Mai avrei pensato di scrivere l’ultima recensione di Penny Dreadful così presto, alla fine di una terza stagione forse controversa, ma sempre all’apice del trasporto emotivo. Il presidente della rete televisiva David Nevis Showtime e il regista della serie John Logan lo hanno confermato, lasciando i tanti fan della serie disperati ed esterrefatti, come peraltro chi scrive in questo momento (anche se forse ci sarà uno spin-off, ma diciamolo sottovoce). Un doppio finale anticipato di una settimana, forse per non sovrapporsi al season finale di Game Of Thrones, ci ha invece tenuto incollati allo schermo per quasi due ore, con i fazzoletti zuppi di lacrime.
Notte Perpetua
Una nebbia sinistra, pestilenziale, la totale assenza della luce del sole da settimane, le strade deserte: ecco come Londra accoglie Sir Malcom ed Ethan, accompagnati dal misterioso Kaetenay, nella più totale desolata disperazione. Catriona si unisce al gruppo, e nel primo scontro con i vampiri di Dracula salva sia Ethan che Sir Malcom, lottando come una pantera. L’episodio in sé dura solo una quarantina di minuti, ed è una preparazione all’ultimo scontro, proprio come lo era stato il season finale della seconda stagione.
Ad unirsi al gruppo, oltre alla già citata Wonder Catriona, anche la dottoressa Seward, che con le sue abilità psicoanalitiche riesce ad entrare nella mente di Reinfield, rinchiuso al Bethlem Hospital, ipnotizzandolo e accompagnandolo in un sogno di regressione fino alla tana del Maestro. Il confronto tra i due personaggi è molto intenso, e i due bravissimi attori – Patty Lupone e Samuel Barnett – rendono al meglio il rapporto tra il gentile assistente trasformatosi in un mostro, e la dottoressa, che riesce comunque ad afferrare quanto rimane dell’umanità del proprio segretario, ottenendo di scoprire il rifugio del vampiro.
Caliban accarezza la normalità e la semplice felicità di essere ritornato alla sua famiglia: si riscopre marito premuroso – non vuole che la moglie continui a lavorare nella fabbrica – e padre amorevole, proponendo di trasferirsi in un luogo più salubre per salvaguardare la salute del figlio, che sta sempre peggio. Noi spettatori non possiamo che essere felici nel vedere una gioia nella vita del mostro “buono”. Ma lo sappiamo, non durerà.
Lily è in catene, implorante, isterica, affranta, mentre cerca di dissuadere Victor dal suo piano: il tema trattato è sempre quello della supremazia maschilista, che vuole la donna docile, e che giudica diabolico il comportamento rivoluzionario di una femmina emancipata, da debellare al costo di annientarla come individuo. Qui abbiamo l’apice di questo segmento narrativo, andato in parallelo per tutta la durata di questa terza stagione con le vicende di Miss Ives. Due donne forti ed emotive, che cercano di decidere da sole del loro destino, Lily e Vanessa non sono poi così diverse: entrambe lottano con i propri fantasmi, da un lato con poteri sovrumani, ma dall’altro indifese di fronte alla propria solitudine, ed entrambe le attrici, Eva Green e Billie Piper, meritano una pioggia di Emmy.
Victor è l’amante disperato, con un amico – un poco approfondito Henry Jekyll – che lo spinge ad addomesticare l’amata, ritrovandosi a combattere con la propria etica interiore: la paura di perdere l’amore, l’idea di accarezzare la possessione totale di Lily, trasformandola in una bambola, la stessa che era stata intesa come compagna per Caliban. Il cuore del dottor Frankenstein si scioglie al racconto della figlia morta di Lily, liberandola, essenza del vero significato di Amore: se ami davvero qualcuno, lascialo andare.
It is too easy being monsters. Let us try being human.
Dorian nel frattempo libera casa mostrando alle donne a tavola il suo vero potere, l’immortalità: fuggono tutte, tranne Justine, che si rifiuta di tornare nel mondo reale a servire gli uomini, i maschi, preferendo la morte, concessale rapidamente dopo un ultimo bacio.
Ethan e Kaetenay chiudono l’ottavo episodio, con uno scontro tra vampiri e licantropi: l’indiano infatti è anch’egli un lupo, e scopriamo successivamente che è stato proprio lui a trasformare Ethan, dandogli il potere di fermare il male, secondo lui, o di aver maledetto la sua anima, stando a sentire Ethan. Le prime due stagioni di Penny Dreadful hanno avuto Sembene, che nei suoi silenzi era già il braccio destro di Sir Malcom: il ruolo di sostituto aiutante di questo Apache non convince, al di fuori della natura di licantropo di Ethan, ininfluente al prosieguo della storia.
Beata Oscurità
La Morte, la beata oscurità del titolo di questo finale, è la vera ultima protagonista di Penny Dreadful. Una ninna nanna come sigla diversa, l’ultima, dedicata all’intera serie che si addormenta per sempre. La morte del figlio di Caliban, stroncato dalla tisi, e la morte del suo sentimento e della speranza di riavere una famiglia normale accanto: la moglie non capisce il dolore e la disperazione del marito, e gli intima di andare dal dottor Frankenstein per riportare in vita il piccolo, o di non tornare mai più. Una madre forse egoista, che non accetta la morte e la malattia, disposta a condannare il figlio ad un’eternità di tormenti e sofferenze. Caliban è da poco immortale, eppure ha capito la maledizione di non poter morire, e abbandona la moglie, lasciando il corpo del piccolo Jack alle acque del fiume.
Lo sa bene Dorian, che ormai si è arreso nel proprio egoismo a considerare i mortali poco più di giocattoli, anime con un corpo fragile, lui che è bellissimo fuori e morto dentro. Non più desideri, non più emozioni, quelle contraddizioni che Lily sta provando sulla sua pelle: vivere in eterno senza sentimenti, ecco il dono dell’immortalità, se si può definire un dono. Dorian Grey, un aristocratico ed eterno rampollo, che guarda le disgrazie umane dalle alte finestre del suo palazzo, intervenendo e giocando con gli uomini e le donne alla stregua di animali domestici. Dall’altro lato abbiamo un Henry Jekyll che si scontra con l’amico Victor per aver lasciato scappare Lily, e nel frattempo lo informa di aver ereditato il titolo del padre: Lord Hyde, adesso è anch’egli un aristocratico, e la brama di essere accettato in società, di vedersi riconoscere il genio e il potere da tutti, perché appartenente alla casta nobile.
Penny Dreadful descrive attraverso i suoi personaggi i desideri ancestrali che si rifanno ad archetipi lontani del tempo, ma tuttora attuali: favole per adulti dell’epoca vittoriana, che possono adattarsi anche ai giorni nostri, e ai miti del passato, in grado di smuovere paure profonde, che ci appartengono in quanto esseri umani, da cui non si può sfuggire nemmeno con l’immortalità. Lily ancora non lo sa, e abbandona Dorian, che ha tutta la pazienza dell’eternità per aspettare il suo ritorno.
Anche la dottoressa Seward è un simbolo: l’indagine della mente umana, della profondità della psiche, che non a caso fiorisce proprio a fine ‘800, scandalizzando la società dell’epoca con teorie impensabili su come si sviluppa la mente: violenza, pulsioni di morte, tutto questo va ad arricchire il significato delle tenebre che circondano Vanessa, che la posseggono, che non le danno pace. Dracula da master si ritrova ad esser stato usato per il fine ultimo della nostra protagonista: la morte, quieta, liberatoria, dopo una preghiera a Dio, fra le braccia dell’amato Ethan, e tra le nostre lacrime commosse e disperate.
La battaglia che fa da contorno è un po’ inutile: belle coreografie di lotta, incalzanti, ma che si dissolvono alla presenza del cadavere di Vanessa. Con lei arriva la luce, le nebbie pestilenziali si ritirano.
Let it end. Please.
L’epilogo è il silenzio che prepara all’ultimo viaggio della nostra eroina, che finalmente ha trovato la pace, lasciando una speranza e una missione nelle persone che l’hanno amata. Sir Malcom per primo è pronto a partire per altre spedizioni, Ethan e Victor si riabbracciano, segno di profonda amicizia, e persino Caliban assiste al funerale della dolce Vanessa, da lontano, andando poi a piangere sulla tomba, e Penny Dreadful si chiude con le poetiche parole di William Wordsworth, recitate dal bravissimo Rory Kinnear Intimations of Immortality:
The pansy at my feet
Doth the same tale repeat:
Whither is fled the visionary gleam?
Where is it now, the glory and the dream?
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Un enorme grazie a tutti quelli che hanno letto le nostre recensioni, sappiamo quanto avete amato Penny Dreadful. Chi scrive l’ha iniziata quasi per caso, e l’ha amata dal primo istante, parlandone a chiunque. Diffondete il verbo, fatela vedere a quanta più gente possibile.
La sigla del series finale di #PennyDreadful riflette tutta la bellezza e la magia di questa serie che sarà per sempre IL gioiello da amare.
— Bloody Eli (@Lostinblondie) June 20, 2016
Hanno CANCELLATO #PennyDreadful ed io SONO NERO voglio spaccare l’internet ed INVOCARE L’APOCALISSE SU QUESTA TERRA
— LeoSnake (@Leosnake84) June 20, 2016
Questa scena della prima stagione prediceva perfettamente il finale. #trauma #pennydreadful pic.twitter.com/UKT4ycbkGz
— Rêverie. (@noaherondale13) June 21, 2016
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