Once Upon a Time7×22 Leaving Storybrooke

Season Finale Il piano di Wish Rumple si dimostra più crudele del previsto e sconfiggerlo richiederà ad alcuni dei nostri eroi di affrontare un'ultima volta i propri demoni mentre, tra riferimenti interni e graditissimi ritorni, si sviluppa un episodio finale volto a celebrare il percorso fatto dalla serie nel corso degli anni.

8.3

Leaving Storybrooke. Una scritta che ha spesso rappresentato qualcosa di oscuro, quasi un avvertimento per chi si allontanava dalla città, condannandosi a qualche strana punizione magica per aver oltrepassato il confine e essere entrato, volente o nolente, nel Mondo Senza Magia. Eppure stavolta, alla tristezza dovuta al doversi congedare da una serie tanto imperfetta quanto coinvolgente come Once Upon A Time, si accompagna un senso di profonda soddisfazione per un series finale che, pur con dei difetti, si rivela la conclusione più adatta e coerente con l’essenza dello show.

È proprio dall’incantata cittadina del Maine che riprendiamo: la torre dell’orologio di Storybrooke nelle prime inquadrature, i nani che fischiettano e Granny che prepara il pranzo ci introducono sin da subito all’atmosfera nostalgica e autoreferenziale che avevamo assaporato in Homecoming e che, in questa seconda parte, riesce fortunatamente ad intrecciarsi a una scrittura più definita e incalzante della trama verticale, anche se il tempo limitato costringe a sorvolare su alcuni punti che avrebbero meritato un chiarimento ulteriore.

I riflettori sono puntati su coloro che nella settima stagione hanno dimostrato di avere ancora qualcosa da raccontare

Per il series finale, ovviamente, Once Upon A Time non rinuncia alla narrazione corale che l’ha sempre contraddistinto, ma allo stesso tempo sa esattamente su quali personaggi è necessario concentrarsi: se lo scorso season finale aveva dato una conclusione allo sviluppo di alcuni protagonisti, in Leaving Storybrooke i riflettori sono giustamente puntati su coloro che nella settima stagione hanno dimostrato di avere ancora qualcosa da raccontare.

Il protagonismo di Tremotino in entrambi gli episodi era praticamente d’obbligo, sia per il nemico da affrontare sia, soprattutto, per la storyline che gli è stata riservata in questa stagione, e che gli permette di lasciarsi alle spalle il consueto tentennamento che lo portava sempre a soccombere al proprio lato peggiore. Un lato peggiore che è incarnato da Wish Rumple, che con il suo egoismo e la sua folle crudeltà ha elaborato un modo per condannare all’eterna solitudine tutti i personaggi.

Come dimostra la scrittura sommaria di questo piano, tuttavia, il focus non è di certo sulle intenzioni del villain, bensì sulla distanza sempre più marcata tra le due versioni di Tremotino. Se inizialmente sembrerebbe che Wish Rumple abbia avuto la meglio su Weaver nel momento in cui lo ha privato della possibilità del lieto fine annullando i poteri del Guardiano, è evidente nel loro confronto finale che, mentre al primo non rimane altro che la propria Oscurità, il secondo può contare su ciò che l’amore di Belle gli ha insegnato, portandolo ad essere un uomo diverso.

You don’t do the right thing for a reward. You do it because it’s right.

In tal senso, la scena del sacrificio di Tremotino per salvare niente meno che colui che per secoli è stato la sua nemesi è estremamente potente: ormai certo di non avere alcuna chance di riunirsi all’amata, egli decide comunque di compiere il gesto estremo per puro altruismo, consapevole di star affrontando un destino ignoto. Ovviamente, proprio questa dimostrazione di eroismo sarà il lasciapassare per il suo lieto fine e, tra il ricongiungimento con Belle, il sacrificio in sé con i ringraziamenti commossi di Uncino e le parole finali che Regina rivolge al cadavere di colui che nonostante tutto è stato per lei amico e maestro, questo momento si impone come quello a più alto contenuto di pathos, portando lo spettatore al definitivo crollo emotivo e a una sincera commozione.

Se per l’Oscuro quest’ultima avventura è l’occasione per espiare le proprie colpe e dimostrare di essere un eroe, per Regina, il cui percorso di redenzione è ormai concluso da tempo, si tratta di un’ultima e simbolica sfida contro la pesante eredità della Evil Queen. Ovviamente, anche per scongiurare il rischio di riproporre qualcosa di visto e rivisto, niente versioni alternative per la Mills: la sua nemesi è rappresentata stavolta da Wish Henry, pieno di odio nei confronti di colei che ha ucciso i suoi nonni – perché poco importa che non fossero quelli originali, per lui erano comunque la sua famiglia.

If this is how I have to go out, showing you that there are people in this world that love you, then that’s a worthy end for me.

Una scelta perfettamente contestualizzata all’interno dell’episodio, che da un lato richiama la prima stagione, in cui Henry vedeva nella madre soltanto la Evil Queen, e dall’altro instaura un parallelismo tra i due personaggi, come dimostra la forte immedesimazione di Regina nel desiderio di vendetta e nello smarrimento del giovane, sentimenti con cui lei ha convissuto per molto tempo e dei quali è riuscita a liberarsi proprio grazie alla fiducia del figlio. Tuttavia, se dal punto di vista emotivo questa storyline non può che andare sul sicuro e centrare il bersaglio grazie all’efficace climax con cui è rappresentata, alcune perplessità sorgono per quanto riguarda la caratterizzazione di Wish Henry e la rapidità con cui perdona la sua nemica, in seguito a quella che, anche se comprensibile per esigenze di sceneggiatura e tempistiche, appare un’epifania un po’ troppo improvvisa.

Grazie alle azioni di questi due personaggi, l’avventura nel Wish Realm si conclude nel migliore dei modi e la narrazione si avvia spedita verso la conclusione vera e propria della nostra storia, una scena che si impone come summa del crescendo emotivo su cui questo series finale è stato costruito. Inaspettatamente, l’episodio prende una piega opposta rispetto a quanto suggerisce il titolo e non solo riporta tutti a Storybrooke grazie a una versione rivisitata del Sortilegio, ma addirittura riunisce ogni reame e mondo fatato in questo angolo dimenticato del Maine, che diventa a tutti gli effetti un nuovo Mondo delle Favole fuori dallo spazio e dal tempo. Ovviamente, una scelta narrativa tanto audace non è esente da difetti e non si può negare una certa delusione nel vedere completamente ignorati gli effetti del paradosso temporale creato da Robin e Alice; eppure l’atmosfera fiabesca degli ultimi minuti ci aiuta a sospendere l’incredulità e non badare alle varie incongruenze, per goderci invece il commovente congedo della serie.

Un congedo che, proprio come l’intero episodio, cerca di essere il più popolare possibile, accontentando furbescamente la maggior parte dei fan

L’incoronazione a furor di popolo di Regina per mano di una commossa Biancaneve, evidente rovesciamento della prima scena del pilot e simbolo di una nuova era alla quale tutti i personaggi guardano speranzosi, non solo ci mostra come ognuno di loro abbia trovato la propria felicità, ma diventa anche un pretesto per emozionare un’ultima volta il pubblico attraverso il ritorno dei suoi beniamini, insieme a scambi di battute e montaggi che ricordano il viaggio fatto insieme a loro nel corso degli anni e il messaggio di speranza e ottimismo che la serie ha cercato di trasmettere declinandolo in tutti i modi.

Ed è con questo emozionante saluto ai personaggi e alle familiari location di Storybrooke che si conclude definitivamente Once Upon A Time, dopo una stagione controversa che non ha mai smesso di dividere i fan. Certamente lo scorso season finale avrebbe chiuso con uguale dignità la serie, ma è evidente che adesso il quadro sia più completo e che a inciampi grossolani nella scrittura e nell’esplorazione di alcune storyline e personaggi si siano affiancate scelte narrative inedite e interessanti, che hanno riscosso un successo totalmente inaspettato dimostrando che, a dispetto della diffidenza iniziale, Once Upon A Time è riuscito comunque a sfruttare questo drastico cambiamento per fornire al proprio pubblico un intrattenimento efficace, di qualità pari – anzi, superiore – a quella delle ultime stagioni, le stesse che ci hanno abituato a guardare la serie senza troppe pretese.

Porcamiseria
  • 8/10
    Storia - 8/10
  • 7/10
    Tecnica - 7/10
  • 10/10
    Emozione - 10/10
8.3/10

In breve

Il finale di Once Upon A Time si dimostra all’altezza del proprio compito e, puntando molto sull’impatto emotivo delle singole scene e sviluppando contemporaneamente gli spunti narrativi introdotti nella prima parte, ci lascia con un senso di profonda soddisfazione, nonostante alcune leggerezze nella scrittura deludenti ma prevedibili a causa delle tempistiche.

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Porcamiseria

8.3

Il finale di Once Upon A Time si dimostra all'altezza del proprio compito e, puntando molto sull'impatto emotivo delle singole scene e sviluppando contemporaneamente gli spunti narrativi introdotti nella prima parte, ci lascia con un senso di profonda soddisfazione, nonostante alcune leggerezze nella scrittura deludenti ma prevedibili a causa delle tempistiche.

Storia 8 Tecnica 7 Emozione 10
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