Marvel’s The Defenders1×06 Ashes, Ashes – 1×07 Fish in the Jailhouse

Alla vigilia del Season Finale, i Defenders si ritrovano divisi di fronte a un nuovo, inaspettato villain, mentre si dispongono le pedine per la partita finale. Due episodi intermedi che intrattengono ma che mettono in luce tutte le difficoltà della serie, tra una carente gestione della coralità e la confusione delle scene d'azione.

0.0

Ci avviciniamo a grandi balzi al finale di stagione e un po’ di nodi iniziano finalmente a venire al pettine: è tempo per i Defenders di unire davvero le forze – ma non prima di aver perso un elemento fondamentale – mentre al vertice della Mano succede l’impensabile.

Ashes, Ashes

Nessun supereroe è infallibile, figuriamoci i Defenders, ma tra tutte le idee stupide, quella di mettere fuori gioco l’Iron Fist per nasconderlo alla Mano – e lasciare solo Luke Cage e Stick di guardia – era quantomeno nella top 10. Infatti tutto va storto, con Stick che decide autonomamente di optare per una soluzione diversa, ossia eliminare Danny, proprio poco prima di morire per mano di Elektra / Black Sky. Nel frattempo, Matt e Jessica si buttano di nuovo sulla pista dell’architetto Raymond, l’unico appiglio che hanno per poter arrivare ai leader della Mano, giungendo a recuperare i progetti del Midland Circle, che si scopre essere costruito sopra l’enorme voragine vista nella seconda stagione di Daredevil.

Inutile girarci intorno: Ashes, Ashes si configura come il peggior episodio della serie, almeno fino ad ora. Non significa che sia terribile in senso assoluto, intendiamoci, ma fatto salvo il colpo di scena degli ultimi secondi – effettivamente inaspettato – è un episodio che aggiunge poco o nulla sia alla trama generale di The Defenders sia allo sviluppo dei personaggi. Le vicende scorrono troppo lentamente senza un reale motivo, e il continuo disgregare il quartetto di eroi sempre nelle stesse coppie – Matt&Jessica vs Luke&Danny – non permette né di apprezzarne l’azione corale né tantomeno di perseguirne uno sviluppo a tutto tondo. Sarebbe stato probabilmente più interessante sviscerare le dinamiche, per esempio, tra Daredevil e Luke Cage o tra Jessica e Danny, il che avrebbe forse permesso di vedere tutti e quattro i protagonisti sotto una diversa luce.

L’unica ad evolvere in qualche modo è Elektra, anche se le motivazioni le scopriamo solamente nell’episodio successivo. È definitivamente lei, e non Alexandra, il perno delle vicende: Elektra diventa il centro gravitazionale che costringe a mettere in discussione sia i rapporti tra i Defenders (o, per meglio dire, tra Matt e tutti gli altri) sia quelli tra i leader della Mano, una scheggia impazzita che, ora di nuovo in possesso dei propri ricordi, decide di fare di testa propria e ritagliarsi il proprio ruolo senza che nessuno le dica chi essere o cosa fare. Un’evoluzione davvero niente male per quella che ci aspettavamo essere un’eroina caduta alla ricerca della propria identità e che invece ritroviamo ora, alla vigilia del season finale, come una dei big villain della serie. Certo, la performance di Élodie Yung non è minimamente paragonabile all’eleganza e alla classe di una Sigourney Weaver perfettamente calata nel ruolo di leader carismatica e pericolosa, e nonostante si sia apprezzato il plot twist, spiace vedere un personaggio come Alexandra lasciarci troppo presto.

2.5

 

Fish in the Jailhouse

Il settimo episodio, al contrario, procede decisamente più spedito rispetto al precedente. Con Iron Fist ora prigioniero della Mano, i tre Defenders rimasti si ritrovano insieme ai propri sidekick al distretto di polizia di Harlem, dove un’agguerrita Misty Knight cerca di capirci qualcosa, combattuta tra il desiderio di giustizia e l’osservanza delle regole. Non ci vorrà molto prima che i tre scappino in direzione Midland Circle con un piano decisamente esplosivo per mettere fine ai piani della Mano una volta per tutte.

Paradossalmente l’azione risulta la parte più debole, con una regia troppo frettolosa e disattenta

Quello di rinchiudere praticamente tutti i personaggi tra le quattro mura del distretto è un ottimo pretesto per metterli a nudo e provare a colmare le lacune mostrate dall’episodio precedente. Come già accennato nelle precedenti recensioni, sono i comprimari stessi a contribuire maggiormente alla definizione e all’evoluzione dei protagonisti. Matt Murdock ha l’occasione di confrontarsi sia con Karen che con Foggy – quest’ultimo inaspettatamente dalla sua parte – e di capire finalmente che la sua vita, la sua vera vita, è quella con il costume nei vicoli di Hell’s Kitchen, e che non si sentirà mai completo senza di essa. Luke Cage, invece, comprende finalmente il suo ruolo come eroe di New York e la sua responsabilità nel proteggerla in un confronto diretto con Misty. E mentre Danny è impegnato con Elektra in un confronto sul destino e sulla libertà di scriversi il proprio senza imposizioni dall’alto, Colleen Wing ne fa le veci insegnando a Claire che anche lei ha un ruolo da giocare. Solo Jessica, in tutto ciò, rimane in disparte, e in effetti colpisce l’assenza di Trish Walker nelle dinamiche di questo episodio corale.

Si parla tanto, in questo Fish in the Jailhouse – almeno fino agli ultimi minuti – ma sono dialoghi importanti che contribuiscono a definire i Defenders stessi, ora molto diversi da quelli che abbiamo (re)incontrato nel pilot e decisamente più consci del proprio ruolo e delle proprie responsabilità. Paradossalmente, invece, l’azione risulta la parte più debole, con una regia troppo frettolosa e disattenta che non ci permette di apprezzare al meglio i combattimenti, anche se vedere Madame Gao mettere in difficoltà due colossi come Jessica e Luke ci ha regalato più di qualche brivido – vi prego, ditemi che anche a voi ha ricordato la prima volta che abbiamo visto Yoda fare acrobazie con la spada laser.

Nel frattempo, Danny Rand si conferma come the dumbest Iron Fist ever (cit.) e, cadendo in una trappola di Elektra, dà finalmente accesso a lei e alla Mano alla famigerata sostanza che li permetterà di ritornare ad essere immortali, dando così il via agli eventi dell’imminente season finale.

Nel complesso, quindi, il settimo episodio funziona decisamente meglio del sesto, anche se continua a mancare quella coralità di azione – vuoi perché uno dei protagonisti manca all’appello, vuoi perché di azione ne vediamo tutto sommato poca – che ci aspetteremmo da una serie con un team-up di supereroi.

3.5

 

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