Outlander2×13 Dragonfly in Amber

Da una parte la battaglia di Culloden che incombe. Dall'altra il XX secolo. Il tredicesimo episodio è un susseguirsi di eventi passati e presenti che si intersecano l'uno con l'altro portando il finale verso un crescendo di emozioni. Facciamo la conoscenza dei tanto chiaccherati Brienne e Roger in quest'ultimo episodio, che saranno sicuramente validi protagonisti nella prossima stagione. Craigh Na Dunn sarà la vera e propria Mecca per tutti i protagonisti.

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Prima della consueta pausa per l’Indipendence Day, avevamo lasciato Outlander in sospeso, in bilico sopra un crepaccio che torreggiava sull’inevitabile battaglia di Culloden. Gli appassionati della serie hanno messo momentaneamente l’ansia pre-finale in stand by per due lunghissime settimane, convinti di poter sfogare tutta questa trepidante frustrazione nel tredicesimo episodio. Grandissimo, monumentale sbaglio. Della battaglia di Culloden nemmeno l’ombra. Non uno scontro, uno scorcio della fanteria arrembante, niente ammassi di corpi senza vita. Perchè questo season finale è stato concepito in maniera totalmente diversa da come tutti quanti avevamo prospettato. Alt, tiriamo un attimo il freno! Niente sospiri di sollievo. Certo, non siamo stati partecipi delle spade sguainate e dei corpi sanguinolenti, ma non per questo la battaglia di Culloden ha influenzato meno la nostra trama.

Il tredicesimo episodio ha una struttura inusuale e a se stante rispetto a tutti gli altri: per 90 minuti abbiamo a che fare con il sinuoso incedere di passato e presente che si inanellano scambievolmente in un concatenarsi di eventi strettamente legati l’uno all’altro. E’ come se tramite l’intreccio delle due diverse epoche, gli autori vogliano trascendere la logica dello spazio-tempo raccontandoci la trama balzando continuamente da un periodo l’altro, dando l’impressione di una continuità narrativa tra i due ceppi temporali.

Da una parte siamo intrappolati nella mattina del 16 Aprile 1747, a poche ore dal fatidico evento che avrebbe segnato per sempre la scomparsa della cultura highlander. Claire, Jamie e Murtagh vivono ormai in uno stato di ansia perenne, tesi come la corda di un violino. Sono consapevoli che di lì a poco si consumerà un massacro. Il principe Charles non vuole sentire ragioni: le sue velleità integraliste sono salde più che mai. L’ultimo, disperato tentativo di Claire per tentare di salvare la situazione, conduce Jamie a commettere un disperato omicidio. Avendo accarezzato l’idea di avvelenare il principe, marito e moglie sono stati colti in flagrante da Dougal durante i loro discorsi complottisti. Mai uomo fu più patriottico e fervente idealista di Dougal Mckenzie. Preferirebbe essere fustigato a morte piuttosto che contemplare qualcosa di così ignominioso come il tradimento. Lo scontro è inevitabile ed è Jamie ad avere la meglio.

Outlander 2x3 Dragonfly in Amber recensione

Ecco quindi la definitiva uscita di scena di Dougal, forse un po’ affrettata, quasi arrangiata alla buona, che ci lascia un po’ l’amaro in bocca per quanto improvvisa e poco curata, ma ci lascia anche il ricordo di un personaggio in chiaroscuro, caratterizzato da luci ed ombre, con però una connotazione ben precisa e magnificamente costruito, in possesso di un piglio e una personalità discutibili ma sempre apprezzabili . Dall’altra parte invece siamo balzati in avanti di vent’anni rispetto al momento in cui Claire è tornata nel XX secolo.

Qualche rughetta in più, due ciuffi di capelli bianchi e una vaporosa capigliatura in tipico stile anni sessanta. Nonostante i piccoli cambiamenti dettati dell’incedere del tempo, l’inconfondibile figura alta e sottile è sempre la stessa. A dispetto dei lunghi anni trascorsi, pare che il tempo si sia quasi fermato. La cornice in cui si trova Claire è sempre la stessa. Sembra quasi che la Scozia attiri a sè la nostra protagonista quasi some una calamita al ferro, come se il destino le lanciasse dei segnali che attraversano mari e continenti per farle capire che in realtà è quello il posto a cui appartiene. Vent’anni trascorsi in America, una terra così diversa e lontana per provare a cancellare quello che è stato, per cercare di vivere nel presente e non negli echi di un passato troppo lontano, lontano due lunghissimi secoli.

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Ma il destino ancora una volta la trascina in quella terra tanto amata, patria di ricordi impossibili da dimenticare. La ricorrenza in questo caso è il funerale del reverendo Wakefield. Ed è proprio in questa occasione che facciamo la conoscenza di Roger, figlio adottivo del reverendo. Un giovanotto alto e barbuto dai modi posati e cordiali. Tuttavia il suo sorriso caldo e i vispi occhietti acquosi hanno un che di già visto: Roger è infatti la versione adulta di quel bambino incontrato proprio lì vent’anni fa. A fare capolino alla veglia, scorgiamo però un viso mai visto, totalmente inedito: uno sguardo fiero e risoluto inscritto all’interno di un volto color porcellana, contornato da lunghi e fluenti capelli rossi.

Affianco a Claire conosciamo Brienne, sua figlia, la cui paternità ci è chiara fin dal primo momento. Non c’è bisogno di parole ed espedienti narrativi per farci capire quanto di più lampante possa esserci alla luce delle evidenti apparenze: Bree è figlia di Jamie, uomo a lei sconosciuto ma tanto amato dalla madre, rimasto intrappolato in un ricordo lontano, una realtà remota ma ancora viva più che mai nella sua memoria.

Bree è sveglia, frizzante e assetata di conoscenza. Laureanda alla facoltà di storia, sembra che questa passione le sia stata trasmessa da Frank, colui che ha sempre creduto essere il suo vero padre, della cui morte veniamo a conoscenza ad inizio episodio.

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Il motivo che l’ha spinta ad intraprendere questo viaggio insieme a Claire,traspare mano a mano con sempre più chiarezza durante il trascorrere dei minuti. Per tutta la vita, Bree ha sempre percepito un sorta di distacco dalla madre, come un sottile muro di distanza attraverso il quale nessuno poteva fare breccia, impossibile da scalfire.

Non si tratta di freddezza o indifferenza, questo no di certo, ma è come se a volte Claire volasse lontano con il pensiero, lontano da quella che è la vita reale, come se il suo sguardo non mettesse a fuoco ciò che la circonda, come se vedesse senza guardare realmente, vivendo quasi in un mondo tutto suo. Bree vuole finalmente vederci chiaro in questa faccenda e per questo trova in Roger un valido aiuto per decifrare una curiosa lettera spedita molti anni prima da suo padre, il reverendo, e che forse avrebbe fatto luce sul mistero che ha sempre avvolto sua madre. Bree in effetti ci ha sempre visto giusto.

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Mentre lei e Roger scavano in una cantina polverosa in cerca di indizi, Claire ripercorre i luoghi che più hanno messo alla prova le sue emozioni quando ancora stava vivendo la più straordinaria delle avventure. Quasi come galleggiando in una bolla solitaria, Claire si trascina di luogo in luogo rivivendo dentro di sè le parole e i momenti felici vissuti con tutti coloro che ha imparato ad amare, che ancora rieccheggiano alte e potenti nella sua memoria.

Quella ricciuta testolina rossa non se l’è mai tolta dalla testa, non importa se siano passati 20 anni o due secoli. Quando si ferma sull’uscio di una Lallybroch ormai in rovina, alza lo sguardo verso l’orizzonte e vede l’alta figura di Jamie stanziarsi sotto l’arco di pietra dell’ingresso, concretizzando con l’immaginazione il suo più grande desiderio .

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La scena è di una potenza travolgente almeno quanto il momento in cui ci viene mostrata Claire girovagare tra le lapidi della piana di Culloden, fermandosi davanti a quella della famiglia Fraser. Trascorre ore a disquisire animatamente davanti alla lapide, quasi come se lo spirito di Jamie fosse lì accanto a lei con l’orecchio teso, raccontandogli della sua vita, di Bree e tutto il resto, parlando in maniera aperta, emotiva e spontanea come non aveva mai fatto con nessuno negli ultimi vent’anni.

Ed è proprio in queste scene, quando Claire rivive le sensazioni legate a Jamie e agli eventi del 1700, che si nota in maniera impressionante l’importanza della musica in questo episodio. Le immagini del presente, del frizzante brio rivoluzionario sessantottino, sono accompagnate da un tipo di musica inusuale per Outlander: stralci di blues e jazz mescolati con un po’ di ritmo rocckeggiante. Quando però vengono trattate scene legate al passato di Claire, a Jamie e alle amate Highlands, i toni tornano più epici, la musica più tradizionale e la cornamusa l’indiscussa diva del palcoscenico.

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Quando madre e figlia si rincontrano è tragedia. Bree ha scovato un vecchio taglio di giornale assai compromettente. Le accuse volano pesanti nell’aria. La convinzione che ci sia stato un altro uomo nella vita della madre non gliela toglie nessuno. Messa con le spalle al muro, Claire decide di raccontarle la sua storia, quella che l’ha portata a conoscere ed amare Jamie Fraser, il suo vero padre.

L’assurdità del suo racconto incrina ulteriormente il rapporto tra le due. Bree non sa se interpretare la storia dell’ Highlader del XVIII secolo come una colossale baggianata inventata sul momento con il solo scopo di salvare la faccia o come una semplice malattia mentale. Alla fine però la ragazza è costretta a ricredersi. Se scetticismo e pragmatismo non si possono scalfire con un semplice atto di fede, non c’è niente di meglio che vedere con i propri occhi e credere a quello che ritenevamo impossibile.

Outlander 2x3 Dragonfly in Amber recensione

Claire, Roger e Bree si dirigono così al luogo dove tutto è cominciato, Craigh Na Dunn, e per un istante fanno in tempo a scorgere Gilleis attraversare il cerchio di pietre. Proprio così Gilleis, l’amica mezza matta, mezza strega che Claire aveva incontrato nel 1700, prima che venisse arsa viva su una pira.

Anche nelle sue vesti originarie di donna del XX secolo, non si è certo smentita, e ci mostra una personalità perfettamente calzante al personaggio che avevamo conosciuto nella prima stagione: donna indipendente, idealista e caparbia, Gilleis non si cura della casa ne tantomeno dei suoi doveri di moglie, preferendone invece i dinamici comizi sull’indipendenza scozzese e taccuini pieni di appunti e calcoli sui viaggi nel tempo.

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Parallelamente a questi avvenimenti, esattamente due secoli prima, Jamie sta conducendo Claire nello stesso identico luogo, Craigh Na Dunn. Mentre i primi colpi di cannone iniziano a riempire l’aria con un frastornante fragore, ci viene proposta una scena talmente carica a livello emotivo, che se dovessimo fare un parallelismo con il nostro sistema di valutazioni, si accollerebbe 5 fazzoletti con lode.

Per Claire è tempo di mantenere la promessa fatta anzitempo a Jamie. Se non fossero riusciti nell’intento di impedire la battaglia di Culloden, lei avrebbe dovuto tornarsene a casa. La sua prima casa, nel suo vero tempo, assieme all’uomo che sapeva avrebbe protetto lei e il figlio nascituro. Ma ormai è quella il suo posto. La casa che ha imparato a conoscere è lì, assieme all’uomo che ama, l’amore della sua vita.

Come farà a spiegare quello che è successo? Come potrà vivere la sua vita fingendo che nulla di tutto questo sia mai accaduto? Con le lacrime che le rigano copiosamente il volto, Claire implora Jamie di seguirla, di fare con lei questo salto. Ma tutti sappiamo che il temperamento di Jamie non gliel’avrebbe mai permesso. La sua coscienza non sarebbe in pace nella consapevolezza di abbandonare i compagni d’armi alla mercè del nemico. E poi è questo il suo tempo, non potrebbe vivere altrove. Con le parole più poetiche, emozionanti ed espresse nella maniera più autentica e profonda che si possa immaginare, Jamie le promette che prima o poi la troverà, non importa quanto tempo dovrà passare.

Outlander 2x3 Dragonfly in Amber recensione

Dopo aver consumato con la più veemente irruenza e passionalità un fugace amplesso ai piedi delle pietre, con il cuore colmo di amore e tristezza  si incamminano lentamente verso le pietre tenendosi per mano, senza lasciarsi mai, nemmeno nel momento in cui Claire poggia la mano sul cerchio per poi sparire per sempre.

Jamie:” But i’ll find you. I promise. If i have to endure two-hundred years of purgatory, two-hundred years without you, then that is my punishment that i have earned for my crimes, for i have lied,killed, stolen,betrayed and broken trust. But when i stand before God, i’ll have one thing to say to waight against all the rest. Lord you gave a rare woman. And God i loved her well.”

La seconda stagione si chiude dunque qui. Grazie alle ricerche di Roger, Claire è felice della consapevolezza che Jamie possa essere sopravvissuto alla battaglia di Culloden e che quindi dovrà a tutti i costi tornare indietro per poterlo riabbracciare dopo vent’anni. L’evoluzione che ha avuto Outlander in questa seconda stagione è stata evidente, monumentale. Se in quella precedente l’amore di Claire e Jamie era trattato in modo più aleatorio, quasi esclusivamente dipendente dalla lussuriosa passionalità che li distingueva, vista la natura ancora acerba del loro amore, in questa seconda stagione ne vediamo invece la lenta maturazione. Un rapporto che deve superare difficoltà più dure e provanti rispetto alle precedenti: dalla complessa e fragile situazione psicologica di Jamie ai complotti di corte, dalla morte del primo figlio alla lotta per l’indipendenza. Un amore fresco, embrionale e ancora immaturo è facile da vivere, da gestire. Ciò che è più difficile è la capacità di coltivare questo amore nel tempo, far sì che duri e si rinnovi nonostante le divergenze e le avversità della vita. Ed è proprio ciò che Jamie e Claire hanno fatto anche a distanza di due secoli. Il nostro percorso con Outlander si chiude momentaneamente qui. Ci lasciamo quindi con la voglia matta di sapere come proseguirà la storia e con la consapevolezza di aver appena concluso un’altra stagione eccezionale. Arrivederci all’anno prossimo Sassenachs!

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