Outlander3×03 All Debts Paid

Il deterioramento del matrimonio di Claire e Frank sfocerà anno dopo anno in un crescendo di tensioni e screzi che alla lunga si tramuteranno in una rottura definitiva. Jamie si fa carico della difficile situazione in cui versano i suoi compagni Highlander nella prigione di Ardamuir tentando di instillare un rapporto di fiducia con il Governatore Gray.

7.7

La brusca accelerazione temporale che ha interessato la storyline americana in questo terzo episodio ci avvicina sempre più al tanto sospirato ricongiungimento con quella scozzese. Tutti sapevamo – o per meglio dire speravamo – in uno sviluppo di tale portata. Procrastinare in maniera eccessiva l’inevitabile ritorno a una struttura narrativa unica e corale avrebbe ottenuto come risultato quello di allungare eccessivamente il brodo, relegando gli eventi più succosi esclusivamente all’ultima manciata di episodi. Visti i recenti sviluppi, tuttavia, non può mancare molto al riavvicinamento delle due linee temporali.

Così come gli anni sfioriscono sempre più velocemente uno dopo l’altro, così accade in maniera quasi speculare al matrimonio di Claire e Frank. Le radici del loro rapporto sono ormai divelte del tutto da quel terreno di fiducia e reciproca comprensione che avevano tentato invano di ricostruire con tempo e pazienza. Il comune accordo di salvaguardare in apparenza la loro relazione, pur mantenendo segretamente una vita coniugale separata, si traduce mano a mano in tiepidi tentativi di scarso successo, incapaci di reggere quel banale teatrino di finzione che fallisce nel compito di ingannare chicchessia.

Claire è completamente versata nel suo nuovo lavoro, nel suo ruolo ormai affermato di medico-donna conquistato con così tanta passione e perseveranza in un mondo che, a piccoli, microscopici passi, si sta muovendo verso l’uguaglianza tra i sessi.

Frank, dal canto suo, è pienamente assorbito dalla sua vita extraconiugale che spesso interferisce nelle relazioni interpersonali di Claire, traducendosi in una fonte di totale imbarazzo e mortificazione per la donna. Le tiepide scuse, abbozzate da Frank per giustificare i suoi comportamenti alquanto discutibili, denotano una totale noncuranza del patto stretto con la moglie sulla discrezione da mantenere in pubblico, sottolineando ancora di più quel perpetuo logorio del loro rapporto, nel quale ormai persino il rispetto reciproco sembra venire meno.

Il rispetto è quella linea di demarcazione che mai dovrebbe essere superata, sicuramente non da due persone che hanno condiviso quello che loro hanno condiviso. L’ultimo confronto tra i due mette tuttavia a nudo le gravi mancanze di Claire, sottolineando pesantemente quanto anche lei non sia stata esente da colpe in questi anni.

La staticità asfittica della sua “forma mentis” è stata in realtà la causa scatenante dei riprovevoli comportamenti di Frank durante gli anni; Claire non ha mai dimostrato di voler cambiare, di voler dare una svolta al proprio passato cercando quantomeno di accantonarlo per tentare di vivere una vita il più possibile felice e serena con Frank e Bree. Il pensiero di Jamie è l’unica cosa, assieme forse al suo lavoro, che sembra farsi spazio nella sua mente; la sua assenza si è sempre tradotta in una distanza tanto fisica quanto spirituale, percepita fortemente e profondamente dalla propria famiglia.

Frank: “Might you ever forgotten him with time?”

Claire: “The amount of time doesn’t exist.”

Contrariamente al comportamento piuttosto statico e quadrato mantenuto con ostinazione da Claire, questo episodio sottolinea ancora una volta, come in passato, quanto Jamie sia invece un personaggio molto più incline al cambiamento.

Non è certo uno shock infatti trovarsi di fronte ad un Jamie completamente rinsavito rispetto a quella pallida e sbiadita copia presentataci nello scorso episodio. Il dolore è latente dentro di lui, sopito ma non scomparso del tutto, questo è palese. Tuttavia, il ragazzo ha deciso di scrollarsi di dosso la sua frustrazione, di sfruttare al massimo la propria posizione e la fama acquisita a Prestonpans per dedicarsi al miglioramento delle pessime condizioni di vita in cui versano i suoi sventurati compagni sopravvissuti al massacro di Culloden, rinchiusi come lui nella prigione di Ardmuir.

I topi, lo scorbuto e la scarsità di cibo regnano sovrani nelle celle gremite di prigionieri, che oltre alla privazione dei principali beni di sostentamento materiali si vedono privati anche della loro identità. Il governo inglese ha l’evidente intenzione di sradicare qualsiasi residuo di cultura highlander rimasta ancorata al territorio scozzese, arrivando persino a promulgare il divieto di indossare il Tartan, uno dei simboli principi delle Highlands.

Jamie si fa per tanto carico delle sofferenze dei suoi compagni cercando di instillare un rapporto di fiducia con il governatore della prigione, stringendo patti e facendo accordi di vario genere. L’espressione greve e corrucciata del viso sembra quasi far parte di uno status symbol disegnato apposta per l’occasione, creando di proposito un personaggio temuto da tutti, persino dalle guardie inglesi che ben si guardano dall’istigare il capo dei ribelli, il temuto “Mo Dubh”.

Il rapporto di fiducia e rispetto reciproco instaurato con il nuovo governatore, il giovane Gray che lui stesso aveva salvato anni prima dalla sua gente, ci regala diversi minuti di intense confessioni a cuore aperto: per un breve istante, svestiti dell’abito che impedisce a entrambi di esprimere i propri sentimenti, Jamie e Gray si permettono un momento di debolezza raccontandosi dei propri affetti perduti e della mancanza straziante che ne deriva.

Entrambi capiscono quindi di non essere poi così diversi nonostante le condizioni antitetiche di carceriere e prigioniero, di inglese e scozzese, perché alcune condizioni dell’essere umano sono universali e indipendenti da tutto e da tutti.

Jamie: “Perhaps, the greatest burden lies in caring for those we cannot help.”

Contrariamente a quanto accaduto nei precedenti, in questo terzo episodio il ritmo si presenta molto intenso, decisamente più movimentato e incalzante rispetto a quanto ci era stato presentato nei primi due. Questo probabilmente perché la “prefazione” della terza stagione sembra ormai agli sgoccioli e la serie sta finalmente cominciando ad addentrarsi nel vivo della storia. Tuttavia un piccolo monito: come già accaduto per Dougal Mckenzie, anche nel caso di Frank l’impressione data è che l’addio ad un personaggio di tale spessore non sia stato trattato con i tempi, le modalità e la giustizia dovute. Il destino dell’uomo era già segnato, questo lo sapevamo tutti, ma forse in questo caso ricamarci un po’ sopra non sarebbe apparso poi così sbagliato. Due pollici bene bene in alto per il governatore Gray che si presenta fin da subito come un soggetto forte, risoluto e positivo. Ci piace assai, per tanto speriamo che abbia vita lunga all’interno di questa terza stagione!

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Porcamiseria
  • 7.5/10
    Storia - 7.5/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
7.7/10

In Breve

Un terzo episodio molto più ritmato e incalzante rispetto ai precedenti grazie all’incedere più rapido della storyline americana che a passi veloci sta mano a mano raggiungendo quella scozzese. Un vero peccato che gli autori non abbiano dato il giusto e meritato addio a Frank, ma un grosso plauso a loro per l’introduzione del governatore Gray, un nuovo personaggio forte e positivo che sembra ben amalgamarsi nel contesto della serie.

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8.83/10 (6 votes)

Porcamiseria

7.7

Un terzo episodio molto più ritmato e incalzante rispetto ai precedenti grazie all’incedere più rapido della storyline americana che a passi veloci sta mano a mano raggiungendo quella scozzese. Un vero peccato che gli autori non abbiano dato il giusto e meritato addio a Frank, ma un grosso plauso a loro per l’introduzione del governatore Gray, un nuovo personaggio forte e positivo che sembra ben amalgamarsi nel contesto della serie.

Storia 7.5 Tecnica 7.5 Emozione 8
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