Masters of Sex4×07 In To Me You See – 4×08 Topeka

La competizione inizia a farsi sentire in Masters of Sex. nuove cliniche spuntano come funghi, nel tentativo di replicare il lavoro di Masters e Johnson. Il passato di Bill tornerà prepotentemente all'attacco, risolvendo un'amara questione nella sua vita, mentre Art e Nancy fanno i conti con la loro ambizione.

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Quando è giusto riparare?

Il caso di Bob, presunto e probabile omosessuale represso, solleva questioni interessanti sulla usuale terapia sensoriale dei pionieri della sessuologia. Il metodo tradizionale sembra non convincere – legittimamente, il paziente sembra ottenere l’erezione più grazie alla voce di Art che grazie alla presenza della sua fidanzata nella sua camera – e il tentativo di trovare una direzione terapeutica anche per gli omosessuali scoperchia il vaso di Pandora delle famigerate teorie riparative. Barton e Guy, terrorizzati dall’idea che nella clinica di Masters e Johnson vengano applicate terapie pericolose, minacciano Bill e Art, aprendo la strada verso nuovi ambiti della sessuologia. La scala Kinsey, di efficacia tutt’altro che dimostrata, è il punto di partenza, il resto lo potrà dire la ricerca nella clinica.

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Nella narrativa di questa parte di episodio si viaggia sul limite dell’out of character per Bill, per due motivi – di cui uno solo parzialmente perdonabile: Bill non è mai stato in grado di dimostrare affetto, se non nel suo modo peculiare, e stona la sua improvvisa bontà e accoglienza nei confronti di tutte le persone a lui vicine, in primis Betty e Louise; meno gravemente e per bontà di adattamento televisivo, il vero Masters ha attuato per anni teorie riparative, vantando persino un alto tasso di “riconversione”, poi dimostrato falso. La necessità di romanzare e di far passare Bill dalla parte giusta della storia è comprensibile, ma sembra quasi che gli autori stiano insistentemente calcando la mano per dargli un’immagine forzatamente distante dalla realtà.

Il caso di Louise, sebbene interessante nell’aspetto più strettamente scientifico e registicamente sublime, non aggiunge nulla ad una trama già densa di contenuti e inevitabilmente frammentata tra tanti, forse troppi personaggi. Del dramma di Louise rimane l’ambiguità di gesti generosi fatti per unico autocompiacimento personale – la ricerca così pressante del piacere mette il marito disabile, ancora non ripresosi dal trauma, in seria difficoltà – e il riavvicinamento della coordinatrice AA al collo della bottiglia. A volte a saggezza dispensata verso gli altri non corrisponde saggezza dispensata verso se stessi, ma non ci voleva Louise per scoprirlo, essendo bastate tre piene stagioni di auto-sabotaggio di Bill e Virginia.

Spionaggio

Vedere Nancy e Virginia assieme è quanto di più improbabile si potesse immaginare in Masters of Sex, ma i tentativi di spionaggio da parte di altre cliniche e i nuovi accoppiamenti fatti da Bill spingono le due donne a collaborare. Al workshop le due non si risparmiano frecciatine, alla faccia dell’“in to me you see”. Il vero colpo basso, che avrà sicuramente strascichi fino alla finale di stagione, è l’outing che fa Virginia nei confronti di Art e del suo malessere: vediamo il lato peggiore della scienziata, quello più sottilmente vendicativo e infantile, in risposta all’altrettanto ridicolo infantilismo della collega.

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Era essenziale la presenza del padre di Virginia e l’avviso di usare cautela in terapie non ufficiali? No, sa di screentime rubato ad eventi più importanti, sfortunatamente affrontati con più fretta, come il riavvicinamento di Bill alla sua storica ex, raccontato con un background appena sufficiente e un dialogo con Betty appena strumentale alla scrittura di una lettera a cuore aperto; infatti, affacciandoci sul viaggio a Topeka, nella comunione di intenti tra Virginia – la destinazione è scelta per indagare su una clinica non ufficiale – e Bill – che sceglie la meta apposta per ritrovare Dody – non si può fare a meno di storcere il naso alla pretestuosità del dialogo con Betty, usata come escamotage narrativo per Bill. Insomma, poco importa se la donna è ancora con gli occhi umidi, usiamola per fare andare avanti altri filoni narrativi.

Betty intanto lotta per riavere una famiglia, dopo la tragica e inutile morte di Helen, ricorrendo all’ultima arma a sua disposizione: il padre biologico Austin. Non si tratta proprio di un gradito ritorno, ma fa bene vedere che gli sceneggiatori non hanno dimenticato la lotta di Betty e stanno cercando di dare un senso alla sua storia.

In To Me You See grida mediocrità, per gli standard della serie, tra diversi escamotage narrativi dubitabili e un eccessivo desiderio di coprire troppi filoni narrativi contemporaneamente. Il mix appare confuso e appesantito dall’eccesso di comprimari tornati a raccontare la loro storia. Un episodio di transizione verso il più intenso ed essenziale Topeka, che merita 3 Porcamiseria su 5.

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Viaggio a Topeka

A due episodi dalla fine ancora non si sa verso quale direzione intende viaggiare Masters of Sex. Topeka dà qualche indizio nei minuti finali, stringendo la morsa verso il rapporto tormentato tra Bill e Virginia con la scusa di studiare una clinica che è riuscita a replicare esattamente il loro trattamento dell’incompetenza eiaculatoria, ma prima bisogna chiudere il cerchio sul passato del Dr. Masters.

L’incontro tra Bill e Dody è il classico esempio di sfortunata coincidenza: la vita di entrambi sarebbe stata profondamente diversa, se non si fosse messo in mezzo il destino. Anche volendo essere meno fatalisti, se Bill, pur nella sua inesperienza data dalla giovane età, non dubitasse dei sentimenti altrui e di meritare affetto, riuscirebbe a essere felice. Lo schermo parla anche a noi, veicola una morale interessante e ricca di contenuto emozionale, grazie sia alle doti di Michael Sheen e Kelli O’Hara, sia all’eccellente scrittura del dialogo.

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Il marito di Dody e Virginia parlano e riflettono assieme, da perfetti sconosciuti, ma ci offrono diversi spunti di riflessione: un matrimonio problematico e con i tipici difetti della lunga convivenza non è indice di mancanza di amore, lo si capisce dalla reazione del marito di Dody, disattento verso la moglie ma senza malizia; Virginia è realmente e profondamente innamorata di Bill, non lo è solo per solitudine. La scenata di gelosia del mattino seguente finalmente ci mostra una Virginia che non avevamo mai visto, seriamente preoccupata che Bill possa aver trovato qualcun’altra – quante volte Bill si è sentito così, dovendo parlare di karma?

Virginia: Is this what it’s like? Is this how it feels? … I’ve never been this person before.

Quando il gatto non c’è…

Austin Langham ne ha fatta di strada, peccato che l’abbia fatta in discesa, finendo per vendere inquietanti sex toys. Avendo Bill e Virginia abbandonato la clinica, il clima caotico non tarda a sopraggiungere, nel bel mezzo di uno studio sull’omosessualità. Quando i gatti non ci sono i topi si prendono a pugni, fornendo lateralmente l’occasione per riflettere sugli effetti collaterali della scienza applicata al sesso. La moglie di Lester ormai vede l’intimità sessuale come una performance, distorcendo l’aspetto sentimentale, e Lester, sconfitto e privato di una componente affettiva fondamentale, consiglia caldamente a Guy di non candidarsi al nuovo esperimento di Masters e Dreesen.

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Gli assistenti di M&J possono occuparsi del caso di incompetenza eiaculatoria dei Clavermore, ma l’assenza dei fondatori della clinica spinge Nancy a cercare indipendenza da un ambiente lavorativo a lei ostile. Per quanto la sua imitazione di Virginia sia divertente, per una serie di motivi il carattere di Nancy denota profonda immaturità e assenza di professionalità. In fondo, cosa ci si può aspettare da una donna che costringe il marito a rimanere con lei in coppia aperta controvoglia?

A tal proposito, l’odore di nuove opportunità professionali per Nancy le consentono di fare il doppio gioco con Art, inquadrandola come metaforico villain della stagione. L’arrivismo di Nancy va oltre l’amore – ma si sta davvero parlando di amore? – per il marito, e la donna sfrutta la confessione di Virginia per costringerlo a lasciare la clinica e a ripartire come coppia monogama altrove. Nemmeno il tempo di girarsi ed ecco che crescono le corna. Non so come questa storia verrà risolta, ma spero in un briciolo di giustizia per Art, unica anima gentile in questo dramma.

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Topeka corregge i difetti del precedente episodio, selezionando meglio le storie da presentare e presentandole con criterio, dandoci l’opportunità di riflettere su sentimenti ed emozioni. Non è tuttavia ancora chiaro verso dove si andrà per il finale di stagione, e si affaccia il rischio di chiudere alla rinfusa questo quarto capitolo di Masters of Sex. 4 Porcamiseria su 5.

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