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Mr. Robot torna con una doppia premiere che, mostrandoci il rapporto conflittuale tra Elliot e il suo alter ego, affronta i temi del confronto tra realtà e apparenza e tra possibilità e illusione di mantenere il controllo di se stessi. Sullo sfondo, impazza la rivoluzione della fsociety, sebbene non come previsto da Darlene, e mentre qualcuno ci lascia, altri si muovono in acque sconosciute mentre altri ancora ritornano in scena.

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Dopo aver debuttato in grande stile ed essersi distinta come una delle novità televisive migliori dell’estate scorsa, facendo incetta di critiche e giudizi più che positivi, Mr. Robot ritorna ad occupare il vuoto televisivo dei caldi mesi estivi con una doppia premiere. Due episodi che nulla hanno da invidiare ai dieci che li hanno preceduti: Mr. Robot torna a prenderci per mano e ci accompagna ancora una volta nella realtà distorta e apparente del giovane Elliot Alderson, all’indomani dell’offensiva rivoluzionaria lanciata a danno della multinazionale E Corp, che la mente disturbata del protagonista chiama Evil Corp. La storia continua da dove si era interrotta, ma ancora non risponde alla miriade di interrogativi che il season finale aveva lasciato in sospeso, instillando nello spettatore la sensazione di trovarsi in bilico tra realtà e illusione, tra percezione e oggettività, una dicotomia che diventa il leitmotiv dei primi due episodi.

Control is an illusion?

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La prima parte di questa doppia premiere si apre con un flashback che rimette insieme i pezzi del puzzle omessi dal season finale: in preda a quello che assomiglia a uno stato di profonda trance, Elliot lancia insieme a Tyrell Wellick il codice che dà finalmente il via alla distruzione della E Corp e che ha causato tutte le ripercussioni economiche in scala internazionale a cui abbiamo assistito alla fine della scorsa stagione. Un altro flashback ci porta poi ancora più indietro nel tempo, a quel momento che avrebbe cambiato la vita di Elliot per sempre e che, guardandolo a posteriori, sembra aver contribuito maggiormente a plasmare la personalità del nostro protagonista: è il momento in cui il padre di Elliot, infuriato perché il figlio aveva rivelato alla moglie la propria malattia, lo scaraventa fuori dalla finestra. Questo sembra essere l’atto decisivo, il primum movens di quell’universo screziato e infranto che è la psiche di Elliot, ovvero il filtro tramite cui diventiamo spettatori di quanto accade in Mr. Robot.

Nel presente, vediamo come Elliot ha deciso di relegare se stesso in una metaforica quanto concreta prigione analogica: abbandonata la propria vita da hacker, ha trovato rifugio a casa della madre dove ha iniziato a costruirsi un nido anti-tecnologico, un minuscolo e insignificante ritaglio di mondo in cui vivere ogni giorno la stessa routine. Le giornate si susseguono uguali l’una dopo l’altra, ed Elliot passa dall’essere protagonista della propria esistenza all’esserne un comune spettatore disinteressato, distaccato dalla costruzione sterile e vuota che ha creato per se stesso.

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La ripetizione e l’automazione delle proprie abitudini sono un’ancora di salvataggio per Elliot, l’unica soluzione possibile che gli rimane per allontanare quella parte di sé da reprimere a tutti costi. Mr. Robot, infatti, non è mai scomparso: anzi, ancora più subdolo che mai, sembra non voler abbandonare Elliot. Ecco, quindi, che la quotidianità ciclica che il nostro anti-eroe si è costruito assume le sembianze di un esercizio atto a placare una psiche deragliata, che si manifesta sotto forma di un alter ego nemico, quel suo aspetto così imprescindibile da sembrare reale e che abbiamo imparato a conoscere nel corso della prima stagione. Quelle noiose abitudini a cui Elliot si arrende e si assuefa, quel tran-tran ordinario di gran parte della società che ha sempre criticato, diventano per lui l’unico modo per sopravvivere indenne a quella parte di sé che, una volta abbassate le difese, torna a tormentarlo come un tumore, un nemico infimo e nascosto che lo sorprende senza preavviso e non solo si prende gioco di lui, ma si spinge anche a condizionarne la vita.

Mr. Robot è una continiua insormontabile fonte di dubbi per Elliot: le insinuazioni che la sua doppia personalità si diverte sadicamente a fare lo fanno dubitare persino delle sue azioni e dei suoi pensieri. Elliot entra nel panico quando intuisce che potrebbe avere contribuito inconsapevolmente alla disfatta della Allsafe e di Gideon, un raro pilastro di integrità morale se paragonato alla E Corp, assoggettata al culto del dio denaro.  Accorgendosi di star  perdendo il controllo sulle proprie decisioni, nonché il contatto con la propria coscienza, Elliot realizza che l’unico modo per tenere il conto delle azioni che ha compiuto è un diario su cui annotare meticolosamente lo scandire delle proprie giornate, e che diventa il protagonista di una scena a la Shining di Kubrick.

I am in control

Ecco il mantra che Elliot scrive innumerevoli volte, preso dalla foga di dimostrare a se stesso e quindi a Mr. Robot che è ancora il pieno padrone delle proprie azioni, dei propri pensieri e più in generale di se stesso. Una frase, I am in control, che sa di paradossale: come si può affermare di avere tutto sotto controllo quando la propria vita non è altro che un susseguirsi obbligato degli stessi eventi?

Mr. Robot 2x01-2x02 recensione

Non solo Elliot, ma anche Darlene sembra essere in balia di una situazione più forte di lei: a capo di una fsociety sempre più alla deriva, diventata ormai un branco di teste calde con insipide velleità rivoluzionarie, la ragazza sembra aver perso la motivazione che in primo luogo l’aveva portata alla testa del movimento. Decisa a non lasciarsi sopraffare dalla paura di fallire, ma soprattutto determinata a portare a termine un progetto costatole una quantità incalcolabile di sacrifici, Darlene istruisce i suoi per scagliare un ulteriore attacco alla E Corp. Hackerare i sistemi informatici della multinazionale per poi chiedere un riscatto pare una mossa azzardata, una scelta che rischia di mandare all’aria tutto quanto fatto fino ad ora e che sa tanto di “il tutto per tutto”, a dimostrazione del fatto che la prospettiva del fallimento è un motore eccezionale, un boost motivazionale altrimenti introvabile che permette di rimettersi al controllo della situazione. Riecheggia un dubbio, però, e la domanda che tormenta Elliot calza a pennello anche per Darlene: “Control is an illusion?”

La prima parte della premiere non ci ha lasciati affatto delusi e quattro porcamiseria sono più che meritati: infatti, se da un lato ci ha incuriositi nei confronti di quello che potrebbe succedere in futuro, dall’altro ci ha lasciati ancora con il fiato in sospeso per gli interrogativi che rimangono senza una risposta dalla scorsa stagione, primo fra tutti: che fine ha fatto Tyrell Wellick?

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La seconda parte risulta decisamente meno incentrata su Elliot rispetto alla precedente, ma allo stesso tempo vediamo come si plasma il rapporto tra lui e Mr. Robot: rispetto al rapporto di sudditanza psicologica a cui abbiamo assistito nel primo episodio, Elliot prende in mano le redini del proprio inconscio per far capire a Mr. Robot di voler essere lui a comandare, perché vuole disporre di se stesso come meglio crede. È interessante notare come, a partire dalla prima parte in cui Elliot immagina di ricevere una pallottola in fronte da Mr. Robot, la realtà a cui noi assistiamo e quella percepita da Elliot si fondano senza alcuna distinzione: lo capiamo con la benda che Elliot indossa per coprire il foro immaginario lasciato dal proiettile. La fasciatura, insieme alla prigione analogica in cui Elliot ha deciso di rifugiarsi, diventa una sorta di scudo contro i tentativi di ingerenza di Mr. Robot nella sua vita. Rimane da chiedersi fino a che punto questa protezione sarà in grado di proteggere Elliot prima che questi soccomba definitivamente al suo alter ego – nemico invisibile.

 

La seconda parte riserva una buona parte di minuti alla storyline di Angela: personalmente, ho sempre trovato piuttosto forzata la sua presenza nella scorsa stagione, se non fosse per il fatto che rappresentava l’unico appiglio che rimaneva a Elliot per aggrapparsi alla propria umanità residua. Ora, lontana dal suo amico di infanzia, inglobata nella multinazionale responsabile della morte della madre, il suo personaggio mi sembra fuori luogo rispetto alla trama principale, se non addirittura out of character. Cosa nasconde il suo tentativo di fare carriera all’interno della E Corp? Sarebbe deludente scoprire che le scelte di Angela siano state dettate dalla paura o, ancor peggio, dalla possibilità di una comodità facile e a portata di mano. Rimane quindi da capire quale sarà il suo ruolo all’interno di questa stagione e se le strade sua e di Elliot torneranno ad incrociarsi.

Dopo essersi aperto con una scena che descrive con poche parole e molte vivide immagini la vera natura della fsociety, l’episodio si chiude con due colpi di scena ben serviti e inaspettati: da un lato l’uccisione di Gideon, ucciso molto verosimilmente da qualcuno che era interessato a metterlo a tacere (forse proprio Mr. Robot, per evitare che Gideon denunciasse Elliot?), dall’altro il ritorno tanto atteso di Tyrell Wellick. Che quest’ultimo fosse ancora vivo era piuttosto scontato, o quanto meno prevedibile, ma ciò che ancora non sappiamo e che vogliamo scoprire è quale sia il suo ruolo nella vicenda raccontata da Mr. Robot.

 

Questo episodio risulta meno avvincente della prima parte della premiere, forse più lento in confronto ai dialoghi serrati tra Elliot e Mr. Robot nella prima parte. Se non altro, recupera sul finale con un addio e un ritorno che ci lasciano con il fiato sospeso e che ci fanno assegnare 3,5 porcamiseria.

3.5

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