Orange Is The New Black3×01 Mother’s Day

È in questo periodo che Netflix gioca le sue carte migliori: non abbiamo ancora finito con il binge-watching di Sense8 e subito veniamo catapultati per il terzo anno consecutivo nelle vicende del carcere femminile di Litchfield, con questa puntata che – ve lo dico subito – si è rivelata assolutamente non all’altezza delle aspettative, effettivamente abbastanza elevate considerando i […]

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È in questo periodo che Netflix gioca le sue carte migliori: non abbiamo ancora finito con il binge-watching di Sense8 e subito veniamo catapultati per il terzo anno consecutivo nelle vicende del carcere femminile di Litchfield, con questa puntata che – ve lo dico subito – si è rivelata assolutamente non all’altezza delle aspettative, effettivamente abbastanza elevate considerando i livelli eccellenti delle precedenti stagioni.

Le prime due stagioni erano profondamente diverse tra di loro: se nella prima stagione la vicenda era focalizzata quasi esclusivamente sull’adattamento di Piper (una bravissima Taylor Schilling) alla vita estremamente dura del carcere e sulla difficile convivenza con le altre detenute, nella seconda stagione Orange Is The New Black è diventata a tutti gli effetti una serie corale; pertanto, tutti coloro che fino ad allora erano stati dei semplici comprimari sono stati elevati a protagonisti veri e propri della narrazione, e noi abbiamo imparato ad apprezzarli grazie anche – e soprattutto – ai flashback sempre riuscitissimi, che hanno contribuito a delineare dei personaggi estremamente ben caratterizzati.
Per questo motivo, ho assolutamente amato in ugual misura entrambe le stagioni precedenti, così profondamente diverse tra loro nelle modalità narrative e allo stesso tempo così omogenee a livello di atmosfera e tematiche trattate (complice anche il taglio marcatamente dramedy che è stato fin dall’inizio uno dei trademark della serie).

crazy eyes

Ma quindi cosa non ha funzionato in questa prima puntata della terza stagione?

Premettiamo che tutto l’episodio è incentrato, come si evince dal titolo, sulla festa della mamma, che costituisce il filo conduttore intorno al quale si intrecciano gli eventi. Pochissimi, a dire il vero.
È evidente infatti fin dai primi minuti come Mother’s Day, con la sua tematica così fortemente accentrata e comune a tutti i personaggi, sia considerabile alla stregua di un episodio filler: per 50 minuti – in una serie di soli tredici episodi – la trama principale non viene portata avanti in alcun modo, e le interazioni tra le detenute vengono ridotte al minimo.

La cosa che mi lascia ancora più perplesso, ad ogni modo, è la particolare scelta di affidare ad una puntata di questo tipo il ruolo di season premiere, che di norma dovrebbe gettare le basi per la trama della stagione e, soprattutto, invogliare lo spettatore a vedere l’evoluzione della vicenda. Purtroppo nel nostro caso – eccezion fatta per l’arrivo di un nuovo consigliere e il ritorno di Alex nel carcere di Litchfield – l’impressione è che gli autori avrebbero potuto tranquillamente inserire questa puntata in un punto qualunque della stagione.
Ed è un vero peccato che una serie ormai consolidata, con alle spalle due stagioni impeccabili dal punto di vista della scrittura (sempre coraggiosa, basti pensare al season premiere della seconda stagione in cui per un po’ avevo creduto che la stagione sarebbe stata ambientata in un altro carcere) si sia persa, con questa puntata, in un bicchier d’acqua.

sophia michael

Sia chiaro, con questo non voglio dire che in alcuni punti la puntata non mi abbia emozionato. Anzi.
C’è da dire, infatti, che il Mother’s Day nel carcere di Litchfield è tutto fuorché un’occasione per festeggiare. A parte rarissime eccezioni (Poussey e, sebbene da un punto di vista completamente diverso, Sophia) emerge viceversa un quadro complessivo in cui le ferite causate dalle relazioni madre-figlio estremamente problematiche sono ancora aperte e ben vive nella memoria.

Come da sempre accade nella serie, tematiche delicate di questo tipo vengono trattate in modo estremamente riuscito – più seriamente dove la situazione lo richiede, e con toni più leggeri per stemperare l’amarezza che pervade tutta questa season premiere – e sicuramente al di fuori degli stereotipi del genere.
Basti pensare alla sequenza, estremamente grottesca e allo stesso tempo la più riuscita di questa prima puntata, in cui Pennsatucky si ritrova nel prato al di fuori della struttura a scambiare quattro chiacchiere sui cinque aborti avuti in gioventù insieme a Big Boo – nelle vesti di clown e, per una volta, di saggio consigliere. A modo suo, perlomeno.

Pennsatucky big boo

Per il resto, la puntata ci mostra, alternando i punti di vista delle varie detenute – sia attraverso l’utilizzo dei già citati flashback che attraverso le visite nel carcere – il rapporto delle stesse con le loro madri o con i loro figli,  ma lo fa con una carenza di spunti (sia ironici che drammatici) che mai mi sarei immaginato in una serie di questo calibro, per la quale – lo ammetto – le aspettative sono sempre estremamente alte.

Nota di merito va, invece, all’attitudine sempre più corale della serie: se nel season premiere della seconda stagione la storia era incentrata interamente su Piper (devo dire, però, con tutto un altro risultato), in questo episodio appare per poco più di una manciata di minuti.

Personalmente non ho alcun dubbio sulle capacità degli scrittori di creare, anche in questa stagione, un intreccio soddisfacente. Non posso perdonargli, però, il fatto di averci consegnato un season premiere in cui al termine della puntata ci si ritrova esattamente nello status quo iniziale. Purtroppo (e lo dico a malincuore), conoscendo le potenzialità della serie – che finora non mi aveva mai annoiato nemmeno nei pochissimi episodi filler – non posso che stroncare questo primo episodioIl mio voto è di due PorcaMiseria su cinque.

2

 

Sono comunque sicuro (o almeno voglio sperare, perchè se no Netflix a ‘sto giro finisci male) che mi ricrederò con gli episodi successivi, e che la trama avrà modo di evolversi e svilupparsi meravigliosamente, ripetendo il miracolo delle precedenti stagioni.


 

 

Leggendo i vostri tweet, ho notato che le prime opinioni a caldo sono davvero discordanti. C’è chi nota (e sono d’accordo) la poca interazione fra le detenute:

https://twitter.com/reeverbero/status/609664902404415488

Non manca, comunque, chi si è fatto commuovere dal finale su Poussey, unico modello positivo nel rapporto madre-figlia presentato nella puntata:

Che dire poi di Morello, sempre nel suo mondo. Anche a me fa tenerezza:

https://twitter.com/eleutheria91/status/609470678509727744

 

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