Marvel's Luke Cage2×01 Soul Brother

Season Premiere Luke Cage stagione 2: il ritorno. Luke Cage cammina di nuovo per le strade di Harlem, e dovrà proteggere il luogo dalla criminalità, e se stesso dalla sua nuova schiera di followers.

7.3

Come già anticipato da The Defenders, evidentemente la divisa da carcerato stava stretta a Luke (Mike Colter) e ora sembra tornato nel suo territorio per strapparlo del tutto alla criminalità. Se si illude di poterlo fare te tranquillamente, però, il paladino di Harlem ha bisogno di risvegliarsi e di fare un salto nel 2018. Ora è una celebrità, tutti sanno chi è, quindi non dare troppo nell’occhio sembra quasi impossibile, visto che i suoi followers hanno deciso di giocare a “chi trova Luke  vince” grazie a D.W. Griffith (Jeremiah Craft). Niente privacy per gli influencer, caro Luke.

Sembra un inizio veloce, frenetico, che si oppone al ritmo lento che ci eravamo lasciati alle spalle dopo la prima stagione. Se essa verso la fine aveva rallentato, ora con questo episodio sembra che lo scopo sia darci un quadro completo di come è messo Harlem e dello stile che Luke vuole adottare. I punti sono due, ovvero che la guerra per prendere il controllo di Harlem è in piedi (o non si è mai spenta) e l’anonimato è solo un lontano ricordo. Un fattore che potrebbe influenzare l’andamento  della missione di Luke, poiché il suo nome ormai è sulla bocca di tutti, la gente si gira quando lo vede per strada. L’episodio esordisce con il suo nome usato come brand di sostanze stupefacenti, e qualcuno inizia anche a criticare il suo operato ed il modo in cui la gente lo venera, perché

Luke Cage non è che un uomo. E c’è una ragione se non veneriamo gli uomini.

Chi è Luke Cage? Un uomo come tutti noi. E perché fa tutto questo? Per gli altri o per se stesso? Anche le public relations sono importanti, caro paladino di Harlem, la fama da sola non ti aiuterà a reggerti in piedi.
Ma sono tornati anche i suoi alleati, come Claire (Rosario Dawson) e Misty (Simone Missick), sulla quale vediamo gli effetti di The Defenders chiari e tondi. Claire pensa che Luke si dovrebbe far pagare per ciò che fa per la comunità, ma questo sarebbe contro i principi dell’uomo, che non riesce a chiedere soldi alla popolazione – a suo parere già troppo oppressa – di Harlem. Questo tipo di affermazioni mette ben in luce la tematica sociale già presente nella prima stagione e che ritorna anche nella seconda. Luke Cage, nella prima, si presentava come un uomo a prova di pistola in un quartiere dove chi ha il potere tiene la popolazione sotto controllo con le pistole e dove si sviluppano movimenti che urlano “Keep Harlem Black”.

In questa seconda stagione, quando Mariah (Alfre Woodard), insieme a Shades (Theo Rossi), decide di vendere il suo business per poter avere il denaro per entrare in affari in cui non è richiesto il riciclaggio di soldi sporchi e ripulire il suo buon nome, i possibili compratori sono Arturo Rey (Otto Sanchez) che trasporta droga nei suoi camion che pubblicizzano mobili a basso prezzo, Nigel Garrison (Macc H. Plaise), nel giro delle armi e Dontrell “Cockroach” Hamilton (Dorian Missick), appena uscito di prigione grazie al detective Scarfe. E questi tre personaggi sfoderano argomentazioni che puntano persino al tipo di “Black” che deve prendere il controllo di Harlem. La ricchezza di questo genere di affari contrasta con la difficoltà di fare soldi in maniera pulita nel quartiere, come ci viene mostrato all’inizio dell’episodio quando Bobby Fish (Ron Cephas Jones) fa presente a Luke Cage che avranno bisogno di più denaro per pagare l’assicurazione del negozio che era di Pop. La trama sociale della serie sembra puntare al fatto che guadagnare in maniera onesta per gli abitanti di Harlem sia difficile se non impossibile. Nella lotta per il controllo della zona abbiamo allora la volontà di affrontare a suon di pugni coloro che fanno affari illegalmente di Luke e chi invece vuole mantenere lo status quo.

Prima di essere super si è uomini

Lo scenario si complica anche per l’apparizione di un nuovo giocatore, proveniente dall’universo Marvel cartaceo, che si porta dietro tinte giamaicane e un’abilità che potrebbe dare non pochi problemi in futuro a Luke: il Bushmaster. Le sue caratteristiche e il suo accento contribuiranno ulteriormente al mix linguistico e culturale che lo show sembra voler mettere in luce con questo primo episodio. Accenti diversi per ogni comunità nera che sottolineano la loro specificità, e questa ultima aggiunta che, a detta dello showrunner Cheo Hodari Coker, vuole mettere in luce, senza stereotipi, la cultura giamaicana come un elemento della cultura nera della zona dei Caraibi, fuori dall’America o dall’Africa. Tutto questo sembra inserirsi molto bene nel quadro generale delle ultime uscite con Black Lightning, Black Panther o Dear White People, che celebrano diversi aspetti della black culture (source).

Ah, e infine, si sa come va il mondo, la notorietà spesso porta le persone a rifarsi vive. Abbiamo visto nell’ultima stagione di Jessica Jones come i drammi famigliari hanno la capacità di tornare a galla improvvisamente anni dopo. Ora è il turno di Luke di avere a che fare con un membro della sua famiglia che lo ha abbandonato in passato, ma che torna per riprendere i contatti per mettere in dubbio le modalità con cui ha deciso di svolgere il suo “lavoro”. Siamo sempre allo stesso punto di prima, prima di essere super si è uomini, e c’è un motivo se non si venerano gli uomini, ovvero che gli uomini possono sbagliare.

L’episodio mette moltissima carne al fuoco, e porta alla luce non solo i criminali da affrontare, ma anche la questione della celebrità di Luke. Ora che è diventato famoso e tutti gli chiedono aiuto, come si definirà l’uomo anti proiettile di Harlem? Alla fine dell’episodio non ha sicuramente la risposta a questa domanda, ma mentre viene ripreso da Griffith non esita ad approfittare della notorietà per lanciare una sfida aperta a chi sta fuori a guardarlo

Non puoi bruciarmi, non puoi farmi esplodere e non puoi assolutamente rompermi. Vuoi mettermi alla prova? Fatti avanti. Sono qui e non vado da nessuna parte. Io sono Harlem, e Harlem è me.

Il tutto coronato da una dab finale che sembra lanciare la carriera social dell’influencer supereroe di Harlem.

Abbiamo già affrontato in Daredevil il dibattito sulla linea sottile fra super e vigilante, ora anche per Luke è arrivato il momento.

Curiosità:

  • ad Harlem’s paradise, abbiamo la live performance della cantante Joi che esegue “No Grey Matter (Not Because You Owe Me)” e  “What If I Kissed You Right Now?”
  • mentre Claire e Misty parlano, fanno il nome di Matt Murdock nominando ciò che i due hanno fatto a Midland Cirle
  • a un certo punto Claire chiama Luke “Power Man”, uno dei suoi appellativi nei fumetti

Porcamiseria
  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 8/10
    Tecnica - 8/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
7.3/10

In breve

L’episodio mette insieme molti personaggi e apre le strade e sviluppi di trama piuttosto vari, che però potrebbero portare ad un nulla di fatto se non si sa come coordinare diversi personaggi con lo stesso obbiettivo. Vista la varietà proposta, lo show sembra voler puntare su una lotta con vari partecipanti per il controllo della città, insomma niente di strano per la Marvel. Ma siamo curiosi di vedere come la notorietà e la presenza “social” di Luke potrebbero cambiare le carte in tavola e, soprattutto, è da valutare come la nuova componente famigliare influenzerà Luke.

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Porcamiseria

7.3

L'episodio mette insieme molti personaggi e apre le strade e sviluppi di trama piuttosto vari, che però potrebbero portare ad un nulla di fatto se non si sa come coordinare diversi personaggi con lo stesso obbiettivo. Vista la varietà proposta, lo show sembra voler puntare su una lotta con vari partecipanti per il controllo della città, insomma niente di strano per la Marvel. Ma siamo curiosi di vedere come la notorietà e la presenza "social" di Luke potrebbero cambiare le carte in tavola e, soprattutto, è da valutare come la nuova componente famigliare influenzerà Luke.

Storia 7 Tecnica 8 Emozione 7
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