Les Revenants2×07 Etienne – 2×08 Les Revenants

Con gli ultimi episodi andati in onda questa settimana (il settimo, Etienne, e l’ottavo, Les Revenants), si conclude la seconda stagione de Les Revenants. Che con tutta probabilità sarà anche l’ultima, considerando il fatto che il creatore Fabrice Gobert ama fare le cose con estrema calma – non conciliabile coi ritmi del bingewatching moderno – […]

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Con gli ultimi episodi andati in onda questa settimana (il settimo, Etienne, e l’ottavo, Les Revenants), si conclude la seconda stagione de Les Revenants. Che con tutta probabilità sarà anche l’ultima, considerando il fatto che il creatore Fabrice Gobert ama fare le cose con estrema calma – non conciliabile coi ritmi del bingewatching moderno – ma soprattutto dati i bassi ascolti riscontrati da Canal+ in Francia: 610mila spettatori in media, contro il milione e 400 della prima stagione.
Il fatto che non ci sarà un terzo capitolo per la saga dei morti che ritornano riempie lo spettatore di sgomento, ma anche di sollievo. Sgomento perché non avremo mai risposte definitive – o meglio, non avremo mai tutte le risposte. Sollievo perché probabilmente aspettare altri tre anni per assistere ad altri otto episodi per poi dovercisi stritolare le meningi, forse è troppo.

La costruzione della stagione 2 è stata comunque magistrale: Gobert ha dichiarato che l’ha scritta “come uno specchio della prima”, dando le risposte ora dove prima erano nate delle domande. Ha dichiarato anche che, sebbene l’ipotesi di una stagione 3 sia (stata) nell’aria, questa seconda era stata concepita anche essere autoconclusiva, come dimostra il titolo omonimo dell’ultimo episodio.

In effetti molti archi narrativi si chiudono e, bisogna dire, in modo anche abbastanza subitaneo, a compensare la minor vitalità degli episodi intermedi: tutti i revenants a cui ci eravamo affezionati, in particolare la giovane Camille, si ricongiungono coi loro simili, capendo che il destino della loro felicità è la separazione definitiva dai vivi. In questa stagione, infatti, avevamo scoperto che i revenants che si allontano troppo dagli altri “ritornati” iniziano a manifestare strane escoriazioni, quelli che rimangono isolati diventano addirittura bestie cannibali. Coloro che poi perdono ogni contatto coi loro congiunti ancora vivi finiscono per manifestare una catatonia che scopriamo poi positiva: stanno semplicemente cercando il cammino per arrivare alla meta ultima.

Si risolvono in qualche modo anche le storie di quelli che gli spettatori erano stati abituati a considerare degli “antagonisti”, anche se ogni opposizione in questa serie viene annullata in favore di una comprensione più ampia. Il fanatico Pierre perde la fiducia della sua comunità alla Mano Tesa perché si capisce che la sua lotta ai “ritornati” è in realtà vana, in quanto loro non cercano alcuno scontro: si suiciderà come avrebbe dovuto fare 35 anni prima, quando apparteneva alla setta di Milan. Quest’ultimo, appunto, dopo la prima esondazione dalla diga, aveva formato il Cerchio, una specie di gruppo di purificazione terminato in un suicidio collettivo: l’obiettivo era la pacificazione ultraterrena derivante dall’espiazione.

Scopriamo anche da dove vengono tutti questi revenants: sono stati evocati da Victor-Louis. Ritornato in vita, inspiegabilmente e primo fra tutti, dopo la morte durante la rapina nella casa dei genitori 35 anni orsono, vive nascosto e accudito dal padre per anni, senza mai crescere di un millimetro e manifestando i suoi incubi premonitori in tragici disegni a pastello (uno di questi rappresentava la rottura della diga, e lui aveva inutilmente cercato di avvisare l’ingegnere predisposto ai lavori, Etienne). Una sera Monsieur Lewanski ha un attacco di cuore (quello per cui lo vediamo in coma all’ospedale negli episodi precedenti): per salvarlo il piccolo inizia a ripetere “Torna, torna…”, risvegliando con lui anche tutte le altre persone morte tragicamente. Poco prima, Lucy era arrivata in paese da non si sa dove per cercare il bambino.

Victor e Lucy, dunque, sono due personaggi già in relazione fra loro ancora prima dei fatti narrati nella serie. Il motivo non è dato sapere, così come misteriosa rimane la loro natura e l’origine delle loro conoscenze “superiori”. Ciò che sappiamo è che Lucy è convinta che solo Victor può salvare tutti i revenants di oggi, guidandoli verso la loro meta finale, ovvero le grotte che s’irraggiano sotto la diga. Un po’ messia, un po’ demonio, Victor rimane la figura più magnetica e più criptica di tutta la serie, risultandone forse anche il vero e unico personaggio essenziale e memorabile.

Tante domande rimangono in sospeso, tuttavia. Simon e Adèle, ad esempio, si nascondono nelle grotte prima degli altri: non si capisce bene se la donna sia già morta oppure no – si fa riferimento in precedenza a delle ferite che ha sui polsi – ma sta di fatto che ad un certo punto nell’oscurità lui si rivela nelle sue reali sembianze (un vecchio incartapecorito) e i due finiscono poi in un’apertura illuminata dal sole vestiti come il giorno del loro (mancato) matrimonio. Stessa sorte incerta per il bambino che hanno avuto, Nathan: perché era così importante come guida per i revenants? Perché Lucy, nelle scene finali, lo abbandona di fronte alla porta di un’ignara coppia, facendo ripartire il ciclo iniziato con Victor?

Fra tutte queste domande, e un po’ di frustrazione per le mancate risposte, rimane l’alta qualità di una serie veramente raffinata e unica nel suo genere. Poche volte si è vista in tv un’alchimia così riuscita di trama, interpretazioni, ambientazioni, fotografia e persino colonna sonora (dei bravissimi Mogwai). Un prodotto che, oltre ad essere televisivamente impeccabile dal punto di vista tecnico, riesce a instillare in chi guarda dubbi e riflessioni profondi. Oltre alla fede e alla fiducia, di cui si è già accennato, un tema fondamentale è anche quello dell’accettazione. Perché si muore? Ma anche: perché si vive nonostante la morte? Non sono domande facili, e la serie non si prende l’onere di risolverle, le impianta però nella testa e sulla pelle dei telespettatori.

Come dice Milan a un certo punto: “Non state facendo le domande giuste”. Ecco, forse ogni domanda che ci possiamo fare su Les Revenants non è quella giusta. Forse la forza di questa serie è proprio il mistero e il turbamento che permane quando lo schermo si spegne. Quello stesso stupito turbamento che proviamo nei confronti dell’inesplicabile che muove la nostra vita.

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