Once Upon a Time6×21 The Final Battle: Part 1 – 6×22 The Final Battle: Part 2

Il momento della Battaglia Finale è finalmente arrivato e la Salvatrice si trova ad affrontare una delle prove più ardue della sua vita: tra citazioni della prima stagione, chiusure ad effetto e inaspettate maturazioni si articola un season finale che vuole fare da cesura e gettare le basi per una settima stagione nuova e diversa da ciò cui siamo abituati.

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Fomentati da anticipazioni, colpi di scena, rivelazioni e ritorni, ma anche delusi da assurdità, nonsense, scrittura pigra e buchi di trama, finalmente entriamo nel vivo, dopo l’assaggio in chiave musical dello scorso episodio, della famigerata Battaglia Finale, uno dei momenti più cruciali per la storia di Once Upon A Time.

Back To The Start

Andare con ordine nella recensione dei season finale di Once Upon A Time, caratterizzati da una forte organicità dovuta alla messa in onda dei due episodi nella stessa sera, non è affatto semplice. Ancora di meno, se si pensa a due puntate che non solo vogliono essere il compimento della trama orizzontale, ma anche fare da suggello e trampolino di rilancio per una serie che sente l’esigenza di chiudere i conti in sospeso e reinventarsi.

Come prevedibile, dunque, le citazioni e l’autoreferenzialità sono alcuni dei punti cardine di questa doppietta conclusiva, la cui trama verticale si articola su due piani distinti e ben familiari per il pubblico. Ecco che ci viene svelato il piano della Fata Nera, la sua particolare concezione di Battaglia Finale: con la Salvatrice rinchiusa in un ospedale psichiatrico di Storybrooke – ancora una volta sotto effetto di un Sortilegio – senza alcun ricordo, con la sua famiglia bandita in una Foresta Incantata in pericolo di distruzione, ora più che mai diventa centrale il Credo di Emma, la sua fiducia nelle storie raccontatele dal figlio, in quella che si configura come una vera e propria quest per recuperarlo ed impedire all’intero Mondo delle Favole di svanire per sempre.

Pur apprezzando l’ingente dose di parallelismi con la prima stagione, soprattutto per quanto riguarda le azioni e le dinamiche messe in atto da Emma ed Henry, protagonisti indiscussi di entrambi gli episodi, questa Battaglia Finale scricchiola dal punto di vista logico, dal momento che, per quanto essenziale per l’adempimento del proprio destino, mai prima d’ora il Credo della Salvatrice era stato il fondamento dell’esistenza delle favole: insomma, la Foresta Incantata esisteva già prima della sua nascita, prima che lei credesse nella veridicità di quelle storie, quindi perché adesso la sua amnesia dovrebbe porre fine a tutto? Non ci è concesso avere una risposta, ma possiamo ipotizzare che il desiderio degli autori di riportare la situazione al punto di partenza del pilot, aggiungendo un pizzico di suspense e urgenza, li abbia portati ancora una volta fuoristrada.

Mentre madre e figlio fanno i conti con il nuovo sindaco, impersonato ovviamente da Fiona, il resto della famiglia è costretto, dunque, a cercare di salvare la propria patria dalla catastrofe e contemporaneamente trovare il modo di tornare a casa, in alcune scene che, seppur a volte risultino soporifere, ci fanno riassaporare dopo tanto tempo la vera essenza della Foresta Incantata. Una citazione, questa, che appare però totalmente rinnovata dall’evoluzione dei personaggi e dei rapporti tra di essi, dall’ampliamento dei confini del Mondo delle Favole, dalla comparsa della Evil Queen nelle vesti di martire: in questo contesto si inseriscono riferimenti alla prima scintilla dell’amore tra Emma e Uncino, che ritorna sulla cara pianta di fagioli insieme a David, passando per l’immancabile “you found me” tra i Charmings, suggellato da un altro, iconico bacio.

Evil and Good

Rimanendo sulla scia di questa reinterpretazione in chiave filosofica e moraleggiante della Battaglia Finale, lo scontro definitivo tra le forze del Bene e del Male ci permette di chiudere definitivamente un capitolo nella maniera forse più indolore e coerente possibile, anche se non si può non lamentare una certa mancanza di coraggio da parte degli sceneggiatori nell’uccidere definitivamente alcuni personaggi o compiere delle scelte narrative di maggiore impatto e drammaticità.

Se, tuttavia, il tentato focus sul viaggio di Emma aggiunge davvero poco al personaggio, soprattutto dopo una stagione intera concentrata sulla sua introspezione e all’indomani di un episodio come The Song In Your Heart, le scene ambientate a Storybrooke, e in particolare quelle dello scontro tra la Salvatrice e Gideon sono significative per il definitivo compimento della storyline di Tremotino.

When Good and Evil both did the right thing, faith was restored. The Final Battle was won.

Le rivelazioni di The Black Fairy, evidentemente, hanno intaccato più di quanto pensassimo l’egoismo e la malvagità del Signore Oscuro, che finalmente vede nell’antagonismo con la madre la propria possibilità di intraprendere la strada verso la redenzione e comportarsi da Salvatore – anche qui è palese il parallelismo con la morte di Pan e il sacrificio di Tremotino. Il fatto che egli non ceda alle allettanti promesse della Fata Nera e sfrutti invece il suo momento di debolezza per annientarla è il primo sintomo di una maturazione che culminerà, pochi minuti dopo, nel potente confronto tra l’uomo e l’Oscurità che alberga dentro di lui, con conseguente superamento del proprio attaccamento al potere. Certo, è innegabile che si tratti di un’epifania fin troppo frettolosa e abbozzata per un personaggio che si è sempre mostrato codardo e pieno di esitazioni nell’atto di fare la scelta giusta, ma è anche vero che la separazione forzata da Belle e il pericolo che il figlio muoia o, addirittura, contamini definitivamente la propria anima sembrano essere delle motivazioni più che sufficienti.

Mentre Tremotino compie finalmente la scelta giusta, concedendosi la possibilità di un lieto fine accanto alla sua famiglia, il duello tra i pargoli di casa Charming e di casa Gold continua, sotto gli sguardi preoccupati della famiglia allargata della Salvatrice, tornata a Storybrooke dopo la morte della Fata Nera. Forte degli insegnamenti ricevuti in questi due anni e fresca di un discorso motivazionale a dir poco toccante da parte di Regina, Emma si sacrifica secondo il più classico archetipo dell’eroe-martire, pur di non uccidere il suo avversario. La conclusione della tanto acclamata e temuta Battaglia Finale ricalca, dunque, i tradizionali stilemi della narrazione fiabesca e ciò, nonostante l’ennesima risoluzione a tarallucci e vino, costituisce forse la summa di Once Upon A Time: non solo finalmente Bene e Male hanno trovato un punto d’incontro grazie alle azioni dei nostri protagonisti, ma, come sancito dal commovente discorso di Biancaneve, tutti adesso possono proiettarsi verso quel lieto inizio cantato la settimana scorsa, esasperando l’inno alla speranza e all’ottimismo più romanticizzati che Once Upon A Time ha sempre portato avanti.

Past the clouds, we’ll find the stars

Come ogni season finale che si rispetti, anche questi episodi si concludono con l’apparente quiete dopo la tempesta; se solitamente essa è riassunta in scene talmente sdolcinate e felici da sembrare surreali e fastidiose, stavolta tutto è legittimato dalla definitiva vittoria dei nostri eroi, da quel clima di series finale che ha predominato per tutta la durata della visione. A confermare questo presentimento, sembra essere quell’atmosfera da tranquilla cittadina di provincia assunta da Storybrooke, nel momento in cui ognuno può riprendere in mano la propria vita, ricominciare, stabilizzarsi, per andare incontro al futuro a testa alta e con una famiglia forte e unita alle spalle, che si è arricchita adesso di due – o tre – nuovi membri.

Ma il presentimento non può essere corretto, non a pochi giorni dalla conferma di una settima stagione. Se la serie si fosse conclusa con la pagina del libro di Lucy raffigurante la cena da Granny’s, magari anche senza la scritta “FINE” come tengono a sottolineare i personaggi in maniera quasi metafiabesca, questo finale, per quanto evidentemente imperfetto, sarebbe stato la più degna conclusione possibile per uno show come Once Upon A Time, grazie ad una drastica incisività che si sarebbe aggiunta ad un ben dosato calderone di colpi di scena, parallelismi, emozioni e scene d’azione. Quello che resta, invece, è piuttosto un doppio episodio di transizione, che, per quanto gradevole come season finale, getta le basi per il passaggio ad un altro troncone della serie apparentemente molto diverso, tanto da annunciarsi, stando alla curiosa scena finale e alle indiscrezioni sul cast, più come spin-off che come proseguo della storia che, con gli anni, abbiamo imparato ad amare.

3.5

 

Un voto di tre porcamiseria e mezzo è quindi quello che ci sentiamo di dare non solo a questo season finale, che svolge il suo compito abbastanza bene, nonostante le classiche discriminatorie che impediscono a Once Upon A Time di puntare all’eccellenza, ma anche all’intera sesta stagione. Una stagione che, fondandosi sul ritorno alle origini e l’indagine dell’essenza stessa della serie, ha potuto risollevare il nome dello show e regalare al pubblico dei momenti ad alto contenuto di pàthos ed interesse, smorzati tuttavia da alcune scelte narrative deboli e storyline – come quella dei Salvatori – introdotte solo per essere lasciate in sospeso che, seppur in quantità minore rispetto al passato, continuano a rendere Once Upon A Time il prodotto televisivo altalenante e imperfetto cui siamo abituati.

3.5

 

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Lo abbiamo pensato un po’ tutti

Anche noi, come Valeria:

Per compensare la marginalità dei Rumbelle nell’episodio musical

Amen.

https://twitter.com/slcepingbeauty/status/864121948535762945

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