Orange Is The New Black4×02 Powersuit – 4×03 Don’t Say Anything

Mentre Piper si rende sempre più ridicola agli occhi della prigione, Maria Ruiz diventa la nuva jefa, acquisendo un ruolo di primo piano in questa quarta stagione. Tra i privilegi di Judy King, l'insofferenza di Red e il dolore di Doggett, l'arrivo di un drone riporta l'attenzione sul segreto noir di Alex, il quale rischia di essere svelato da Lolly, sempre di più in lotta con i fantasmi della propria mente.

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Powersuit

Con il grido “Dov’è Sophia Burset? inizia la riunione tra il personale penitenziario e le detenute a Litchfield. Caputo vende promesse vane ed oggetti inutili per affrontare una situazione problematica come il sovraffollamento. Durante questo meeting, l’unica a trovare un vantaggio in questo ginepraio umano è Blanca. Grazie alle nuove arrivate, le domenicane sono in maggioranza sulle altre. Per la prima volta, nel carcere, non più le bianche né le black girls hanno la supremazia, bensì le latine. Ma il discorso di Blanca è ancora più nazionalistico: non parla dell’universo ispanico, ma della Repubblica Dominicana. Questo appello patriottico innesca uno dei tanti flashback che ci ha permesso, nel corso delle stagioni di Orange is the new black, di valicare i confini angusti della prigione, conoscendo il background dei personaggi. Ora è il momento di Ruiz.

Succube parziale di un padre che aveva reso la bandiera domini anna unica sua ragione di vita, cresciuta nell’ambiente di un cartello non diverso da quelli messicani o colombiani, Maria prova disgusto verso l’operato e l’ideologia paterni. Se da bambina era spettatrice passiva di questo fanatismo ideologico, appena divenuta adolescente non tarda a provocare una ribellione. Ruiz scappa di casa, da quel padre cieco che non vedeva quanto fosse simile a chi criticava. Maria scappa da quella prigione nazionalistica che era diventata la sua casa e il suo contesto sociale. Scappa, e lo fa innamorandosi proprio di un messicano. Esplorando il suo retroscena biografico, ci rendiamo conto di quanto le parole di Blanca siano, in un primo momento, ripugnanti. Lei non sarà come suo padre. Lei non sventolerà nessuna bandiera. Ma le offese di Dayanara, l’appellativo Dementecane di Aleida, iniziano a provocare quel pizzico di risentimento che è alla base di ogni estremismo ideologico. E così, dopo aver ostacolato la spinta nazionalistica di Flores, dopo aver predicato l’uguaglianza tra tutti i mestizos, un evento scatenante dà l’avvio alla metamorfosi di Maria. Blanca viene aggredita e, a questo punto, negli ultimi minuti dell’episodio, avviene l’inversione di tendenza. Sventola, altera, la bandiera domenicana, diviene la copia di suo padre, incarna quei principi che aveva odiato. Diventa la nuova jefa. La vera jefa, visto che sa come si mantiene il comando, avendo vissuto in un ambiente malavitoso, al contrario di Piper, il cui profilo di gangster non le si addice e il cui potere è solo un’illusione.

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Suggestivo il dialogo con Red che le consiglia come comportarsi, ma allo stesso tempo marca la differenza tra sé e Piper. Red ha il potere. Piper ha avuto solo un’occasione di vendicarsi, dopo essere stata derubata. I discorsi di Red sono da sempre topici a Litchfield e ogni volta diventano citazioni memorabili. Questo caso non fa eccezione.

Per quanto riguarda le altre storyline, iniziamo con Judy King. Judy incarna quell’odioso e irritante 1% privilegiato, insensibile verso gli altri, protagonista di un egotismo referenziale assoluto. Judy si nasconde dietro un falso perbenismo, in un atteggiamento ipocrita che getta un’ombra oscura sulla sua persona. Sua compagna di stanza è Yoga Jones, l’antitesi perfetta a quel simbolo becero di capitalismo che è Judy. La domanda ora è: chi influenzerà chi? Sarà Yoga a viaggiare sulla via del materialismo o Judy entrerà nel mondo ascetico?

Intanto, viene esplorata sempre di più l’amicizia tra Big Boo e Doggett, vera punta di diamante di Orange is the new black. Grazie all’interpretazione magistrale di Taryn Manning che nel corso di queste quattro stagioni ci ha regalato performance assolutamente eclettiche, il dolore di Doggett viene rappresentato in modo sublime. Si è creata una forte empatia per la storyline di questo personaggio che, attraverso un silenzio monosillabico, uno sguardo carico di tristezza, quel cappuccio in testa -simbolo di chiusura verso l’esterno- ci trasmette il peso che ha sul cuore. In questo episodio, vediamo Doggett preoccupata per la muova autista del furgone: Maritza. Ma la profondità di Doggett viene surclassata dalla frivolezza di Maritza, in un dialogo fortemente significativo. Il contrasto che si crea tra le due è subito evidente. La distanza tra loro rende lampante quella sensazione indescrivibile, a metà tra l’apatia e la vergogna, che si prova dopo un sopruso e che trova la sua definizione perfetta in Not anymore. Un dialogo cult di questo episodio.

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Powersuit si aggiudica 4 porcamiseria, per aver avuto come base dell’intero plot building una commistione tra tragico e comico, da sempre carta vincente di Orange is the new black.

Maritza: So you like ducks?

Doggett: No, not anymore.

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Don’t Say Anything

Personalità titaniche ed antitetiche, Red e Judy arrivano, già dopo pochi minuti di conoscenza, ad uno scontro preannunciato. La prima materna, giusta, lavoratrice, la seconda snob ai limiti del possibile, politicamente scorretta su ogni fronte. Con questi presupposti, un conflitto era prevedibile, come anche la polemica di Red per i mille benefici della King e per le premure di Healy.

Fan sfegatata di Judy King è, più di tutte, Poussey che, appena vede il suo idolo, non è in grado di spiccicare parola. Manifestazione ingenua di stima verso una persona che non la merita. Judy, infatti, senza pensarci due volte, non esita a chiamarla ritardata, deridendo tutte le regole di un fair play morale. Perciò Brooke interagisce con Judy, per farle avere una percezione diversa della sua amata. Una percezione diversa, sì, peccato che sia quella sbagliata. Infatti, dal flashback esplicativo apprendiamo una sfumatura del carattere di Brooke: tende a mistificare la realtà. Poussey, quando scopre che la sua ragazza l’ha dipinta in modo così sbagliori, lei che è così istruita e cosmopolita, ne è fortemente delusa. Ciò che fa male è che proprio Brooke, l’idealista di Litchfield, sia stata vittima di cliché e stereotipi degradanti e retrò che vedono le black girls sempre povere e figlie di tossiche. Insomma, per la prima volta, problemi in paradiso.

Intanto, Piper continua stoltamente ad atteggiarsi a grande boss, con conseguenze negative. Inizia a perdere le sue collaboratrici e rifiuta l’offerta di Maria, con risposte del tutto fuori luogo. Cara Piper, fare là gangster non fa proprio per te. Incapace a riconoscere gli amici e a controllare i nemici, l’unica cosa che interessa a Chapman è alzare la voce e dare un’immagine di sé del tutto non conforme alla realtà. Purtroppo, ha alzato la voce con la persona sbagliata, con una che è cresciuta tra i boss, nell’ambiente del cartello, non in un bel quartiere residenziale. Maria, infatti, avendo da poco riscoperto il proprio retaggio, non si fa scalfire dalle parole di questa biondina, ma contrattacca. Come quello di Red, il potere di Ruiz non è un’illusione, in quanto ha come sua base un rancore di fondo molto pericoloso. Questa Piper, poco intuitiva e superficiale, ha già paura.

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Assistiamo ad un mini dialogo tra Piper ed Alex, molto lontane in questo inizio di stagione, non solo per un diverso livello di profondità delle loro storyline, ma anche per un differente spessore personale. Alex esita, vorrebbe confidarsi, ma resta reticente verso quel boss delle mutandine, ora così ridicolo e patetico. La Vause, infatti, ha problemi più gravi a cui pensare. Dopo una breve pausa dall’intensa avventura noir che aveva reso complici Lolly, Alex e Frida, l’arrivo di un drone innesca un meccanismo di paranoia. Da parte di chi? Della silenziosa Alex? Della navigata Frida? Certo che no. La stravagante Lolly inizia ad avere seri problemi per metabolizzare quanto è accaduto, e sarà difficile calmarla.

L’episodio si presenta ben calibrato, con Piper e Ruiz, la cui faida sarà il successivo focal point, i dispetti di Red ai danni di Judy, la delusione di Poussey per Brooke. Menzioniamo, come colonne portanti dell’asse comico (non solo dell’episodio, ma di tutta Orange is the new black), il bizzarro incontro tra Morello e suo marito e l’entusiasmo di Taystee, per il suo nuovo lavoro da segretaria.

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Questo episodio appare preparatorio per due sviluppi portanti del plot building: il potere delle dominicane e il cadavere in giardino che, per certi versi, ci ricorda molto Desperate Housewives, in cui i panni di Lolly li vestirebbe molto bene Susan. Quattro porcamiseria per un episodio che ci ha fatto sorridere, riflettere e preparato al peggio, nel tipico stile di Orange is the new black.

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