Once Upon a Time6×14 Page 23 – 6×15 A Wondrous Place

È arrivato il momento del confronto finale tra Regina e la Evil Queen, mentre i promessi sposi Emma e Uncino si trovano ad affrontare problemi di fiducia reciproca, che daranno il la alle vicende del secondo episodio, con la partecipazione esclusiva di alcuni tra i personaggi Disney che amiamo di più.

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Inaspettatamente, quest’anno Once Upon A Time sembra voler iniziare a chiudere i conti lasciati in sospeso il prima possibile, permettendo anche a noi spettatori di tirare un sospiro di sollievo, dal momento che forse, almeno stavolta, ci sarà risparmiata la precipitosa corsa finale verso la risoluzione delle varie storyline. L’altra faccia della medaglia è tuttavia un’apparente liquidazione troppo improvvisa di alcune trame, che inizialmente pretendevano di farsi leitmotiv della stagione, dando luogo ad un’aura di incompletezza che aleggia pesantemente soprattutto sul secondo episodio.

Page 23

Di certo, non è questa puntata a stupire: il ritorno della Evil Queen è stato gestito in maniera quasi magistrale nella prima metà di stagione e, seppur la conclusione della sua vicenda sembri affrettata, di fatto non potevamo che aspettarci grandi passi in avanti e, perché no, un confronto finale da questo Page 23, dato il titolo emblematico e subito riconoscibile.

Sin dalla sua prima apparizione, la famigerata pagina XXIII – Lost, anyone? – ha lasciato grande curiosità e allo stesso tempo grande amarezza nel pubblico, sospeso tra il desiderio di saperne di più e la delusa consapevolezza della funzione passeggera di questo oggetto, che, al di là delle sue brevissime apparizioni nel corso delle stagioni, sembrava sempre sul punto di finire nel dimenticatoio. La presenza del nuovo Robin ha senza dubbio risvegliato l’attenzione per questa possibile rivelazione ed è un piacere ottenere alcune risposte, seppur nella loro assurdità metafisica e con la dovuta sospensione dell’incredulità, proprio attraverso il confronto tra le due versioni della nostra Regina.

Innanzitutto, un applauso agli autori per aver rimandato Robin a casa. Assistere ai continui e sempre fallimentari tentativi di Sean Maguire di tirare fuori un minimo di espressività recitativa era davvero una sofferenza, così come il provare ogni settimana quella sensazione di fastidio che il personaggio si porta dietro da ormai due stagioni. Altrettanto gradito è stato, ovviamente, il ritorno della Evil Queen, punta di diamante dell’episodio per la recitazione di Lana Parrilla, totalmente controbilanciata rispetto al collega nella sua carica espressiva e nella sua esaltazione della parte, e per il fascino che come personaggio ha sempre esercitato sul pubblico.

Se nei flashback assistiamo ad una parentesi sul passato di Regina che non rivela nulla di nuovo sulla sua personalità e anzi, riecheggia una lunga serie di scene che abbiamo visto più e più volte nel corso degli anni, il confronto tra le due donne nel presente si attua soltanto alla fine di un climax estremamente efficace, che suscita un interesse ancora maggiore verso la risoluzione di questa strana, ma accattivante storyline. Grazie all’utilizzo delle cesoie delle Parche – ma allora ogni tanto qualcosa se la ricordano! – la Evil Queen acquista una propria autonomia, così da poter finalmente vendicarsi su colei che l’ha rifiutata.

Eppure la scrittura di questo scontro, più in particolare del suo esito finale, inizia a stridere fastidiosamente nel momento in cui Regina (quella originale) decide non solo di risparmiare il suo alter-ego, ma di contagiarlo con la propria ritrovata bontà. E l’utilizzo del verbo “contagiare” non è affatto casuale.
Dall’inizio della stagione ci viene ripetuto che la Evil Queen è semplicemente la parte più caricaturale, primigenia e crudele di Regina, e questo concetto viene – purtroppo e con una punta di banalità – portato all’eccesso dalla scoperta che i due cuori sono rispettivamente l’uno ricolmo di oscurità e l’altro del tutto intatto e intriso di magia bianca.

You are a part of me, and I’m a part of you, whether you like it or not. And now, I love myself, which means so should you.

La scelta più logica per sistemare questo disastro sarebbe stata dunque un tentativo di riunificazione, proprio in onore della decisione di Regina di amare se stessa in tutto il suo essere, accettando anche la Queenie che è sempre stata parte di lei, ma ciò non è evidentemente possibile a causa della separazione definitiva tra le due; si è dunque preferito optare per una pretenziosa redenzione ad hoc, con tanto di contaminazione reciproca dei due cuori per ristabilire gli equilibri e permettere anche alla Evil Queen di “avere gli strumenti adatti” a fare la scelta giusta: va bene che lei è sempre stata l’incarnazione più sublime del cattivo redento, ma usare questo espediente per ogni personaggio interpretato dalla Parrilla pare un po’ forzato.

Insomma, lieto fine a sorpresa anche per la nostra amata Sua Maestà, che nel frattempo si ricongiunge con Snow ed Henry, il quale, da bravo Credente e Autore, improvvisa uno slancio di fiducia del tutto decontestualizzato verso la sua terza madre, e ritrova la speranza per ripartire da zero, proprio all’ombra di quella Pagina XXIII, nell’intesa instaurata con il nuovo e sicuramente più “cattivo” Robin.

Tuttavia, per una coppia che si forma un’altra si scoppia e, bisogna dirlo, lo fa nel modo più infelice possibile. In una scena che sa di Olicity fino alla nausea, Uncino decide di non essere pronto a rivelare il suo segreto a Emma e ai suoi futuri suoceri, optando per una risanante cancellazione della memoria e conseguente alleggerimento dai sensi di colpa: l’irruzione giusto un po’ forzata di Emma sulla “scena del crimine” lascia presagire quella carica trash che la storyline prenderà nel corso dell’episodio successivo.

A Wondrous Place

Come già sottolineato, è tempo di mettere qualche punto fermo per Once Upon A Time, che in A Wondrous Place affronta finalmente la parte restante della storyline di Agrabah, mostrandoci qualche scorcio in più del passato e delle sorti di questo regno esotico attraverso un classico episodio monografico, ma molto corale, che richiama quei team-up di personaggi di diversa provenienza che caratterizzava le prime stagioni.

È tra le citazioni di A Whole New World e del film d’animazione, che, nei flashback ambientati nel regno della Principessa Jasmine, ha luogo il graditissimo incontro di quest’ultima con Ariel. Svampita e sognatrice come sempre, la Sirenetta arriva a rallegrare e alleggerire ulteriormente i toni di un episodio che, di per sé, è già molto scanzonato, grazie alla pausa che si prende rispetto alla trama orizzontale, per concentrarsi invece sui personaggi più trascurati.

Rispetto a Street Rats, in A Wondrous Place la caratterizzazione di Aladdin e Jasmine viene approfondita e i personaggi si avvicinano di più al nostro immaginario, ripercorrendo, oltre all’iconica storia di Vero Amore, le orme del ladro bonaccione quanto nobile e della principessa che, appesantita dalle sorti del proprio regno che gravano sulle sue spalle, è alla disperata ricerca di un eroe: l’attenzione del pubblico è, dunque, puntata proprio sulla ragazza, che con le sue insicurezze e i suoi sensi di colpa appare ben più umana di quanto ce la saremmo aspettata. L’amore per il suo popolo, le responsabilità troppo grandi, la mente troppo innocente, ma anche il cuore forte e lo spirito impavido di Jasmine la rendono l’eroina perfetta, forse ancor di più perché non sa di esserlo. A non convincere è invece proprio il cattivo Jafar, che passa nella schiera di villain di Once Upon A Time senza lasciare il segno, limitandosi a qualche malvagità piuttosto debole e poco interessante dal punto di vista narrativo.

Altro focus dell’episodio è senza dubbio quello sul rapporto dei tanto amati Captain Swan, e più in particolare su come entrambi vivono la pausa di riflessione che si sono presi. Mentre Uncino, costretto ad allontanarsi da Storybrooke a bordo del Nautilus, cerca di ritornare a casa aiutando gli eroi di Agrabah nella loro missione, Emma si chiude di nuovo a riccio, per restare da sola con la delusione e il dolore provocati dalla presunta fuga dell’uomo che aveva imparato ad amare: purtroppo, però, questi guai in paradiso non riescono ad imporsi come lo spunto per affrontare delle problematiche di coppia serie, e sfociano per lo più nella ridondanza e nel ridicolo. Menzione d’onore, a questo proposito, alle scene ambientate nel pub, che tra Biancaneve ubriaca, Regina che fa battute da vera sassy queen mentre riempie i calici di tutti (il suo per primo) e Emma che piange al bancone insieme al barista, riescono a tirare fuori una dose di trash difficile da ignorare.

Non c’è dunque troppo entusiasmo, a conti fatti, per questo Page 23, che, con colpi di scena un po’ campati per aria, dimostra una scrittura spesso dissonante, volta soprattutto al fanservice, piuttosto che al proseguo coerente e chiaro della trama, o per A Wondrous Place, colmo di nonsense e troppo sbrigativo nella liquidazione dei personaggi di Agrabah: la sufficienza di media è merito soltanto della caratterizzazione di Jasmine e dell’interpretazione doppia – se non tripla – della Parrilla, che come al solito non smette di emozionare e commuovere, sollevando l’asticella della serie anche nei suoi momenti peggiori.

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