Era tanta l’attesa per Iron Fist, l’eroe che va a completare il team-up Marvel di casa Netflix al centro della prossima serie in uscita: Marvel’s The Defenders.
Danny Rand, rampollo di una prestigiosa famiglia newyorkese ed erede di un impero economico, creduto morto da tutti insieme ai genitori a causa di un incidente aereo tra i monti dell’Himalaya, fa ritorno a casa dopo un’assenza di 15 anni.
Il pilot di Marvel’s Iron Fist è incentrato dunque sui primi giorni di Danny nella Grande Mela e sulla sua lotta all’incredulità generale, intento a convincere tutti di essere davvero chi dice di essere. Tra questi, i fratelli Ward e Joy Meachum, suoi vecchi compagni di gioco e a capo adesso dell’impresa che gli spetterebbe di diritto. I Rand e i Meachum erano infatti soci in affari, e i loro padri, Wendell e Harold, fondatori delle Rand Enterprises.
Mentre Joy appare sin da subito molto scossa dallo strano sconosciuto che le si pone davanti, Ward è piuttosto deciso nello sbarazzarsi del problema, ancor più dopo aver realizzato la verità, e salvaguardare così la sua posizione economica e nell’organigramma del gruppo. A rendere poi ancora più precario il futuro del giovane sconosciuto, il colpo di scena a metà episodio, nel quale Harold Meachum ci viene presentato vivo e vegeto in un lussuoso covo al riparo da occhi indiscreti, in cui si è rifugiato dopo aver inscenato la sua morte per motivi ancora oscuri.
La figura di Danny è assolutamente in primo piano in questo primo episodio, che ne delinea una personalità profondamente condizionata dalla sua formazione in quel di K’un-Lun, luogo sconosciuto e misterioso, che l’ha accolto dopo l’incidente e in cui ha affinato peraltro una notevole abilità nelle arti marziali. La filosofia zen e i dettami del Buddha sembrano essere alla base del “nuovo” Danny Rand, anche se la sua purezza e la sua calma mistica sono turbate dagli insistenti flashback dei giorni del disastro aereo – che ritornano frequentemente nel corso della narrazione – sfociando quasi in comportamenti al limite della follia.
Questa inquietudine, questo suo essere “fuori posto” nella sua nuova realtà che lo circonda, vengono adeguatamente sottolineati nelle azioni quanto nell’esteriorità del protagonista, il cui aspetto da clochard contribuisce ad accentuare l’incredulità di tutti e ad esasperare i comportamenti di Danny, che non riesce a realizzare il perché di tanta diffidenza e paura nei suoi confronti.Rispetto ai colleghi Defenders, al momento Danny è solo un uomo alla ricerca del suo posto nel mondo
Altra figura a far capolino in questo nuovo percorso di Danny, è quella di Colleen Wing, una giovane ragazza che gestisce un dojo e che incontra casualmente il giovane redivivo. Danny – avvezzo a ben altro tipo di disciplina nelle arti marziali – vede in Colleen una persona con cui condivide lo stesso codice morale, lo stesso sistema di valori, rendendo così più credibile il suo recarsi da lei in cerca di un lavoro come insegnante di kung fu.
Snow Gives Way è un episodio sicuramente introduttivo che ci permette di familiarizzare sin da subito col protagonista e con i personaggi – pochi per fortuna – fin qui presentatici. Complici delle buone sequenze di lotta – che nonostante le acrobazie del protagonista perdono nettamente il confronto con Daredevil -, il ritmo è abbastanza veloce e rende godibile la visione di questo pilot, tanto da destare sicuramente la curiosità di vedere dove andrà a parare.
Elemento invece distintivo nei confronti dei colleghi Defenders, l’assenza – almeno in questo pilot – del complesso dell’eroe. Danny Rand non si sente investito di una responsabilità nei confronti del prossimo, non vuole essere un vigilante: al momento è solo un uomo alla ricerca del suo posto nel mondo, della verità sull’incidente aereo. A sottolineare le centralità del Danny uomo, i riferimenti solo vagamente accennati circa le sue capacità sovrannaturali: un agilità fuori dal comune e delle doti mistiche ancora poco chiare.
Nonostante ciò, non possiamo fare a meno di sottolineare la banalità del plot narrativo – anche se ad onor del vero si rifà pedissequamente al canone fumettistico – che non viene per nulla supportata da una scrittura d’effetto né tantomeno da una regia o da una fotografia che possano fare la differenza, facendo risultare il tutto abbastanza piatto. Peraltro, quello stesso uso dei flashback che aiutano a delineare l’irrequietezza di Danny, ha come effetto collaterale quella di alimentare una certa sensazione di deja-vu nei confronti di Arrow – e di conseguenza con Batman Begins – la cui genesi presenta più di un tratto in comune con questo Iron Fist.
A conti fatti, una premiere senza infamia e senza lode per Marvel’s Iron Fist, che però si lascia ben guardare, complici – come detto – un ritmo veloce e un Finn Jones convincente nel ruolo di protagonista. Non resta dunque che continuare il bingewatching per vedere se la stagione saprà convincere e dare qualcosa di più di questa sufficienza.
Bhè devo dire che il Pilot mi ha convinto… Spero che vada avanti così! #IronFist #netflix
— Dario Gatsu (@dariogatsu89) March 18, 2017
Il primo episodio di #IronFist non male, anche se ad ora non brilla per originalità.
— Mario Sassi (@marsassi87) March 18, 2017
Mandiamo Loras Tyrell con Gabbani all'Eurovision per Occidentali's Karma #IronFist
— Blue Mark Meth (@markpozz) March 18, 2017
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