dà avvio ad una conversazione con lei, aulica e sublime. Liv e Fitz, nello Studio Ovale: quante volte ci è stata propinata questa inquadratura. Adesso, però, non ci sono litigi, discussioni, baci o dialoghi serrati e monosillabici. Ciò che è presente ora è solo l’Amore più puro ed incondizionato da parte di Fitz, il quale, in modo sottile, dice a Liv di appoggiare la sua scelta. Liv non comprende le portate di quelle parole, ma noi sì.

Sono le parole di un Uomo che non si erge a giudice di quel rapporto impossibile che la donna instaura con se stessa, nel momento in cui realizza di essere incinta. Sono le parole di chi non condanna Liv per non aver sacrificato una vita già fatta a una vita che ancora non è. Sono le parole di chi – testimone ignaro del profondo dramma che vive chi ha diritto di scelta – ama in modo sublime quella creatura intelligente che rispetta la maternità, ma dalla quale si sente derubata. Con dolcezza e garbo, Fitz ha mostrato una profonda nobiltà d’animo, non consueta e rara, mostrando un rispetto commovente per Liv e la sua persona. Momento altissimo che rende speciale questo season finale.

Mentre la quinta stagione merita 3 porcamiseria, per essere stata incoerente e contraddittoria in troppi punti, l’episodio That’s My Girl merita 5 porcamiseria, per il suo potenziale concettuale, mirabilmente espresso, in un coacervo di emozioni e intuizioni.

Per il momento, non ci resta che aspettare Settembre, con la speranza che ogni incoerenza narrativa sia dissimulata e che ogni personaggio possa avere una propria storyline ben strutturata, conferendo alla serie una struttura maggiormente ciclica.

5

 

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