Le intenzioni del Diavolo dagli occhi gialli diventano sempre più esplicite nella realtà alternativa in cui l’intero gruppo è stato catapultato alla fine dello scorso episodio. In un’atmosfera anni ’70 ci perdiamo ancora una volta nel labirintico mondo di David.
Chapter Six
In un livello alternativo del piano astrale, il gruppo di mutanti di Summerland, con The Eye e Amy, vive la quotidianità del Clockwork Hospital, dove la nemesi di David ha definitivamente assunto le fattezze di Lenny, qui impegnata nel ruolo di psichiatra. Tutti hanno a che fare con lei, manipolati al fine di confessare e mettere a nudo le proprie paure e debolezze una volta sedutisi sul divano. Questa variante di In Treatment non convince però Syd, la quale comincia a sospettare qualcosa ma viene temporaneamente messa fuori gioco da Lenny. Ciò mette in allarme David, che nel tentativo di trovare la ragazza viene a conoscenza delle reali intenzioni del Diavolo dagli occhi gialli: l’entità è un parassita psicologico che cerca di prendere il controllo dei poteri del ragazzo fin dalla sua nascita, ed ha avuto a che fare con il vero padre di Haller. Così, mentre un conscio David viene intrappolato, il resto del gruppo inizia a prendere consapevolezza del reale pericolo e si sveglia lentamente dalla manipolazione psicologica (che ancora attanaglia Kerry, vittima delle persecuzioni di The Eye).
I pezzi cominciano a prendere forma nel caotico puzzle che ci era stato presentato fin dall’inizio. Col chiarimento delle intenzioni di Lenny (in realtà facilmente intuibile), arriva una serie di confessioni tra cui quella, molto rilevante, del ruolo del padre di David in tutto questo. Il conflitto tra l’entità e il misterioso genitore depone infatti a favore dell’ipotesi dell’identità del nemico con Shadow King, uno storico personaggio Marvel avversario di Charles Xavier e le cui caratteristiche rientrano perfettamente nella descrizione del Diavolo dagli occhi gialli. Quanto al gruppo, il cambio di prospettiva è illuminante, mostrandoci l’implicito psicologico dietro ogni potere e tratteggiando con una leggerezza atipica la “normalità” che si nasconde dietro una fantasia malata: Melanie che non riesce a ad affrontare la morte del marito e quindi ne iberna il ricordo; Ptonomy che ha il trauma dell’incidente della madre e ricollega ossessivamente la propria memoria al ricordo nitidissimo di quel momento; il rapporto simbiotico di Kerry e Cary, costruito sulla fragilità di due solitudini; la vergogna e le angherie subite da The Eye alla base della propria crudeltà.
C’è spazio per tutte le umane debolezze di questi mutanti in questo episodio di Legion, ma più ancora colpiscono la delusione e la rabbia legate ad Amy, dopo le sue rivelazioni sull’adozione di David: la ragazza subisce infatti un inedito cambio di ruolo nel Clockwork, trasformandosi da gentile e amorevole sorella in dispotica e crudele infermiera che non solo cerca di castrare l’amore tra Syd e David, ma ferisce il fratello nella maniera più dura possibile, urlandogli in faccia che nessuno lo vuole. Un’inversione è facilmente osservabile anche nei ruoli della relazione tra il giovane Haller e l’intoccabile Barret, in quanto rivivono le esperienze della propria storia ma a parti invertite, quasi a prendere il controllo non sia il potere di David ma quello di Syd.
Un’atmosfera letteralmente allucinante permea l’intero episodio di Legion, aiutata in questo da una splendida fotografia che punta sul rosso e, soprattutto, non a caso sul giallo, con diversi riferimenti allo Shining di Kubrick. Il magnifico stacco musicale con Feeling Good di Nina Simone, oltre ad essere uno dei momenti più alti della puntata, con un richiamo neanche troppo velato alle sigle storiche di 007, rende giustizia alla splendida interpretazione di Aubrey Plaza, che tocca il suo apice in questo episodio.
E attenti alle dosi!
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Noi siamo per il 50 e 50 😀
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