Once Upon a Time7×21 Homecoming

Mentre gli abitanti di Hyperion Heights festeggiano la sconfitta di Gothel, una nuova-vecchia minaccia si muove nell'ombra, costringendo i protagonisti della settima stagione ad un'ultima avventura, che tuttavia per il momento è ancora presentata in una fase troppo embrionale.

6.7

Dopo aver concluso con un episodio esplosivo e coinvolgente la trama orizzontale della stagione che ha diviso come mai prima il pubblico della serie, Once Upon A Time si riserva gli ultimi due episodi rimasti per dare ai propri spettatori un series finale che vuole essere a tutti i costi memorabile, insistendo sul percorso fatto dallo show, dai personaggi e dagli attori in questi sette anni.

Mentre gli abitanti di Hyperion Heights brindano e festeggiano per la sconfitta di Gothel e la rottura del Sortilegio, una nuova-vecchia minaccia si muove nell’ombra, costringendo gli eroi protagonisti della settima stagione – e non solo – ad un’ultima avventura, che li riporta dritti nel tanto controverso Wish Realm. Tuttavia, la quantità di escamotage narrativi offerti dall’introduzione di questo regno alternativo è inversamente proporzionale alla confusione, i buchi di trama e il nonsense – non ultima la sua paradossale esistenza all’interno della già complicata geografia dei regni e mondi magici – che ne sono derivati sin da subito e di cui pare che non si possa fare a meno, come dimostra in più occasioni Homecoming.

Il materiale di partenza, in realtà, non è da sottovalutare e in alcuni momenti dimostra chiaramente il proprio potenziale. Già dalla conclusione dello scorso episodio, infatti, avevamo potuto riflettere sul funzionamento, almeno sulla carta, dell’utilizzo di Wish Rumple come antagonista finale: una simile scelta, perfettamente coerente con la ricerca dell’effetto nostalgia e della celebrazione dei tempi passati su cui si fonda questo doppio series finale, risulta ancora più efficace quando conosciamo meglio il villain e assistiamo alle sue interazioni con il Tremotino originale, proprio come speravamo. In un contrasto che ci ricorda molto quello tra Regina e la Evil Queen nella scorsa stagione, Gold si trova dunque ad affrontare la parte peggiore di se stesso, una versione dell’Oscuro che ci ricorda al tempo stesso il malvagio folletto che abbiamo tanto amato nei flashback delle prime stagioni e quanto il susseguirsi di eventi di questi anni (primo fra tutti, il ricongiungimento con Belle e Baelfire) abbia plasmato e portato al cambiamento la sua attuale incarnazione.

una scelta perfettamente coerente con la ricerca dell’effetto nostalgia e della celebrazione dei tempi passati su cui si fonda questo doppio series finale

La sapienza di questo approfondimento sta proprio nel non dimenticare questo tortuoso percorso e, dunque, nel non riproporre per l’ennesima volta un Tremotino ancora sul filo del rasoio, il cui ultimo ricordo risale allo scorso season finale: il Weaver che abbiamo visto nel corso della stagione – al netto di qualche azione poco nobile dettata da tre secoli di cattive abitudini – sa bene cosa lo separa dalla Bestia che adesso si trova di fronte e, nonostante i tentativi di quest’ultimo di portarlo a un breakdown ricordandogli le loro debolezze, non dà dei veri e propri segni di cedimento. Notevole è, ovviamente, anche il lavoro di Robert Carlyle che, pur essendo eccellente in entrambe le interpretazioni, dà il meglio di sé quando impersona Wish Rumple, rendendo onore alla follia e l’imprevedibilità del personaggio.

In un episodio che vuole comunque mantenersi corale, si possono individuare anche altre introspezioni molto interessanti e, stavolta, piuttosto inaspettate. Innanzitutto, notiamo con piacere che gli autori non si sono dimenticati della principessa Tiana, che ad Hyperion Heights deve fare i conti con i postumi del Sortilegio e ritrovare in se stessa la leader di cui il suo popolo, che si trova ad affrontare una situazione così nuova, ha bisogno. Sebbene l’attenzione al suo personaggio ricopra un ruolo minimo all’interno dell’episodio e il minutaggio riservatole sia estremamente stringato, l’impressione che resta è quella di aver assistito a una simbolica chiusura del percorso – a malapena accennato, sicuramente, ma comunque introdotto – che l’ha trasformata da principessa inesperta a regina sicura di sé.

Inoltre, anche Henry si ritrova nuovamente al centro di un approfondimento non indifferente, che lo vuole alla disperata ricerca della famiglia appena ritrovata. I comportamenti azzardati che mette in atto di conseguenza ci permettono di inquadrarlo meglio nel ruolo dell’eroe al punto che, nei momenti in cui si lascia andare a frasi dettate dalla rabbia o a eccessi di impulsività e ingenuità che lo fanno cadere nei tranelli di Wish Rumple, sembra quasi di rivedere Emma o uno dei suoi nonni. Altrettanto inaspettato è l’arrivo di un altro Henry antitetico all’eroismo della sua controparte, ossia il Wish Henry già visto nella sesta stagione, che, per quanto adesso si sia limitato al ruolo di scagnozzo del villain principale, siamo certi darà del filo da torcere agli eroi, soprattutto Regina, nel prossimo episodio.

Se gli spunti narrativi sembrano funzionare e gettare interessanti basi per la conclusione di Once Upon A Time, ad appesantire Homecoming sono le modalità con cui si cerca di adattarli all’obiettivo degli autori: per dar vita a un series finale epico si preferisce porre molta enfasi sulla parte emotiva e prestare poca attenzione alla linearità della trama o all’efficacia della sceneggiatura, e questo squilibrio è fin troppo evidente. Certamente i numerosi richiami alle prime stagioni e gli improbabili camei di personaggi come Crudelia De Mon, Peter Pan e Ariel soddisfano sul momento la nostalgia provata dallo spettatore più affezionato, ma non aiutano a distogliere l’attenzione dai numerosi buchi di trama o dai punti poco chiari e anzi, contribuiscono a crearne a loro volta, come nel caso del riferimento alla profezia della Veggente, che stravolge tutto quello che pensavamo di sapere sulle intenzioni di Wish Rumple senza fornire per il momento altre spiegazioni. Persino la scena finale, di certo la più efficace dal punto di vista emotivo in quanto ci riporta davvero dove tutto è cominciato, è accompagnata dai dubbi dovuti alla mancata gestione del viaggio temporale rivelato nello scorso episodio, un dettaglio che di certo non può essere lasciato alle teorie dello spettatore.

A questo punto, viene da chiedersi quanto abbia avuto senso dividere il series finale in due episodi da trasmettere a distanza di una settimana: potrebbe essere una scelta obbligata dall’emittente, ma non si può negare che, se le due parti fossero state mandate in onda una dopo l’altra, Homecoming ne sarebbe uscito molto meno penalizzato. Così, invece, ci troviamo di fronte all’introduzione di storyline la cui esplorazione resta ancora in fase embrionale e questo, oltre a delegare al prossimo episodio l’onere di rispondere a molte – forse troppe – domande e portare a conclusione le varie sottotrame, rallenta significativamente il ritmo di questa prima parte, che è come se mancasse di una propria identità specifica.

Porcamiseria
  • 6/10
    Storia - 6/10
  • 6.5/10
    Tecnica - 6.5/10
  • 7.5/10
    Emozione - 7.5/10
6.7/10

In breve

Con Homecoming muoviamo i primi passi nel series finale di Once Upon A Time: le storyline e gli approfondimenti introdotti si preannunciano all’altezza e l’inserimento di riferimenti alle stagioni passate per emozionare lo spettatore già si impone come elemento distintivo, ma per adesso la scrittura appare ancora troppo accennata e confusa per tenere alta l’attenzione del pubblico e convincerlo del tutto.

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Porcamiseria

6.7

Con Homecoming muoviamo i primi passi nel series finale di Once Upon A Time: le storyline e gli approfondimenti introdotti si preannunciano all'altezza e l'inserimento di riferimenti alle stagioni passate per emozionare lo spettatore già si impone come elemento distintivo, ma per adesso la scrittura appare ancora troppo accennata e confusa per tenere alta l'attenzione del pubblico e convincerlo del tutto.

Storia 6 Tecnica 6.5 Emozione 7.5
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