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Con la Fase 2 alle porte, la lotta per fermare o supportare la rivoluzione un tempo iniziata da Elliot, e ora sfruttata dal Dark Army, si fa accesa e tutti i tradimenti escono allo scoperto.

8.5

A metà stagione, l’attesa accelerata diviene realtà e, in una corsa contro il tempo, Elliot si ritrova a dover contrastare, senza alcun preavviso, la Fase 2, anticipata dal Dark Army al giorno della votazione per annettere il Congo alla Cina.

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Con i continui notiziari in background che illustrano l’andamento della votazione, la puntata si scinde in due frammenti cruciali della narrazione, incentrati rispettivamente su Elliot e Angela, l’uno impegnato a ostacolare la Fase 2, l’altra a coadiuvarla.

In un’epifania scaturita dal presentimento che qualcosa non è mai quadrato – un personale errore di sistema – Elliot capisce che gli eventi sono andati avanti senza di lui, scavalcandolo fino a condurlo a un improvviso licenziamento. Basta un solo week-end di buio a catapultarlo in una realtà da incubo – tuttavia ancora evitabile – che, per quanto provochi ansia, può essere ancora gestita da un Elliot freddo e lucido.

In una sfrenata caccia all’uomo, Elliot cerca di sbarazzarsi degli addetti della ECorp quasi con disinvoltura, finché non arriva a realizzare che la soluzione non è scappare: una comprensione cui giunge – paradossalmente – con l’aiuto di un Mr Robot immaginato, a ricordargli che l’unica cosa da fare è arrendersi e accettare la sconfitta. Ma la determinazione di Elliot non ne esce scalfita, e, dopo essere stato infine cacciato dallo stabile, il ragazzo, in un tentativo disperato, chiama quello stesso palazzo che rischia di saltare in aria, fingendo che una bomba stia per scoppiare al suo interno. Un allarme per far evacuare il palazzo e sperare che nessuno resti vittima dell’attacco.

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Nel frattempo, una manifestazione popolare imperversa nelle strade, contro la società attuale che tutto appare fuorché democratica, e compare Darlene, che in un impeto di sincerità confida a Elliot il suo tradimento, oltre a quello di Angela. Una rivelazione sconcertante che, in un solo colpo, fa perdere al ragazzo le uniche persone che amava, capaci di manipolarlo e tramare alle sue spalle. Diremmo quasi che Elliot possa fidarsi più dello stesso Mr Robot che del mondo circostante.

Il cambio di scena è inaugurato da un risvolto improvviso, con la manifestazione che diviene un attacco vandalico alla ECorp, con tanto di passamontagna e maschere alla FSociety, che divampa in breve nel gigantesco complesso. Il timore che il caos e la violenza possano mettere a repentaglio ogni piano stabilito è ben presto messo da parte, quando si scopre che è lo stesso Dark Army ad aver orchestrato la cosa, per permettere ad Angela – o meglio a Elliot – di agire inosservati.

In un enorme atto di autocontrollo, che testimonia ulteriormente la forza di questo personaggio, Angela prende le redini dell’operazione e, realizzando di non poter raggiungere Elliot in tempo, esegue i passi senza di lui, precisa e capace di risolvere ogni imprevisto. L’ansia diventa un canale di concentrazione, che la spinge ad agire con lucidità, a evitare gli attacchi dei violenti assalitori mascherati, e a ricordarsi persino il nome della donna che l’ha riconosciuta e che, per questo, dovrà essere eliminata.

Con il sottofondo di un annuncio di evacuazione ripetuto in continuazione – che fa salire ulteriormente l’agitazione – Angela riesce a scappare con l’ausilio di una felpa e una maschera, sfuggendo al pericolo. Ma persino i più forti mostrano dei segni di debolezza e, per la prima volta da molto tempo a questa parte, anche Angela si lascia andare al panico, dipinto sul suo volto, liberando così una parte di emozioni represse e realizzando l’entità dell’impresa.

A chiudere l’episodio, arriva la scena che, a unione dei due frammenti separati, ci mostra l’incontro tra Elliot e Angela in un’inevitabile resa dei conti, a simboleggiare l’impossibilità di scappare dalla verità.

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La crepa che il tradimento non può fare a meno di lasciare viene messa in risalto da un malinconico flashback, che ci riporta a un passato di promesse, infranto da un presente di estraneità e assenza di contatto. La distanza tra Elliot e Angela non potrà assottigliarsi, perché tra loro c’è la stessa distanza che è tra sogno e realtà.

Angela resta sulle sue posizioni, convinta che le persone saranno risparmiate, compresi – magicamente – i loro stessi genitori. L’incantamento da ebete non viene, dunque, smosso, nemmeno dinanzi al pericolo reale di morte, quando un ladruncolo la minaccia con una pistola. La vita sembra aver quasi perso significato, dinanzi alla maestosità del progetto divinizzato del Dark Army. Elliot, dall’altro lato, parte nuovamente in una crociata, recandosi nel luogo a rischio per tentare un’ultima mossa. È qui che finalmente ha luogo lo scontro tra Elliot e Mr Robot, in un ripetuto scambio di personalità e azioni contrastanti. La violenza si alterna al tentativo di comunicazione pacifica – attraverso un semplice blocco note – e si arriva a una stasi, un equilibrio di intenti che non pende né da una parte né dall’altra.

Nel frattempo, dopo essere venuta a conoscenza della location di Tyrell, Dominique si cimenta nell’impresa di stanarlo da sola, contravvenendo agli ordini del corrotto superiore Santiago. La stanza segreta del Red Wheelbarrow viene finalmente scoperta, ma non vi è nessun dettaglio lasciato al caso, grazie agli ordini lasciati a un deluso Tyrell – che smaschera finalmente le menzogne di Irving – per salvarsi la pelle. Alquanto fuori binario l’insospettabile comparsa finale di Tyrell, che si consegna spontaneamente alla polizia, allarmandola sull’attacco in corso.

E mentre Whiterose è apparentemente tranquilla, e instaura un’affettata conversazione con Philip Price nei panni della sua versione maschile – in un fintamente amichevole tête-à-tête
– la chiave è, come sempre, nella verità. Quando Elliot fa capire a Mr Robot che nel palazzo in realtà i documenti cartacei non c’erano mai stati, quest’ultimo accetta di essere cascato nella manipolazione dei piani alti e finisce per aiutare “se stesso”, impedendo la distruzione del palazzo e salvando le vite del personale.

Tutto non sarebbe potuto andare meglio. Eppure, nel tipico stile alla Sam Esmail, arriva dopo poco il colpo di scena, ad annullare qualsiasi speranza e confermando, dopo tutto, il pessimismo che pervade la narrazione. Mentre l’intero focus era su un unico palazzo, altri ingranaggi erano in moto, parti di un piano di Whiterose molto più grande di quello che immaginavamo. Il duro colpo arriva con banali notifiche e un annuncio in televisione: non uno, ma 71 palazzi della ECorp sono stati distrutti, mietendo un notevole numero di vittime. Un quadro completo sfuggito a tutti, che annulla ogni impresa eroica.

Alla fine dei giochi, resta solo – per ora – il fallimento. Come riuscirà Elliot a reagire e come si colloca nella storia l’inaspettato arresto di Tyrell?

Porcamiseria
  • 8.5/10
    Storia - 8.5/10
  • 9/10
    Tecnica - 9/10
  • 8/10
    Emozione - 8/10
8.5/10

In breve

Il ritmo più incalzante movimenta la narrazione, restituendo una coppia di episodi che coinvolge e tiene, fino al cliffhanger finale, col fiato sospeso.

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Porcamiseria

8.5

Il ritmo più incalzante movimenta la narrazione, restituendo una coppia di episodi che coinvolge e tiene, fino al cliffhanger finale, col fiato sospeso.

Storia 8.5 Tecnica 9 Emozione 8
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