Lucifer1×02 Lucifer, Stay. Good Devil. – 1×03 The Would-Be Prince of Darkness

Nel panorama delle serie tv moderne, ce ne sono alcune la cui trama instilla nello spettatore dubbi, domande, congetture e il desiderio irrefrenabile di conoscere il prosieguo della storia; poi ci sono altre serie tv che, vuoi per la natura intrinseca di visione più leggera e disimpegnata, vuoi per l’assoluta mancanza di una trama ben definita, lasciano […]

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Nel panorama delle serie tv moderne, ce ne sono alcune la cui trama instilla nello spettatore dubbi, domande, congetture e il desiderio irrefrenabile di conoscere il prosieguo della storia; poi ci sono altre serie tv che, vuoi per la natura intrinseca di visione più leggera e disimpegnata, vuoi per l’assoluta mancanza di una trama ben definita, lasciano un po’ l’amaro in bocca a causa del potenziale poco sfruttato e mandano al diavolo (è il caso di dirlo) l’interesse verso lo sviluppo della storia negli episodi successivi.

Lucifer si piazza esattamente a metà tra questi due estremi: da un lato, si ha la consapevolezza che la premessa della serie e la sua mitologia hanno tutte le caratteristiche necessarie – se espresse al meglio – per tirare fuori un prodotto valido; dall’altro, quasi tutte queste buone premesse vengono sprecate per creare una sequela di “casi della settimana” completamente autoconclusivi, con l’aggravante data dal fatto che i personaggi, potenzialmente interessanti, rimangono grosso modo uguali a se stessi puntata dopo puntata.

lucifer recensione

Se già dal pilot (di buona fattura) si poteva intuire questa struttura di fondo di crime procedurale per Lucifer, quello che non potevamo immaginare è il generale appiattimento e la ripetitività di fondo che permea questi due nuovi episodi della serie, quasi interamente strutturati sulla risoluzione dei “casi della settimana” che non apportano nulla alla trama orizzontale, o quantomento all’evoluzione delle interazioni tra i protagonisti.

A fare da contorno a queste situazioni – che occupano in realtà la maggior parte del minutaggio in ogni puntata – ci vengono, fortunatamente, presentati degli elementi a supporto di un character development almeno abbozzato.
Il confronto di Lucifer con il suo cambiamento conseguente alla risalita dagli Inferi e la sua innaturale attrazione verso il genere umano è, infatti, una delle parti più interessanti ad emergere in questi primi episodi. I meccanismi – per lui affascinanti proprio in quanto inspiegabili – che motivano le azioni degli uomini vengono rafforzati dalla sua continua interazione con Chloe, l’unica ad essere completamente immune ai suoi poteri.
La stessa Chloe viene continuamente messa alle strette da Lucifer che, paradossalmente, pur non vedendo l’ora di liberarsi della sua “vecchia” occupazione, non perde occasione per proseguire nel suo compito di punire le anime dei colpevoli utilizzando il suo contatto con la polizia di L.A. per procurarsi delle nuove vittime. Lontano dalle pressioni di paparino, Lucifer ha ritrovato, oltre a una inaspettata umanità nelle sue scelte – come, ad esempio, la decisione di non punire Daniel Faraday di Lost Nick il paparazzo, consegnandolo alla giustizia umana –  anche la spinta necessaria per fare ciò che gli riesce meglio con un rinnovato entusiasmo.

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Le motivazioni che spingono, invece, Chloe ad avvalersi della collaborazione di Lucifer sono indubbiamente meno chiare: sicuramente ne subisce il fascino, almeno in parte, ed è fuori da ogni dubbio che il diavolo sia rivelato un aiuto fondamentale in più di un’occasione. Nonostante ciò, il personaggio di Chloe è sicuramente, dei due, quello meno riuscito dal punto di vista della caratterizzazione, penalizzato da una scrittura un po’ macchiettistica che nonostante le riuscitissime interazioni con Lucifer si rivela un po’ sotto tono, a differenza di quanto avviene con il protagonista. Chloe non accetta le spiegazioni fornite, fin dal pilot, sulla reale natura di Lucifer, ma in questi due episodi è stato finalmente fatto qualche passo avanti e anche la detective meno perspicace di L.A. si sta convincendo che c’è qualcosa di non spiegabile dal punto di vista razionale.

Tom Ellis, dotato di un carisma innegabile e davvero fantastico nella sua interpretazione del Diavolo, è il centro gravitazionale di tutta la serie: il suo Lucifer è sarcastico, cattivo, manipolatore e politicamente scorretto, attorno a lui ruotano tutti i personaggi, umani e non, rendendo la serie quasi un one man show. Di riflesso, tuttavia, i personaggi secondari (sia quelli ricorrenti che quelli realtivi al case of the week) escono inevitabilmente penalizzati da una caratterizzazione così forte.

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L’unica da cui il protagonista sembra, infatti, aver qualcosa da imparare è la psicologa Linda Martin, in quella che si può definire una sorta di aiuto reciproco: Lucifer provvede a soddisfare i suoi bisogni sessuali, mentre Linda gli consente di scavare nella parte più profonda della propria mente, aiutandolo in un cambiamento che sente dentro di sé sempre più radicale e inarrestabile: L.A. è, del resto, la metropoli della metamorfosi e del cambiamento, consente a chiunque di reinventarsi e ricominciare da zero.
A Lucifer sta accadendo proprio questo; spiace vedere, però, come la componente sovrannaturale e l’interazione con il suo passato sia davvero ridotta ai minimi termini, quasi al limite del ridicolo e solo per ricordarci che, ah sì, lui viene da un altro mondo.
Il fatto che Amenadiel e Maze siano utilizzati banalmente come riempitivo in questi episodi (soprattutto nella terza puntata, Amenadiel non appare affatto), contribuisce inevitabilmente ad appiattire lo spessore di questi due episodi, rendendoli – pur con il riuscitissimo sarcasmo di fondo e alcuni dialoghi davvero esilaranti – niente più di due filler, aggravati da una risoluzione un po’ frettolosa dei casi della settimana.

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Non si riesce, quindi, a comprendere dove questo Lucifer si voglia piazzare nel panorama televisivo attuale. Non è più interessante di un normale procedurale e non ha (o perlomeno, non ci è stata presentata) una mitologia di fondo che invogli ad andare oltre alle vicende del caso della settimana. Nonostante le premesse, la sensazione di essere di fronte a qualcosa di incompiuto rimane, aggravata dalla perdita dell’effetto novità del pilot. Una reintroduzione delle tematiche sovrannaturali e un maggiore sviluppo dei personaggi potrebbero dare una nuova linfa alla serie, ma per ora il verdetto non può essere positivo.

2.5

 


 

 

 

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