I Medici1×07 Purgatorio – 1×08 Epifania

E' arrivato il momento della verità per gli abitanti di Palazzo Medici: chi ha ucciso il patriarca Giovanni e il subdolo Rinaldo degli Albizzi? Cosa accadrà adesso a questa nuova dinastia di banchieri? Lo scopriamo in queste ultime due puntate, ricche di pathos e introspezioni dei personaggi, che fanno da contrappeso ad alcune scelte narrative poco efficaci.

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E’ arrivato per il nuovissimo prodotto della televisione nazionale, I Medici, il momento di tirare le somme e mettere un punto fermo alla sua prima e fortunatissima annata. Come ci si poteva aspettare da un esperimento del genere, non si è voluto puntare sulla prolissità narrativa – consci del salto nel buio che si stava compiendo – e dunque, dopo appena quattro settimane, ci troviamo già a parlare del finale di stagione: fortunatamente però l’ufficialità del rinnovo non tarda ad arrivare, garantendo il futuro sviluppo dei promettenti spunti lanciati negli ultimi minuti e sancendo la riuscita di questo test telefilmico.

Ciò non indica ovviamente, come già ribadito più volte, la perfezione stilistica e narrativa della serie, ma forse è anche giusto così, dal momento che si trattava per Mamma RAI di una strada poco battuta e assolutamente fuori dai propri standard. E’ dunque chiaro sin dai primi minuti che, se ci si sta aspettando un finale di stagione come quelli a cui ogni serial freak è abituato, si rischia di rimanere delusi, a causa di una gestione del minutaggio decisamente poco furba nel corso di tutti gli episodi.
Sicuramente non si poteva rendere tutta la stagione una mera caccia all’uomo per scoprire l’identità dell’assassino di Giovanni, ma anche un’accumulazione così confusionaria di sospettati e assoluzioni in una puntata che dovrebbe invece sbrogliare i fili risulta poco efficace, sfociando in una serie di scene noiose dal punto di vista narrativo. A proposito di questa storyline, ancora più opinabile è la sua conclusione puramente plateale ed imprevista, nel momento in cui finalmente viene svelato l’improbabile assassino: l’anziano mentore Ugo, dall’aria saggia e pacata, si rivela improvvisamente un uomo impulsivo e rancoroso, che commette un’azione sicuramente lecita, ma che risulta al pubblico poco contestualizzata.

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L’altro grande punto critico della puntata è dato dalla focalizzazione sulla famiglia dei Pazzi, rimasta fino ad ora fuori dal focus sulla rivalità politica tra i nobili fiorentini. Soprattutto nel primo episodio, Purgatorio, si assiste infatti ad una presenza quasi opprimente da parte dei nuovi nemici giurati dei Medici, la quale può essere però giustificata in quanto introduzione di una parentesi storica piuttosto importante che sarà sicuramente affrontata nella prossima stagione.
L’accuratezza storica non è tuttavia sempre presente in queste puntate, le quali, al netto del disclaimer finale, sono intrise di inesattezze cronologiche piuttosto consistenti, del tipo che addirittura tre eventi, avvenuti in tre decenni diversi, si verificano contemporaneamente nella rivisitazione televisiva. La domanda sorge però spontanea: è davvero utile concentrarsi su queste sottigliezze e rischiare di non godere del resto dei messaggi trasmessi dagli episodi? Sicuramente no, ed è per questo che decidiamo di limitarci a questo breve cenno e risparmiare ai lettori e alla serie uno sterile elenco di imprecisioni storiche, tutte tra l’altro assolutamente comprensibili.

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Gli aspetti davvero importanti e degni di nota di questa coppia conclusiva di episodi sono infatti altri, e più di preciso i momenti dedicati all’osservazione e all’approfondimento dei personaggi, i quali permettono al pubblico di capire la strada percorsa dai suoi beniamini durante queste quattro serate.
Partendo dagli uomini di Palazzo Medici, incontriamo innanzitutto Piero, il quale continua a sentire sulle sue spalle il peso delle aspettative paterne proprio come il suo vecchio prima di lui: il ragazzo impacciato e serio delle prime puntate ha però ceduto il posto ad un uomo che vuole osare e dimostrare a tutti, soprattutto a se stesso, di essere in grado di gestire al meglio l’eredità del suo cognome, come emerge dalle scene in cui, nell’episodio Epifania, riesce a convincere la Signoria ad accettare l’introduzione della nuova tassa per le banche.
Altra grande evoluzione delle puntate è quella cui è soggetto Lorenzo, che riesce finalmente ad uscire dall’ombra del fratello dopo che il loro rapporto viene messo in crisi, ma il quale tuttavia non riesce a splendere nelle sue nuove vesti di esponente onesto ed intelligente della dinastia a causa del triste e prematuro epilogo della sua storyline.

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Tutto un altro tipo di percorso è quello compiuto invece dall’anti-eroe della serie, il pater  Cosimo, che in questi episodi è al centro di alcune vicende secondarie che contribuiscono ad appesantire la narrazione, ma sul quale tuttavia si fa un lavoro di introspezione magistrale: a differenza degli appena citati parenti, infatti, la sua è una parabola discendente, iniziata con l’innocenza del suo rifiuto del potere e conclusasi con il suo disperato cedimento ad esso e alle sue tremende potenzialità.
Lo sviluppo del suo personaggio nel corso delle puntate – e ancora di più dalla giovinezza all’età adulta – è in realtà un’involuzione dovuta ad una sostanziale perdita di fiducia nei valori giovanili, oltre che ad una inclinazione personale al doppio gioco e all’utilizzo di mezzi illeciti per raggiungere il proprio scopo. Per questo è interessante vedere la reazione di Cosimo alle accuse riguardo gli Albizzi e capire come porterà questo peso sulla coscienza: tale osservazione risulta infatti rivelatrice per confermare il carattere machiavellico e terribilmente anaffettivo e distaccato che l’uomo ha ormai assunto e che più volte lo porta ad eccessi d’ira.

“Non giustifico i tuoi peccati, Cosimo: non è compito mio farlo e anche io ho i miei peccati, ma finché avremo respiro avremo sempre una possibilità per espiarli”

-Contessina

Fortunatamente anche in questa serie si è voluto seguire il detto latino secondo cui dietro ogni grande uomo c’è una grande donna, in modo da regalare al pubblico alcuni tra i personaggi femminili più accattivanti e ben costruiti degli ultimi tempi. E’ il caso di Contessina, che si impone a mani basse come la vera e propria rivelazione della serie: non solo è la donna più importante, ma è soprattutto detentrice di un ruolo preciso ed interessante, ossia quello di rappresentare la forza e la centralità di una nobildonna di quel tempo, senza però andare contro gli insegnamenti che la Storia ci ha tramandato circa la condizione femminile nel XV secolo.
Per l’ennesima volta infatti, Madonna Medici viene messa alla prova dal comportamento del marito e dal peso della famiglia che è costretta a dividere con lui e di nuovo, piuttosto che crollare o arrendersi alla gravità dei peccati di Cosimo (tra i quali figura anche il concepimento di un figlio illegittimo con la bella e taciturna Maddalena), decide di affrontare la situazione con ottimismo, saggezza, affetto e tanta forza d’animo, senza rinunciare tuttavia a quel lato prettamente rinascimentale che la deve caratterizzare.

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Un’altra donna che ha assunto sempre più importanza nel corso degli episodi è Lucrezia – in pratica una Contessina wannabe – e ciò è piuttosto evidente in questa doppietta conclusiva. Anche lei ha un ruolo essenziale nel successo personale e politico del marito e più in generale nelle vicende della famiglia, cercando in tutti i modi di dimostrare l’innocenza dello zio acquisito e concependo, insieme a Piero, quello che sarà il futuro della dinastia e della serie stessa: Lorenzo il Magnifico.

Ed è proprio con questo annuncio in un momento di festa e di sollievo rispetto agli accadimenti recenti che, volgendo un ultimo sguardo alla Cupola in costruzione, salutiamo con un lieto e speranzoso arrivederci  l’intrigante Firenze dei Medici, con le sue sorprendenti opere d’arte, i suoi intrighi e quell’aria di solennità che si può ancora respirare passeggiando per quei luoghi pregni di storia e cultura, nei quali una parte della nostra identità politica e culturale si è costituita.

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Ah, se non fosse per le donne di casa

 

Reminescenze potteriane…

 

… e disneyane

 

“I see what you did there”, ft. Lorenzo il Magnifico

 

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