Lost in Space1×01 Impact

Series Premiere La nuova serie di fantascienza targata Netflix, Lost in Space, dimostra di essere un prodotto tranquillo, senza infamia e senza lode. Il pilot incuriosisce e affascina grazie agli effetti visivi e a una storia finora di semplice comprensione, ma ancora non è chiaro in che segmento di pubblico voglia pescare. La famiglia Robinson vi ha convinti a proseguire? SerialFreaks vi offre il suo parere. Senza spoiler, ovviamente, altrimenti che gusto ci sarebbe?

7.2

Diciamolo, sia il cinema che il piccolo schermo hanno capito una cosa: i reboot e i remake tirano. Senza usare molti giri di parole, sono parecchi i prodotti sfornati negli ultimi anni che rientrano in questa categoria, dai meno riusciti (MacGyver, ciao) a quelli che invece hanno colto nel segno, forse sull’onda di una malinconica nostalgia che sembra aver colpito chiunque negli anni 2000: dal sequel non necessario di Jumanji ai Ghostbusters rifatti in salsa femminile. Volete che vi citiamo anche Dynasty, rifatto dalla CW proprio recentemente in salsa trash-chic?

In questo caso, Lost in Space è l’ambizioso remake dell’omonima serie andata in onda nel 1965 – pensate a quanti anni sono passati – che tratta stavolta di un futuro non troppo lontano da noi, circa trentanni più in là, in cui la Terra non versa proprio in ottime condizioni: in seguito alla caduta di una misteriosa Cometa la notte di Natale – il riferimento è ironicamente blasfemo – l’inquinamento ha raggiunto livelli tali da costringere gli abitanti del pianeta a tentare ogni strada per risolvere la situazione, compresa la colonizzazione di altri mondi molto più vivibili. Il Progetto Colony è dunque la base da cui parte la famiglia Robinson, e il pilot ci getta immediatamente nel pieno dell’azione: con una classica struttura a flashback, veniamo a conoscenza del come e del perché ci siamo ritrovati con i Robinson su una navetta di salvataggio Jupiter che si è schiantata sopra il Canada suolo alieno e sconosciuto.

L’intento di Lost in Space, quello del 1965, era quasi profetico: la serie andò in onda fino al 1968, un anno prima dello sbarco dell’uomo sulla Luna. Si può quasi dire che l’originale famiglia Robinson ha contribuito a far nascere tutta una generazione di nerd e appassionati di fantascienza, dato che ciò che la serie proponeva non era poi così “fantastico”: l’uomo riuscì davvero ad andare nello Spazio. Ovviamente, il Lost in Space targato Netflix ha tutto un altro background e, soprattutto, deve soddisfare aspettative molto più elevate, dato che il palato dei fruitori del genere si è fatto molto più esigente.

Lost in Space non è l’avventura di un esploratore spaziale solitario, o di una missione scientifica; è la storia di una famiglia che parte in pezzi dalla Terra sperando che il Nuovo Mondo riesca a rimetterli insieme.

È piuttosto difficile riassumere il pilot senza spoiler e, contemporaneamente, farne un’analisi che esuli dal raccontare cosa accade: a conti fatti, in sessantaepassa minuti di visione, non succede nulla. O meglio, qualcosa di sicuro succede, ma il minutaggio è volto principalmente a confondere piacevolmente chi assiste e farlo sentire – allo stesso tempo – insolitamente a casa. Non ha nulla di complesso, la trama scorre liscia e senza intoppi, e per quanto vengano citati nomi e avvenimenti specifici non fatichiamo a comprendere cosa succede. L’intento dei creatori Matt Sazama e Burk Sharpless, probabilmente, è proprio questo: raccontare una storia che sia di fantascienza ma che tratti soprattutto tematiche familiari. Lost in Space non è l’avventura di un esploratore spaziale solitario, o di una missione scientifica; è la storia di una famiglia che parte in pezzi dalla Terra sperando che il Nuovo Mondo riesca a rimetterli insieme.

There is a rule that’s written in stone and it is never broken.
The Robinsons stick together.

Considerando il comparto tecnico, nulla da dire: l’alto budget della serie si vede tutto, dagli effetti speciali degni del grande schermo ai set veri e propri, senza dimenticare le scelte “paesaggistiche” – Vancouver e le sue sterminate distese di neve, alternate a verdi foreste, sembrano davvero incontaminate a sufficienza da poter essere un altro Mondo.

La recitazione è difficile da valutare in un episodio introduttivo, ma sembrano profilarsi aspetti interessanti delle personalità di ogni personaggio: ritroviamo Toby Stephens nei panni del capofamiglia (Black Sails. Capitano Flint, quanto ci sei mancato) e Molly Parker (House of Cards), oltre ai tre figli – su cui spicca per il momento Will Robinson (Maxwell Jenkins), data la sua interessante scoperta. E non è spoiler sottolineare come l’Alieno che incontra sia l’inizio di tutto. In ogni senso possibile. C’è una citazione cara agli appassionati della serie originale, detta direttamente dal suddetto alieno: non ve la diremo, a voi il gusto della sorpresa.

Le differenze con il Lost in Space degli anni Sessanta – oltre ai costumi, che neanche stiamo qua a citarvi perché le immagini parlano da sole – non risiedono solo negli aspetti tecnici ma soprattutto nell’ideologia che sta alla base della serie: la Maureen Robinson dell’originale è una scienziata, certo, ma non dimentica mai il suo ruolo di “madre”. Le figlie sono intraprendenti – Judy, tra l’altro, è mulatta e introduce anche la componente razziale – e il villain originale, il Dott. Smith, è in questo caso interpretato da una donna, Parker Posey. Lost in Space entra di prepotenza nella fantascienza moderna, dove la storia non la fanno solo gli uomini e dove gli Alieni non sono i mostri invasori ma teneri “estranei”: molto più E.T. che Aliens, per intenderci.

Porcamiseria
  • 7/10
    Storia - 7/10
  • 7.5/10
    Tecnica - 7.5/10
  • 7/10
    Emozione - 7/10
7.2/10

In breve

Forse è un po’ troppo presto per giudicare, ma Lost in Space si assesta senza troppi scossoni in un filone di intrattenimento piacevole senza particolari guizzi di originalità; l’idea e il piacere della visione stuzzicano la curiosità e spingono a voler proseguire. Preme l’acceleratore sulle emozioni, in alcuni punti, e la colonna sonora aiuta una partecipazione immersiva in un prodotto che altrimenti scorrerebbe fin troppo lineare. Vedere per credere.

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5.29/10 (7 votes)

Porcamiseria

7.2

Forse è un po' troppo presto per giudicare, ma Lost in Space si assesta senza troppi scossoni in un filone di intrattenimento piacevole senza particolari guizzi di originalità; l'idea e il piacere della visione stuzzicano la curiosità e spingono a voler proseguire. Preme l'acceleratore sulle emozioni, in alcuni punti, e la colonna sonora aiuta una partecipazione immersiva in un prodotto che altrimenti scorrerebbe fin troppo lineare. Vedere per credere.

Storia 7 Tecnica 7.5 Emozione 7
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