Peaky Blinders4×01 The Noose – 4×02 Heathens

Season Premiere Il ritorno di Peaky Blinders coincide con il ritorno alle origini della famiglia Shelby: minacciati da un nemico assetato di vendetta e colpiti nel profondo, i gangster ormai "di classe" sono costretti a fare dietrofront e a preparare il contrattacco da dove erano partiti. Ciò li mette davanti alla consapevolezza che non possono più abbassare la guardia e che la loro forza deriva esclusivamente dalla loro unione.

8.2

L’unione fa gli Shelby

Il finale della scorsa stagione di Peaky Blinders ci aveva lasciati a metà tra sorpresa e delusione: il colpo di scena conclusivo aveva mandato all’aria qualsiasi certezza che si fosse venuta a creare nella serie fino a quel momento, un climax che ci aveva lasciati disorientati e dubbiosi rispetto a quanto ne sarebbe stato della famiglia Shelby. Dopo aver acquisito una certa legittimità agli occhi di una comunità allo stesso tempo connivente e a loro ostile, il castello di carte edificato e retto da Tommy è crollato a opera della mano del suo stesso costruttore.

All’inizio di questo nuovo corso, con una continuità che risulta tanto naturale quanto necessaria a una ripresa graduale delle redini della storia, la famiglia di gangster “ripuliti” si trova ancora di più sull’orlo del precipizio rispetto a dove li avevamo lasciati. Inaspettatamente, sembra che tutte le peripezie e le scorribande degli Shelby siano state soltanto una rocambolesca corsa alla cieca destinata ad arrestarsi a un passo dalla meta. Lo stupore e lo sconcerto dello spettatore è condiviso con gli sguardi carichi di incertezza e smarrimento dei protagonisti: i primi minuti ci regalano una serie di inquadrature ravvicinate e in piano sequenza che mostrano come, di fronte all’incertezza di ciò a cui si sta andando incontro, anche il criminale più incallito viene sopraffatto dalla paura. La potenza visiva ed emotiva delle scene iniziali viene in qualche modo spezzata dal deus ex machina banale e sbrigativo che riesce a salvare gli Shelby all’ultimo momento utile, nella tradizione annosa dei cliché cinematografici che, in quanto tali, fanno sempre storcere un po’ il naso per mancanza di credibilità.

L’unico che sembra aver ottenuto una certa stabilità è Tommy: non più a capo di una famiglia bensì di un impero economico, i tempi di Small Heath sono ben lontani. Shelby si può ora fregiare del titolo dell’Order of the British Empire, ottenuto tramite estorsione ai danni della Corona di Re Giorgio V: è un cittadino rispettato, o per meglio dire temuto e riverito, una figura a cui tutto è dovuto solo per via della nomea che si è costruito negli anni. Questa stabilità è evidentemente solo una facciata, un labile travestimento che nasconde in maniera poco efficace il desiderio di riunire la propria famiglia.

La potenza visiva ed emotiva delle scene iniziali viene in qualche modo spezzata da un deus ex machina banale e sbrigativo

Il desiderio di riallacciare con il proprio nucleo famigliare i legami che lui stesso aveva deciso di spezzare si unisce alla necessità di riunire gli Shelby a fronte della minaccia incombente di un nemico comune: il passato arriva a perseguitare tutti gli elementi della famiglia sotto forma di una mano nera, un simbolo appartenente al linguaggio mafioso dei clan malavitosi italiani di quell’epoca. Allo stesso tempo, è palese come Tommy non voglia tornare indietro sui suoi passi, ma la consapevolezza che tutti gli Shelby, bambini inclusi, siano in pericolo lo spinge ad agire: l’istinto di sopravvivenza prevale sullo spirito da lupo solitario auto-esiliatosi dal branco.

La premiere di Peaky Blinders riesce a tenere gli spettatori incollati allo schermo per tutti i 60 minuti di trasmissione, aumentando in maniera graduale la suspense e coinvolgendo in maniera efficace dal punto di vista emotivo, fino al climax narrativo del finale che conferma quanto ripetuto in tutto l’episodio, e cioè che gli Shelby non sono nulla fintantoché rimarranno divisi o, per meglio dirlo con le loro parole:

We’re not the Peaking f***ing Blinders unless we’re together”!

Ritorno alle origini

Il telefonato cliffhanger della premiere si risolve in maniera naturale ma piuttosto prevedibile e cede il passo alle prossime mosse dei Peaky Blinders. Questa volta, però, la famiglia non può concedersi il lusso di un attacco frontale: dopo l’imboscata di Natale gli Shelby non possono fare altro che ritirarsi a leccarsi le ferite nel posto che conoscono meglio e che, pur essendo una metafora del baratro che può raggiungere la miseria umana, non potrà mai essere abbandonato del tutto – a discapito delle preziose scarpe francesi di Polly. La ritirata non lascia quindi spazio al lutto per la perdita di uno dei fratelli Shelby o, quantomeno, non al dolore che una famiglia normale proverebbe.

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In un’ottica puramente di sopravvivenza secondo cui, stravolgendo un famoso detto, “la difesa è il miglior attacco”, e memore del tempo passato in trincea durante la guerra aspettando un nemico che non sarebbe mai arrivato, un sempre più solitario e autoritario Tommy decide di usare il funerale del fratello come trappola contro due sprovveduti italiani: è l’inizio della vendetta. Peaky Blinders si è ormai trasformato in un ibrido tra un film western Il Padrino: la tensione tra le due fazioni è palpabile sin da ora, in preparazione di una probabile e a questo punto sempre più inevitabile escalation di fuoco e sangue che da una parte vedrà contrapposta l’algida compostezza di Tommy Shelby, la sua figura di leader scolpita dai traumi vissuti nel passato, e dall’altra il passionale desiderio di rivalsa della criminalità d’oltreoceano incarnato da Luca Changretta, interpretato in maniera convincente seppur fin troppo caricaturale da Adrien Brody.

An eye for an eye, a tooth for a tooth.

L’incontro inaspettato tra i due rivali è adrenalinico senza essere dinamico: il tempo per i combattimenti veri e propri non è ancora giunto, e i due si lanciano occhiate di sfida e minacce nemmeno troppo velate, quasi aspettassero un passo falso l’uno da parte dell’altro. Nel complesso la scena è ben riuscita, anche se l’arrivo indisturbato del gangster italo-americano e il sabotaggio dell’arma di Shelby suscitano qualche perplessità, soprattutto per la “convenienza” cronologica e la fin troppo semplice riuscita degli eventi.

Se da un lato questo tête-à-tête risulta un po’ forzato, allo stesso tempo dimostra come Tommy, e di riflessso tutta la sua famiglia, abbiano abbassato la guardia: la consapevolezza di aver raggiunto vette di potere mai immaginate né tantomeno sperate li ha resi più assuefatti alle garanzie di sicurezza, certi che la nomea e la solida base di accoliti e dipendenti costruita nel tempo potesse schermarli da qualsiasi attacco esterno. L’arrivo dei mafiosi italiani da New York, assetati di un senso di giustizia del tutto personale, e la loro infiltrazione nel quartier generale delle attività degli Shelby, è un grande segnale d’allarme, di quelli che spingerebbe chiunque a correre ai ripari.

E Tommy non è da meno, anche se lo fa a modo suo: in questo episodio entra in scena un nuovo alleato attorno a cui, come direbbe Polly, aleggia un’aura ambigua e sinistra: Aberama Gold, un sicario a capo di una banda di mercenari che hanno l’oro come unico padrone. Il volto di Gold è prestato da Aidan Gillen, già noto per la sua interpretazione dell’enigmatico e mellifluo Lord Petyr “Littlefinger” Baelish in Game of ThronesL’arrivo di questo nuovo personaggio non fa presagire nulla di buono, e la prima a dirlo è Polly, stranamente in maniera piuttosto lucida, la quale avverte il nipote che non si dovrebbe fidare di nessuno se non della propria famiglia, che a sua volta dipende da lui, e dei vecchi conoscenti. E cosa fa Tommy? Decide di comprarsi la lealtà del mercenario facendo entrare il figlio di Gold, abile pugile, nei Peaky Blinders come gallina dalle uova d’oro. Un rischio forse fin troppo azzardato, considerato l’avvertimento profetico di Polly, ma sicuramente un prezzo che Tommy è costretto a pagare per garantire momentaneamente stabilità e sicurezza alla propria famiglia, sopperendo là dove lui stesso non è riuscito a provvedere in prima persona.

I primi due episodi di Peaky Blinders non falliscono nel loro intento, e cioè quello di alimentare il fuoco della passata stagione, apripista entrambi di un nuovo corso che non lesina sin dall’inizio su colpi di scena e momenti di pathos intenso. Nonostante le perplessità già sottolineate, Noose Heathens si mantengono sempre su un livello molto alto. Una menzione speciale va fatta alla fotografia e alla cura dei dettagli, soprattutto per quanto riguarda gli abiti e gli oggetti di scena: tra giacche e doppiopetti e un’atmosfera sempre lugubre e uggiosa, anche noi finalmente possiamo tornare ad apprezzare il fascino decadente di Small Heath insieme ai Peaky Blinders, in attesa della guerra di vendetta che sta per esplodere.

Porcamiseria
  • 8/10
    Storia - 8/10
  • 8.5/10
    Tecnica - 8.5/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
8.2/10

In Breve

La season premiere e Heathens riescono a ritrarre in maniera magistrale il modo in cui gli Shelby affrontano i pericoli imminenti. Sebbene ci siano delle perplessità a livello narrativo, il risultato è nel complesso ottimo, una premessa assai soddisfacente.

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Porcamiseria

8.2

La season premiere e Heathens riescono a ritrarre in maniera magistrale il modo in cui gli Shelby affrontano i pericoli imminenti. Sebbene ci siano delle perplessità a livello narrativo, il risultato è nel complesso ottimo, una premessa assai soddisfacente.

Storia 8 Tecnica 8.5 Emozione 8
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