Più proseguiamo il nostro viaggio in quel di Storybrooke, più si fa strada in noi la certezza che gli autori di Once Upon A Time abbiano avuto in questi ultimi mesi una sorta di rivelazione mistica, che li ha illuminati circa le sorti della serie e gli ha fatto ritrovare quella diritta via che era smarrita da troppo tempo. Dispiace risultare ripetitivi e continuare ad insistere su questo punto, ma mano a mano che la stagione prende forma è sempre più evidente il quasi radicale cambio di rotta rispetto agli ultimi anni, un cambiamento che riesce a stupire il pubblico con delle apparenti piccolezze, ma che fa la differenza all’interno di un universo articolato come questo.
La novità che più si può apprezzare dalla visione di questi due episodi rispetto alle scorse stagioni è, ad esempio, lo sviluppo di un’unica trama orizzontale, che occuperà l’intera annata e che non sarà quindi spezzata in due tronconi narrativi: proprio come agli inizi dello show, possiamo goderci puntate più ariose e tranquille, libere – e liberi noi – da quell’ansia di dover riprendere le fila del discorso per prepararsi in fretta e furia ad un frenetico mid-season finale.
I’ll Be Your Mirror
L’evidente vantaggio derivato da questo ritorno alla struttura originale è senza dubbio il potersi concedere il lusso di scrivere episodi filler e allo stesso tempo ben concentrati sui progressi dei personaggi, che negli ultimi tempi sono stati poco esplorati e lasciati un po’ all’immaginazione del pubblico.
E’ il caso di I’ll Be Your Mirror, nel quale addirittura la narrazione viene bloccata – in maniera piuttosto improbabile e con le solite trovate caratteristiche di Once Upon A Time – per lasciare spazio alla messa in scena di alcune dinamiche davvero importanti per lo show.
A dare il la alla storyline è come al solito la Evil Queen, nel momento in cui ritorce l’incantesimo di Regina ed Emma contro di loro, imprigionandole nel Mondo degli Specchi – salutiamo l’ennesimo reame disperso nello spazio-tempo e comparso per mezzo episodio! – con l’intento sì di difendersi, ma anche di avere il figlio tutto per lei, così da poterlo rendere finalmente il suo principe.
La caratterizzazione del villain in questi 40 minuti raggiunge vette sempre più alte, rendendo finalmente chiaro – nonostante le sue parole – di non essere altro che la parte più istintiva e rancorosa di Regina, ossia quella parte che la donna sta cercando di lasciare chiusa in un angolo del suo inconscio da ormai quattro stagioni; se infatti inizialmente sembrava che il ritorno della Evil Queen fosse uno stratagemma per liberare la sua controparte da quella sorta di lettera scarlatta – in questo caso una bella E – che sembra non lasciarle mai respiro, possiamo constatare con gioia che nessuna delle due è stata portata all’eccesso diventando la caricatura di sé stessa, ma sono entrambe rimaste quello che sono sempre state, con l’unica eccezione che adesso c’è una nuova versione di Regina in città pronta a mettere in atto tutti quei piani che lei, o perché non ha fatto in tempo o perché non ne ha avuto il coraggio, non è riuscita a realizzare.
Ciò è evidente in tutto il corso della puntata: mentre Regina, pur mantenendo la sua ritrovata integrità morale, non si lascia scappare frasi ambigue e piene di sarcasmo, la sua controparte si ritrova a farne le veci, riassaporando finalmente l’affetto del figlio e ascoltando gli eroi dire le peggio cose su di lei. La Evil Queen si erge dunque nuovamente a solitaria eroina della propria storia, portando in alcuni momenti il pubblico ad empatizzare con lei o a compatire quel suo attaccamento quasi maniacale all’eleganza e ai valori regali.
Terreno di scontro per le tre donne al centro dell’episodio è ancora una volta – anche se ormai ci eravamo disabituati – il loro rapporto con Henry, che viene declinato in rappresentazioni diverse: da una parte abbiamo due madri impaurite dal futuro del loro legame con il figlio ormai adolescente, dall’altra una donna che vede in questo momento l’occasione per portare finalmente il ragazzo dalla propria parte e amarlo nella sua maniera perversa e oppressiva.
REGINA: The Queen was wrong about him. I was so worried about how I was going to raise him that I – I didn’t even notice…
EMMA: … he already had.
Ogni scena con Henry è di un impatto emotivo enorme per il pubblico, che si rende conto insieme alle madri di quanto quel kid ingenuo – e incapace nella recitazione – delle prime stagioni sia maturato in un giovane dal cuore nobile e dalla mente astuta: vedere le dinamiche consuete e spontanee con Regina, la quale tuttavia non si sente più all’altezza del ruolo di genitore, o il logoramento interiore di Emma di fronte alla possibilità di dover abbandonare il ragazzo una seconda volta, nonché i momenti romantici insieme a Violet, tocca le corde giuste nei cuori degli spettatori, rendendo finalmente Henry il personaggio che da tempo si sperava che diventasse.
Per quanto riguarda gli altri personaggi, poche novità: nonostante il ritmo serrato e dinamico della narrazione, la puntata si concentra sulla storyline succitata, lasciando un minimo di spazio agli altri.
I coniugi Charmings tentano invano di fingere una sorta di normalità nella loro situazione, Aladdin e Jasmine ritrovano un’interessantissima lampada magica e Tremotino continua a tessere le fila – in tutti i sensi – dei suoi piani, che sul finale si rivelano includere Zelena e Belle.
Questa scarsa coralità non si presenta tuttavia come un peso nel corso dell’episodio, che viene promosso con ottimi voti, grazie ad un trattamento magistrale della storyline al di là dello specchio, la quale include anche il Dragone, svelandoci così la sua vera natura e dando alcuni indizi che sembrano condurre alla rivelazione di una certa paternità.
Changelings
Un carattere molto diverso è quello del seguente Changelings, che si impone come una puntata di svolta per alcuni personaggi, mettendo l’accento sulle ormai infinite peripezie dei coniugi Gold.
Innanzitutto si può notare con piacere come il rapporto tra genitori e figli sia in un certo senso al centro anche di questo episodio, nel quale veniamo finalmente a conoscenza dell’identità della madre dell’Oscuro – scelta indolore e piuttosto ben contestualizzata, tra l’altro – e assistiamo alla nascita dell’inquietante Morfeo aka Gideon aka il bambino che sussurrava alle fate.
Mentre la versione adulta del feto continua a fare capolino nella testa di Belle per metterla in guardia – come se ce ne fosse bisogno – dalle mosse del padre, quest’ultimo porta avanti il suo piano per assicurarsi un buon rapporto con il nascituro, tirando fuori l’ormai famosa pozione sforna-bambini, come tutti quanti si aspettavano.
La donna tuttavia riesce a trovare degli ottimi alleati in Emma e Uncino, che sembrano riuscire ad arginare la minaccia, finché la Evil Queen, bramosa di vendetta come al solito, non inganna tutti e fa comunque partorire con mesi di anticipo la povera bibliotecaria.
Se un tempo però questa storyline ci avrebbe fatto sorridere e avrebbe gettato un’ulteriore onta di stupidità sul personaggio di Belle, questa volta riusciamo a calarci benissimo nei suoi panni, grazie all’evoluzione magistrale che l’ha vista protagonista in questa prima parte di stagione: finalmente, dopo anni di soprusi e tentativi vani, la donna riesce a liberarsi della sindrome di Stoccolma che la caratterizzava anche nella fiaba e nel cartone e capisce che il suo mondo e il suo sistema etico non sono conciliabili con quelli della Bestia, non esitando tuttavia ad appellarsi al loro ormai sepolto amore per spronare il marito a non farle del male.
Per non parlare della forza incredibile che riesce a tirare fuori nel momento in cui, proprio come Emma, sceglie di abbandonare il figlio neonato alle cure di Blue, per proteggerlo dal padre e garantirgli un’infanzia serena e lontana dal caos incessante di Storybrooke.
Una situazione speculare a quella di Belle che non riesce a perdonare il marito è quella che vede coinvolte le sorelle Mills, ancora piene di rancore e sfiducia l’una nei confronti dell’altra. A causa delle paranoie di Gold, Zelena si trova in pericolo di morte per mano della Evil Queen, finché non arriva come scontatissima dea ex machina la buona Regina, che, piuttosto che limitarsi a fare l’eroina che è e salvare la sorella, si lascia andare ad un rabbioso momento di sfogo, facendo capire con parole molta dure che la Strega non riceverà mai il suo perdono, né tantomeno il rapporto fraterno che desidera.
Ebbene, questa deriva della storyline suscita una certa contraddittorietà: da un lato è perfettamente coerente con il carattere solitario e poco incline al passare sopra le cose di Regina, ma dall’altro stona molto con ciò che è stato il suo percorso di redenzione e in questo senso sembra quasi out of character. Insomma, staremo a vedere che succederà a riguardo.
Da Storybrooke, Maine, per questa settimana è tutto. Come nello scorso episodio, le altre storyline avanzano di pochissimo, compresa quella della visione di Emma, per lasciare il giusto spazio – forse anche troppo – ai Rumbelle e ai loro problemi, che ormai stanno andando ben oltre il divorzio. Eppure, nonostante la crucialità e la coerenza di queste trovate, questo Changelings non convince come la puntata precedente, a causa di un ritmo sicuramente più lento e statico dovuto al protrarsi del parto e delle sue conseguenze.
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Quando ascolto i discorsi di Rumple #OUAT pic.twitter.com/Y5VQ6xUNCd
— Tonia 🐺⚡️🥞 (@BHXG90) November 28, 2016
la scena di Zelena e Regina mi ha spezzato il cuore #OUAT
— Raggedy Claude. (@voidvnski) November 28, 2016
L'hanno chiamato #OUAT perché 'Madri che abbandonano i figli' pareva troppo una docu-tragedia targata Real-Time.
— Des ✨ (@faithandfuture) November 28, 2016
Il padre di Rumple è Peter Pan mentre la madre è la Fata Corvina. Genitori modello proprio LOL#OUAT #6×09
— Dimitri Belikov (@percyismyiratze) November 28, 2016
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