NarcosEpisodi 1×06 – 1×10

Medellìn come Macondo, un luogo dove realtà e finzione si intrecciano e i fatti si confondono con gli ideali. La storia di Pablo Escobar viene a tratti romanzata, spesso esagerandola ed altre volte ignorando collegamenti importanti, con lo scopo di dividere nettamente i buoni dai cattivi, senza far mai passare “El Magico” come un anti-eroe, cosa […]

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Medellìn come Macondo, un luogo dove realtà e finzione si intrecciano e i fatti si confondono con gli ideali. La storia di Pablo Escobar viene a tratti romanzata, spesso esagerandola ed altre volte ignorando collegamenti importanti, con lo scopo di dividere nettamente i buoni dai cattivi, senza far mai passare “El Magico” come un anti-eroe, cosa quasi inevitabile in produzioni di questo genere. La seconda parte di Narcos è un susseguirsi di dualismi, in un tempo in cui il periodo d’oro di Pablo Escobar si contrappone a quello più nero della Colombia.

L’Era Del Narcoterrorismo

Un regno di terrore durato quasi dieci anni quello dei Los Extraditables. Gli attacchi terroristici si susseguivano fra autocarri bomba ed esecuzioni politiche, la presa del Palazzo della giustizia sembra l’apice ma dopo di essa in realtà la violenza aumenta fino ad arrivare al 27 Novembre 1989 con il volo 203 Avianca. 110 morti, ma fra questi non c’è Cesar Gaviria, mira principale dell’attacco.

Per Pablo Escobar è il punto di non ritorno, attorno a lui anche i fedelissimi cominciano ad avere delle incertezze, mentre lo spettatore non ha più dubbi e quest’evento spazza via qualsiasi sorta di “eroismo”: l’uomo che vuole cambiare la Colombia, il Robin Hood Paisa viene cancellato dalla nostra mente. Lo vediamo annaspare in una finta sicurezza e proviamo pena, ma non empatia, la stessa pena che riserviamo al povero Jamie, preso da un barrio degradato qualsiasi e immolato per la causa, comprato con la promessa di qualche oggetto e la speranza di aver un’opportunità.

Questa è la potenza di qualsiasi mafia: oggi come allora i “banditosarrivano dove il governo è assente, fra le fasce meno abbienti che non possono fare altro che essere solidali, in un ambiente in cui la malavita è l’unico futuro che riescono ad immaginare, e dove per questo vediamo un bimbo aiutare uno dei sicari di Escobar a scappare dall’arresto di Javier.

Narcos Recensione
L’utilizzo dei bambini da parte di Escobar è un pattern ricorrente nelle mafie. Menti labili, pene meno severe se non nulle e l’indulgenza della polizia se si arriva allo scontro diretto, merce perfetta da sfruttare.
Perché di merce si tratta, carne da macello, materiale da barattare per avere soldi e potere.
Il narcoterrorismo, prima di arrivare a colpire Diana Turbay, è riuscito a mietere migliaia di vittime, ma è solo la morte di una giovane oligarca a far scattare il governo alla ricerca di una soluzione, che si risolverà in quello che è, tout court, l’espressione massima del realismo magico di Narcos: La Catedral.

Scacco Matto

In ogni singolo episodio è come se fossimo in una partita di scacchi, una mossa per i buoni e una per i cattivi, in un equilibrio cosmico alterato solo nel breve periodo, ma si ha come l’impressione che per la DEA e il governo Colombiano si assista sempre e solo a delle vittorie di Pirro, laddove le perdite inflitte al Cartello di Madellìn sono solo un contentino.
Il punto è proprio questo: le perdite per Escobar sono solo un insignificante prezzo da pagare, dal socio in affari Gacha fino al cugino e secondo in comando Gustavo. Dopo neppure una settimana dalla morte del più stretto collaboratore di Escobar, il governo cede la Colombia ai narcos, l’estradizione non è più un pericolo e il patron avrà la possibilità di costruire La Catedral, prigione di lusso dove potrà continuare a fare affari senza il disturbo della polizia, costretta a tenersi a svariate miglia di distanza.
I colombiani finiscono per cedere, stanchi delle violenza, e il governo si ritrova sotto scacco, con il loro piano di cattura di Escobar che gli si è ritorto contro.

Narcos Recensione
Un piano nato sotto la stella del fallimento, cercare di prendere il re del narcotraffico mentre si finge di contrattare. Tutto apparentemente perfetto, se non si conta del livello di corruzione delle forze di polizia, che fino alla fine saranno il maggior nemico di Cesar Gaviria e della DEA; è un gioco letale che va ad aggiungersi ai sentimenti anti-americani che permeano il suolo e il governo Colombiano.

Murphy e Javier si ritrovano a dover lavorare di nascosto, aggirando le disposizioni del paese in cui sono ospiti, a stretto contatto con la CIA, che sembra però più interessata a lottare contro il fantomatico spauracchio del comunismo che l’attuale e pressante problema del narcotraffico.
Narcos si concentra sulla Colombia e poche volte presenta ciò che accade nel resto del mondo: il terrore colombiano in quegli anni era la norma, dove non arrivavano i contrabbandieri vi erano i gruppi indipendentisti, come l’ETA e l’IRA, e in mancanza di questi arrivava il governo dei dittatori, da Pinochet a Stroessner. In questo panorama turbolento Escobar presenta la guerra come qualcosa di necessario per una pace tuttavia effimera, che si rivela semplicemente il male minore.

Narcos Recensione
Questo è ciò che porta Murphy e la DEA ad accordarsi sotto banco con il cartello di Cali, loro stessi stanchi dello spadroneggiare di Escobar che danneggia gli affari in nome di un nemico che ha lui stesso creato. Non solo i narcos di Cali, ma anche i guerriglieri diventano alleati e Murphy si ritrova ad aiutare Elisa a scappare, sperando poi possa risultare utile nel processo contro Escobar.
Come Elisa, tanti altri durante quegli anni avranno il condono per poter testimoniare. Valeria, ispirata al personaggio di Virginia Vallejo, ne è un esempio.

Loving Pablo, Hating Escobar

Uno degli aspetti più significativi in questa seconda parte è il rapporto ambivalente di amore e odio per il re dei narcotrafficanti. Il titoletto, ripreso dal memoir della Vallejo, sintetizza ciò che occorreva attorno ad Escobar, dalla moglie Tata alla madre, da Gustavo ai suoi soci in affari.
La figura di Pablo è sempre stata così ed è ciò che ha permesso alla popolazione colombiana di idolatrarlo fino a paragonarlo ad un santo (come l’immagine nella casa della moglie di Jamie), carismatico prima di tutto, affettuoso nei confronti dei suoi cari e un mostro negli affari. Hermilda Gavira, madre di Escobar, sembra avere dei dubbi sulla responsabilità del figlio per l’attacco all’aereo, Tata spazza via l’incertezza, con tono quasi stanco come se la domanda fosse sciocca.

Narcos Recensione
È una scena famigliare da brividi, che mi è stranamente rimasta impressa porta con sé una domanda: cosa è peggio, qualcuno che fa finta di non vedere pur di amare o qualcuno che, nonostante sappia e veda tutto, continua ad amare?

Tata si indigna davanti alle accuse della moglie di Galeano: “è il padrino dei tuoi figli”, pur sapendo che il responsabile del morte dei due narcos è opera del marito.
Proprio la morte di Galeano e Moncada segna il punto di rottura di Escobar: i due cominciarono a guadagnare più di quanto previsto e non vollero dirlo al loro boss, pagando con la morte. È solo grazie a Murphy e Javier, facendo uscire la notizia sui giornali, che viene svelato l’omicidio della Catedral, e il presidente Gaviria non può far altro che intervenire.
Escobar sarà momentaneamente detenuto in una prigione dello stato mentre alla controparte di lusso saranno apportate delle migliorie di sicurezza a causa delle minacce del cartello di Cali.
Gaviria in realtà vuole semplicemente trovare le prove dell’assassinio di Galeano e Moncada.
L’evento mette in luce come Escobar non abbia motivi di ritorsione economici, il tutto si basa sulla fiducia, la lealtà e il potere. Il continuare ad alzare l’imposta ai propri collaboratori ha lo scopo di innalzare lo stress mettendo alla prova la loro devozione nei confronti del boss.
Non è di certo qualche milione a fare la differenza per Escobar, che ha più soldi di quanti possa spendere lui e le sue prossime 10 generazioni.

Narcos Recensione
Escobarperso Gustavo, il cartello di Cali alle costole, Gacha morto e gli Ochoa sul filo del rasoioè rimasto solo. La paranoia comincia a impadronirsi di lui. Accanto a lui giovani banditos che si sono avvicinati conoscendo Escobar ma non Pablo, fedeli senza cervello, non fanno domande e si crogiolano nel privilegio di poter lavorare con il boss dei boss del traffico di cocaina.
Durante l’operazione del suo trasferimento Sandoval è preso in ostaggio, mentre Escobar scappa per l’ennesima volta, lasciando il ministro della giustizia lì, con la speranza che sia ucciso da fuoco amico come successo a Diana Turbay.
Un concetto che ritorna prepotentemente, quello del “siete voi ad aver ucciso”, in una logica folle per giustificare gli orrori della morte, forse solo un aberrante meccanismo di difesa.
Se Gaviria si fosse dimesso nessuno avrebbe bombardato l’aereo, se il governo si fosse piegato alle richieste Diana e gli altri ostaggi non sarebbero morti. Se ti fossi lasciato corrompere la tua famiglia non sarebbe stata fatta a pezzi.

This Is Home

Murphy diceva all’inizio a Javier di voler essere “all in” e con la conclusione di questa stagione vediamo come la Colombia sia entrata completamente in lui. Dalla paura degli spari il primo giorno a Bogotà fino all’incontro con il taxista minacciato con la pistola.
Certo è che Javier ha dovuto dare una piccola spintarella per poter far immergere Murphy completamente all’interno del succitato sistema del male minore.

Il cartello di Cali è un nemico più debole di quello di Medellìn e l’aiuto di Pacho Herrera può rivelarsi fondamentale, grazie non solo ad una disponibilità di risorse interne alla malavita, ma anche monetaria, l’unica possibilità per combattere la corruzione di Escobar.

Narcos Recensione

Se Murphy ha appena trovato la sua nuova casa, Pablo continua a ritenere la Colombia la sua unica e vera patria. Una tomba lì è migliore di qualsiasi altra cosa, persino della latitanza extra lusso a Panama.

E seppur Narcos, dopo 10 episodi, ci ha dato occasione di vedere il reale interesse di Escobar, il potere, nessuno può mettere in dubbio il rapporto viscerale con la propria terra. Un amore malato come quello degli amanti violenti, spinto dal possesso e non dai sentimenti che vengono sfruttati solo per tenere buona la vittima. Una violenza psicologica coadiuvata dalla conoscenza profonda della Colombia e delle necessità del proprio paese.
Se bisogna trovare un difetto a Narcos è proprio il non aver realmente azzeccato il racconto del perché la Colombia sia così legata a Pablo Escobar, relegando il tutto alla corruzione e ai soldi facili distribuiti alla gente durante i comizi.
El Patròn incantava le masse non solo a suon di pesos, con una faccia di bronzo senza uguali che predicava la realtà. Al problema della droga dava risposte concrete come il bisogno di abbattere la richiesta con l’educazione o sfidava l’estradizione giocando la carta dei diritti umani e il problema della discriminazione nelle carceri statunitensi. Escobar sapeva, ma non ha mai messo in pratica ciò che diceva, ed è forse tutto questo che acutizza quel sentimento di pena apatica che ho citato prima, perché Escobar avrebbe potuto essere il male minore ma non lo è mai stato, perché troppo accecato dal potere.

Narcos Recensione
Questa prima stagione di Narcos si è rivelata una favola che a tratti violentemente diventa un racconto dell’orrore. Si lascia guardare senza troppi problemi, adatta anche a chi non è affine sia al genere biografico sia quello della malavita.
La voce di Murphy ci culla nella narrazione e diventa il nostro punto di riferimento amico, il bilinguismo aiuta il realismo e le sbavature in questo senso si contano sulle dita di una mano, questioni microscopiche che di certo non influenzano lo spettatore.
La regia rimane buona e costante per tutti gli episodi, calda e ben proporzionata fra scene claustrofobiche e quelle in grandi spazi. Tendenzialmente funzionale al racconto,  senza troppi virtuosismi ma con una piacevole attenzione alla fotografia.
Le musiche di Rodrigo Aramante sono il “pezzo” forte, accompagnandoci nella favola con brani senza tempo ed ha il suo massimo con Tuyo, l’opening, che così lontana dalla musica mainstream è riuscita ad assicurarsi un posto nelle classifiche mondiali, una canzone che rispecchia l’amore e il narcisismo di Escobar per la Colombia. Un amore mortale.

4.5

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