A Series of Unfortunate EventsSeason 1: Look Away!

Season Recap Violet, Klaus e Sunny Baudelaire, in seguito ad una serie di sfortunati eventi, dovranno escogitare piani geniali per sconfiggere il loro acerrimo nemico: il Conte Olaf. Nessuno darà loro un aiuto, fortunatamente sono bambini estremamente intelligenti ed intraprendenti. Ma questo non basterà per sottrarli al loro triste destino. Ci proveranno, ma non basterà. E...no, non è una storia a lieto fine!

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Se il vostro desiderio è quello di leggere una recensione che vi parli di una storia felice e con lieto fine, disconnettetevi subito. Spegnete il computer, togliete la connessione dati dallo smartphone o invertite la vostra navigazione, perché qui non troverete niente di felice o di fidente. Con il termine “fidente”, si intende qualcosa che vi possa suscitare serenità, fiducia nella vita e ottimismo.

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Ancora qui? Va bene, vi ho avvisato. D’altronde se avete scelto di leggere qualcosa circa la storia dei Baudelaire vuol dire che, come me, non avete ascoltato il consiglio di Lemony Snicket e allora via alla narrazione.
La triste e controversa storia dei fratelli Baudelaire presenta scenari mutevoli ed emblematici, basati su un cromatismo dissonante e su atmosfere surreali ed indicative dell’andamento del plot come dello stato d’animo dei protagonisti. Violet, Klaus e Sunny, all’indomani della pseudo morte dei loro genitori, diventano il bersaglio di un uomo spaventoso, crudele e avido, il Conte Olaf che cercherà in ogni modo di diventare loro tutore e impossessarsi della loro fortuna. Il background di questo intreccio che, in prima istanza, potrebbe apparire semplicistico, consiste nella storia di una setta segreta in cui tutti i personaggi, in primis il Conte Olaf, appaiono coinvolti e protagonisti di un passato comune e condiviso. Il passato dei genitori dei Baudelaire, legati in modo segreto a tutti i tutori designati, condiziona il presente di questi tre bambini assolutamente geniali ed intraprendenti che rimbalzano da una casa all’altra, avendo come un’unica costante la presenza del Conte Olaf.

Violet è una ragazza prodigio, particolarmente portata per il settore meccanico e scientifico, Klaus è un appassionato lettore, in particolar modo delle scienze giuridiche e la piccola e indimenticabile Sunny è una mordace neonata, con la passione per il poker e dalla parlantina audace, tutte qualità che la rendono una delle figure memorabili della serie. L’ambientazione è la punta di diamante di A Series of Unfortunate Events. Il primo scenario in cui prende forma l’intreccio è la terrificante casa del Conte Olaf che viene contrapposta, attraverso inquadrature perfette ed emblematiche, all’atmosfera idilliaca della casa del Giudice Strauss, la mai dimenticata Sheila di Shameless. Qui i bambini dovranno, per la prima volta, difendersi dai piani malvagi del Conte Olaf, culminanti in un matrimonio a teatro. Per il primo scenario, i momenti topici sono molti, a partire dalla pasta alla puttanesca cucinata con tanta precisione dai Baudelaire fino alla dissertazione filosofica di Klaus, per impedire le nozze tra Violet e Conte Olaf.

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Il surrealismo scenico si esplica nella seconda casa a cui i Baudelaire sono destinati: la villa dell’erpetologo Montgomery. La Stanza delle Serpi diviene la cornice idilliaca in cui per la prima volta gli orfani si sentono di nuovo accolti in un clima stimolante e amorevole, ma, come abbiamo detto all’inizio, questa storia non ha un lieto fine. Anche nella casa accogliente dello zio Montgomery prenderanno forma i progetti malefici del Conte Olaf alias Stephano.

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Sì, i travestimenti del Conte Olaf sono la cifra identificativa di questa storia. Affini al surrealismo scenico e ad un cromatismo alla Tim Burton, i molteplici personaggi del Conte Olaf costruiscono una galleria caratteriale memorabile ed emblematica della bravura magistrale di Neil Patrick Harris. Da Stephano assistente omicida dello zio Montgomery al Capitano Sham, marinaio latin lover fino alla segretaria Sherley, Neil Patrick Harris fornisce per ognuno un’interpretazione impeccabile. La poliedricità del Conte Olaf, la molteplicità delle ambientazioni e il continuativo cambio di personaggi fanno sì che non subentri mai la noia, alimentando la sorpresa, la curiosità e la spettacolarità della storia.

Sicuramente una scelta narrativa singolare e vincente. Infatti dopo la morte del tanto amato zio Montgomery, veniamo catapultati in un altro paesaggio visionario: il Lago Lacrimoso, in cui è topico il contrasto tra gli impermeabili colorati dei Baudelaire e il grigiore desolato dello sfondo. Qui i bambini perderanno l’ultima loro tutrice: la zia Josephine. Una donna, un tempo grintosa e formidabile, con una passione per la grammatica a dir poco maniacale, vive nella roccaforte delle proprie paure e cadrà, come tutti gli altri, vittima dei piani di Conte Olaf. I Baudelaire, infatti, non hanno aiutanti, anzi la loro visione della realtà non trova mai corrispondenza nel mondo degli adulti. La loro condizione è quella di una perenne drammatica ironia, dove l’evidenza è sempre preferita ad una messa in scena rocambolesca e poco credibile. A partire dall’ottusità del signor Poe, bancario e principale artefice delle loro sventure, all’immaginazione fervida del giudice Strauss, donna caritatevole ma vittima dei suoi sogni, i Baudelaire dovranno contare soltanto su stessi.

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Dopo le tristi vicende al Lago Lacrimoso, tra cui l’onirica traversata nel bel mezzo del Ciclone Celestino, i Baudelaire arrivano a Lucky Smells. Lo schema narrativo canonico viene interrotto, in quanto la cornice pragmatica non prevede più nessun tutore e gli orfani si ritrovano in un luogo terrificante, ma che può aiutarli a ricostruire il passato della propria famiglia. Infatti si abbandonano le storyline occasionali fornite dalle storie dei tutori per accelerare, nel final season, lo sviluppo del plot orizzontale. Tra l’ipnotizzata segheria, la malvagità di Georgina Orwell, ex fiamma del Conte Olaf e la condizione di schiavitù a cui sono costretti, i Baudelaire si trovano in gravi difficoltà che riusciranno a superare, salvo poi essere rinchiusi in collegio, dove vi è una terrificante scoperta: il conte Olaf, nell’annuario degli ex studenti, abbracciato a Lemony Snicket!

Lo schema del trio non è nuovo nella narrativa tradizionale e anche in A Series of Unfortunate Events risulta una scelta vincente. La combinazione dei tre profili caratteriali di Violet, Klaus e l’eccezionale Sunny risulta perfetta, accattivante, il vero motore dell’azione scenica, in quanto i loro dialoghi non si basano mai su un unico asse tematico, ma sulla contrapposizione di generi e stili diversi: il linguaggio scientifico e la retorica grintosa di Violet, il sapere enciclopedico e la dialettica sentimentale di Klauss ed infine le acute ed efficaci osservazioni di Sunny che, appellandosi alla brevitas, interrompono la sequenza dialogica tradizionale, rendendo la scena perfetta.

A Series of Unfortunate Events merita 5 porcamiseria, per averci narrato una storia originale, attraverso modalità visionarie ed oniriche, per averci introdotto in una galleria ironica, drammatica e surreale di personaggi dinamici e mai statici, per aver ideato un mondo fantastico,ma verosimile, per averci fatto desiderare di essere bambini, in quel mondo di adulti capovolto e meschino.

Un plauso particolare per un personaggio che resterà nei nostri cuori: la piccola Sunny!

5

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