Olive KitteridgeSeries Recap

Season Recap Era inevitabile che il clamore suscitato dagli Emmy Awards 2015 facesse balzare Olive Kitteridge agli onori della più alta cronaca: sono poche le serie riuscite a conquistare ben nove premi (cioè quasi tutti), in primis Miglior Miniserie, a discapito di prodotti più commerciali come American Horror Story – Freak Show restato completamente a bocca asciutta. Andato […]

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Era inevitabile che il clamore suscitato dagli Emmy Awards 2015 facesse balzare Olive Kitteridge agli onori della più alta cronaca: sono poche le serie riuscite a conquistare ben nove premi (cioè quasi tutti), in primis Miglior Miniserie, a discapito di prodotti più commerciali come American Horror Story – Freak Show restato completamente a bocca asciutta. Andato in onda negli Stati Uniti su HBO a Novembre e da noi in Italia su Sky Cinema a Gennaio, ha ricevuto critiche più che positive, arrivando per capirci al 95% di gradimento su Rotten Tomatoes.

La vittoria degli Emmy ha preso un po’ tutti di sorpresa, e grazie all’incetta di premi tutti noi ci siamo accorti che magari era il caso di dare un’occhiata a questo drammone di quattro ore. Personalmente io l’ho guardata dopo aver visto le nomination e per essere pronto a dire la mia su SerialFreaks, e due cose mi sono subito saltate all’occhio: l’ambientazione malinconica, un po’ cupa, a tratti quasi noiosa in cui la famiglia Kitteridge viene descritta, e l’innata capacità di Olive di lanciare shade a chiunque le rivolga la parola, bambini inclusi.

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Diretta magistralmente da Lisa Cholodenko (regista di I Ragazzi Stanno Bene, e di alcuni episodi di L-World e Six Feet Under), Olive Kitteridge è tratto dal romanzo omonimo Premio Pulitzer di Elisabeth Strout: mentre il libro è una raccolta di racconti che parlano di Olive attraverso gli occhi dei cittadini di Crosby, nel Maine, la miniserie si concentra invece sulle vicende dei Kitteridge, con svariati salti temporali dal passato al presente, per ricostruire tutta la storia di famiglia degli ultimi 25 anni.

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Olive Kitteridge (il premio Oscar Frances McDormand) è una donna scontrosa e severa, sia come madre e moglie, sia come insegnante di matematica. Henry Kitteridge (Richard Jenkins), è invece l’antitesi della moglie: proprietario della farmacia del paese, è sempre positivo, sorridente, gentile e disponibile verso chiunque. Il figlio Christopher (John Gallagher) cresce quindi con una madre autoritaria che lo bacchetta su qualsiasi cosa e un padre un po’ senza spina dorsale.

Tutti gli abitanti di Crosby sono in qualche modo legati ad Olive (anche solo ricevendo i suoi commenti acidi) e anche i personaggi secondari sono splendidamente caratterizzati: Denise, assistente nella farmacia di Henry, ragazza ingenua e abbastanza sfigata sia in amore sia con gli animali domestici; Kevin, ex studente di Olive e profondamente depresso; Jim O’Casey, la cui morte scuote Olive fino a farla piangere a dirotto, una delle poche scene dove la maschera della severità cade facendole esprimere inconsolabilmente delle emozioni profonde; Jack Kennison (Bill Murray), concittadino dei Kitteridge, che legherà con Olive ormai in tarda età.

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Il tragico passato di Olive viene lentamente a galla, con il suicidio del padre a marchiare la sua esistenza e togliendole quasi la gioia di vivere: l’estrema durezza della sua disciplina, autoinferta e caricata sui familiari ma anche su chiunque abbia a che fare con lei, oltre agli sbalzi di umore che sfociano nella paranoia, con comportamenti infantili di regressione (un esempio su tutti: la scena dove scarabocchia i vestiti e ruba una scarpa e un orecchino alla nuora), accentuano quanto Olive sia nel profondo infelice e depressa.

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Sono pochi i momenti di serenità, quasi ad aver paura a concedersene, e spesso rovinati da lei stessa, in un quasi delirio di autodistruzione: chiusa in un guscio impenetrabile di paura verso le emozioni, i pochi goffi gesti di umanità vengono vissuti come riprovevoli e fuori luogo da Olive, persino quando la ragazza salvata da Kevin le chiede un abbraccio per ringraziarla. Pochi sono anche i momenti in cui apre il suo cuore, uno dei più toccanti quando Henry giace infermo in un letto di ospedale.

You were born kind, you grew up kind… and then you married the beast and loved her

Non riesco a vedere Olive come antipatica, o come personaggio negativo: la Mcdormand riesce a rendere compassionevole il sentimento verso questa donna che si vede scivolare l’esistenza davanti agli occhi, cercando invano di rimediare agli errori del passato, senza successo. Il rapporto con il figlio “fuggito” da casa e in terapia da anni, che gli vomita addosso quanto Olive sia stata una pessima madre, sono momenti che fanno stringere il cuore.

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Olive Kitteridge riflette sulla vita reale di una donna che non è il solito personaggio stereotipato buono o cattivo, portando l’umanità del racconto al limite delle lacrime e dell’immedesimazione nel dolore, che durante la nostra esistenza prima o poi siamo tutti condannati a patire, le delusioni, il lutto: questa miniserie parla di una persona che fa i conti col suo passato, coi suoi rimpianti e con le sue sofferenze accumulate nel corso di una vita, e non può che meritarsi 5 PorcaMiseria su 5.

5

Ed ecco alcuni dei tweet scelti tra quei (pochi?) che hanno visto Olive Kitteridge:

Lisa, vero che è fatta da dio?

Biondo, siamo d’accordo con te.

Vale, speriamo che ora che ne ha vinto una carriola qualcuno si decida a guardarla!

 

 

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