Outlander3×04 Of Lost Things

Jamie cerca di adattarsi al suo nuovo status di semilibertà, trascorrendo una vita tutto sommato tranquilla alle dipendenze della famiglia Dunsay. Farà nel tempo conoscenza con le due figlie del conte: Isobel, ragazza dolce e sensibile in compagnia della quale trascorrerà momenti di serenità caratterizzati da chiaccherate vive e stimolanti, e Ginevra, stizzosa, sostenuta e testarda che, pur comportandosi scorrettamente con Jamie, riceverà da lui rispetto e dolcezza durante il loro breve momento di passione che darà frutto ad una gravidanza inaspettata.

8.2

Analogamente a quanto abbiamo assistito nello scorso episodio in merito a ritmo e velocità dello svolgimento narrativo, allo stesso modo anche questa quarta tappa della terza stagione si sviluppa molto più rapidamente rispetto ai primissimi episodi, saltando da evento a evento, da anno ad anno, cercando di guidarci velocemente nel tortuoso percorso di eventi che hanno caratterizzato gli anni più maturi dei nostri protagonisti. Questa tecnica narrativa è stata applicata nell’episodio precedente focalizzando l’attenzione sulla storyline di Claire; lo stesso avviene in questa nuova puntata dedicata quasi interamente a Jamie, raccontandoci come egli abbia vissuto gli anni trascorsi lontano dalla sua amata Scozia, dopo essere stato liberato dalla prigione di Ardmuir.

Il contesto che viene rappresentato in questo episodio denota una singolare peculiarità. È quasi come se Jamie si ritrovasse a galleggiare in mezzo a due realtà, in un limbo non ben definito, una situazione che sta a metà tra libertà e prigionia. Fino a questo momento Jamie ha sempre vissuto esperienze legate ai due estremi opposti: ha rappresentato la massima espressione della libertà combattendo e ribellandosi al giogo del governo inglese tanto quanto ha vissuto l’esperienza terribile della prigionia sia sotto la giurisdizione del suo aguzzino Black Jack Randall, che nell’orrore del carcere di Ardmuir.

La nobile famiglia inglese presso cui sta prestando servizio, grazie all’intercedere del governatore Gray, è onesta e riguardosa nei suoi confronti, facendolo godere pertanto di privilegi che di sicuro non erano di casa durante il suo ultimo soggiorno in prigione.

Il conte Dunsay mostra un rispetto quasi reverenziale nei confronti di chi, come Jamie, ha combattuto e versato sangue per la propria patria. Per questo il suo modesto compito di stalliere viene svolto con serenità, senza troppi problemi né eccessive tensioni. Se si presta la giusta attenzione tuttavia, si possono scorgere note di malinconia negli sguardi e negli atteggiamenti di Jamie.

Per quanto la sua attuale situazione sia decisamente favorevole rispetto al disagio in cui si trovava ad Ardmuir, una condizione di perpetua mancanza si intravede nei suoi occhi. La mancanza di poter tornare a casa nella sua terra natìa, dalla sua famiglia che ormai è per lui solo un lontano ricordo.

Non è tenuto in catene, questo è vero, ma gli è tuttavia proibito andarsene dove il suo cuore vorrebbe così ardentemente. Jamie tenta comunque di adattarsi al meglio, cercando di estrapolare quando di buono l’attuale situazione possa offrirgli.

Come per esempio le fugaci chiaccherate con la dolce Isobel, la più gentile e accomodante delle due figlie del conte Dunsay. La ragazza è sveglia, intelligente ed è proprio attraverso la sua acuta osservazione sui cavalli curati da Jamie che percepiamo il parallelismo metaforico con la condizione del nostro protagonista.

Isobel: “A cage is still a cage.”

A dispetto della sua situazione, tuttavia, Jamie mantiene immutata la sua natura ed affronta ogni situazione con il suo spirito fermo ma gentile. Esplicativa in questo senso è la scelta di comportarsi con il massimo rispetto e delicatezza nei confronti di Ginevra, la stizzosa e sostenuta sorella di Isobel che pur di non regalare la sua verginità ad un vecchio laido riccastro a cui è stata promessa in sposa, minaccia Jamie con un vile ricatto pur di averlo per una notte.

Le tiepide e timorose aspettative della ragazza avrebbero portato chiunque, messo con le spalle al muro, a sbrigare la faccenda con la più volgare veemenza o al contrario con una fredda indifferenza che le avrebbe lasciato per sempre un’idea del sesso come un qualcosa di squallido e meschino.

Jamie opta tuttavia per un approccio calmo, gentile e rispettoso, un approccio volto a garantire a Ginevra un’esperienza entusiasmante e per nulla traumatica. Esperienza che tuttavia si tramuta in una gravidanza inaspettata, portando la sventurata giovane ad una morte prematura.

Nove lunghi anni sono passati da quel momento, e nonostante il benestare della famiglia Dunsay, Jamie decide di restare. Il suo desiderio di tornare in Scozia viene accantonato per il desiderio ancora più forte di veder finalmente crescere suo figlio. Un figlio che non conosce l’origine della sua paternità, ma che ama incondizionatamente Jamie come se in realtà la conoscesse eccome.

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L’amarezza di aver perso non uno, ma ben due figli, porta Jamie a sopprimere il bruciante desiderio di tornare in Scozia ed abbracciare così la consapevolezza di aver potuto contribuire ad una giovinezza serena e felice del piccolo Willie che dovrà tuttavia dire addio (o più probabilmente un arrivederci?) al suo adorato “Mckenzie”, desideroso dopo tutto questo tempo di poter finalmente tornare a casa. Lo sconforto di Willie è quasi commovente, soprattutto nella dolcezza della sua ingenuità che lo porta a guardare Jamie con talmente tanta ammirazione da voler emulare tutto di lui, persino le complesse idee politico/religiose che nemmeno comprende.

Willie: “I want to be a stinky papist too!”

Questo quarto episodio può essere definito come un intenso excursus di eventi di vario spessore che intrattengono e soddisfano gli appassionati della serie. Un bel mix di malinconia e tensione intervallate da momenti di serenità e tenerezza. C’è anche spazio per la passione in questo episodio, passione “in senso biblico” si intende: ritorna infatti in Outlander il sesso esplicito che è sempre stato un elemento di forte caratterizzazione di questo show. Jamie ancora una volta si rivela quel personaggio brillante da dieci e lode: camaleontico, cangiante, in grado di adattarsi alle situazioni più disparate e capace di estrapolarne il meglio senza lasciarsi travolgere dagli eventi ma accettandone lo status quo.

Poco spazio è stato dato invece a Claire e alla sua storyline, a cui è stata ritagliata una finestrella abbastanza misera. E forse è giusto così, perché si sentiva la forte necessità di pareggiare i tempi con gli avvenimenti del XVIII secolo. È possibile tuttavia ricavarne degli elementi di un certo spessore: a parte il dolce fiorire del sentimento tra Roger e Brianna e il lento rinsaldarsi del rapporto tra la ragazza e sua madre, salta nuovamente all’occhio la staticità del personaggio di Claire, paradossalmente in forte antitesi con quello del suo amato Jamie. Dimentica della sua vita americana, dei suoi amici e persino dei suoi pazienti accantonati in un minuscolo angolino della sua mente, la donna ha testa e cuore solo per la strenua ricerca di Jamie.

Porcamiseria
  • 8.5/10
    Storia - 8.5/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 8.5/10
    Emozione - 8.5/10
8.2/10

In Breve

Un intenso excursus di eventi che si susseguono anno dopo anno raccontandoci gli aspetti più significativi che hanno caratterizzato la vita di Jamie dopo la prigionia. Un Sam Heughan in forma smagliante in grado di caratterizzare sempre meglio il suo bel personaggio. Un episodio che intrattiene, in grado di alzare e abbassare l’attenzione nel momento opportuno e che scorre con un ritmo rapido ma gradevole.

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Porcamiseria

8.2

Un intenso excursus di eventi che si susseguono anno dopo anno raccontandoci gli aspetti più significativi che hanno caratterizzato la vita di Jamie dopo la prigionia. Un Sam Heughan in forma smagliante in grado di caratterizzare sempre meglio il suo bel personaggio. Un episodio che intrattiene, in grado di alzare e abbassare l’attenzione nel momento opportuno e che scorre con un ritmo rapido ma gradevole.

Storia 8.5 Tecnica 7.5 Emozione 8.5
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